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Investire nell’istruzione (anche paritaria) per garantire un futuro all’Italia

Secondo suor Anna Monia Alfieri la soluzione c'è ed è stata già sperimentata durante la fase più critica della pandemia Covid.

Investire nell’istruzione (anche paritaria) per garantire un futuro all’Italia
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Quante volte sentiamo dire che i giovani sono il futuro, che bisogna investire sulla formazione e sulla preparazione scolastica? Ma cosa facciamo davvero per rendere queste belle parole un atto concreto?  Un ragionamento su cui è tornata anche suor Anna Monia Alfieri (religiosa delle Marcelline, legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline, collaboratrice all’Alta Scuola Impresa e Società dall’Università Sacro Cuore di Milano, e membro della Consulta di Pastorale Scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della CEI), che da sempre ha a cuore il tema, soprattutto legato al sostegno alle scuole paritarie. 

Investire nell’istruzione (anche paritaria) per garantire un futuro all’Italia

Secondo suor Anna Monia, la strada giusta è stata in parte  già percorsa durante il momento più critico della pandemia Covid, quando le varie istituzioni hanno fatto squadra per garantire l'accesso all'istruzione paritaria anche per molti bambini delle classi sociali più svantaggiate.

"A cosa mi riferisco? Ecco spiegato: nel 2020 si è instaurata una proficua collaborazione tra Stato, Regioni, Comuni e Cei"

Il Parlamento, con la più ampia trasversalità politica, stanziò 300 euro per allievo della scuola paritaria in aggiunta ai contributi ordinari pari a 500/600 euro ad allievo; alcune Regioni  con vari strumenti quali Dote Scuola e Buono Scuola hanno garantito dai 500 ai 2000 euro per allievo, a seconda delle fasce ISEE, i Comuni hanno fatto la loro parte soprattutto per la fascia 0-6 anni e la Cei ha stanziato un contributo di 2.000 euro per ciascun allievo  delle classi sociali  economicamente più svantaggiate.

"Grazie a una simile collaborazione, si compose quel portafoglio che riuscì a garantire (e potrebbe garantire ancora oggi) il diritto di apprendere degli studenti delle classi sociali più svantaggiate. Va infatti riconosciuto che le ragioni dell’“autonomia, della parità e della libertà di scelta educativa” sono state pacificamente accolte e condivise da tutti, nessuno escluso. La soluzione, pertanto, c’è: occorre solo ripartire da questa esperienza!"

Famiglie e scuole “in guerra”

Altro tema centrale e di grande attualità è legato all'accoglienza dei bambini ucraini nelle nostre scuole. Un argomento recentemente affrontato da suor Alfieri a Quarta Repubblica, la trasmissione di Nicola Porro di cui spesso la religiosa è ospite.

"Le famiglie accoglienti i profughi ucraini e le scuole non possono essere lasciate sole nell’accoglienza dei bambini e delle mamme che scappano dalla guerra. Hanno bisogno di risorse.  Questa guerra drammatica colpisce il cuore dell’Europa già indebolita dalla pandemia e le cui gravi conseguenze vanno gestite con testa e cuore. Non è pensabile che questi minori vengano parcheggiati in attesa che rientrino nel loro Paese martoriato; ragion per cui occorre integrazione e quindi risorse, anzitutto in termini di mediazione linguistica".

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