Fondazione Cariplo, 30 anni di impegno per uno sviluppo davvero sostenibile
La vicepresidente e referente Ambiente, Claudia Sorlini, presenta i principali progetti attivi dell'ente filantropico
Attenzione alla natura e all’ambiente, sostegno alla tutela del paesaggio e allo sviluppo del territorio. Da sempre Fondazione Cariplo ha dedicato il suo impegno filantropico a questi temi, ancora di più oggi di fronte alle sfide del cambiamento climatico e della transizione ecologica. E lo ha fatto e fa sempre accanto alle istituzioni pubbliche e agli enti no profit del Terzo settore di tutte le province lombarde e quelle piemontesi di Novara e del Verbano Cusio Ossola. Ne abbiamo parlato con Claudia Sorlini, vicepresidente di Fondazione Cariplo e referente dell’area Ambiente, che non ha esitato a definire le nostre iniziative green «proprio una bella notizia!».
Come Fondazione Cariplo aiuta l’ambiente da 30 anni?
"Non sono tante le fondazioni che si occupano di ambiente. Lo sguardo verso questo tema si concentrava prevalentemente alle aree naturalistiche, all’acqua, alla conservazione dell’ambiente e dei paesaggi. Poi si è via via allargato e articolato sempre di più verso progetti più complessi, e in assonanza con gli obiettivi promossi dalle Nazioni Unite e seguiti sia dall’Europa e dal nostro Paese. In questi 30 anni Fondazione Cariplo ha fatto certamente un grande lavoro di sviluppo e adeguamento dei propri impegni verso l’ambiente, adeguandosi alle priorità che emergevano, espresse anche dal contesto esterno".
Sono diversi i progetti che avete messo in campo: ci parli di Ruralis.
"Ruralis, il cui bando scade il 30 maggio e che è indirizzato a enti no profit, lo ritengo un progetto molto importante perché riguarda lo sviluppo dell’agricoltura nell’ottica di recuperare le aree abbandonate. Sappiamo che soprattutto le aree interne, collinari e montane, sono soggette al costante abbandono da parte della popolazione, che sceglie le città, e perciò vengono abbandonate anche le aree coltivate con la conseguente mancata cura della natura. Questo progetto si pone l’obiettivo di recuperare queste aree e convincere le persone, soprattutto i giovani, a restare o tornare. In questo modo possiamo avere anche un recupero paesaggistico, con lo sviluppo dell’agricoltura e la conservazione del bosco. Ovviamente si tratta di un’agricoltura sostenibile, quindi non intensiva, che rispetti la fertilità del suolo, riducendo l’utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci, e l’agrobiodiversità del territorio, valorizzando prodotti del luogo che trovano un habitat ideale, in modo appunto sostenibile, senza richiedere l’eccessivo utilizzo di energia e acqua. In questo contesto è ancora più importante favorire l’occupazione di certe categorie, come giovani, donne, persone con fragilità o situazioni di emarginazione sociale. Poniamo molta attenzione alla formazione professionale, dando la possibilità di lavorare a persone rimaste fuori dal mercato del lavoro. Un progetto che punta alla sostenibilità ambientale ma anche economica e sociale, per delle comunità inclusive e partecipate, dove ognuno può trovare la sua collocazione e avere la possibilità di crescere".
Un altro progetto importante è AgriECO.
"Ci siamo chiesti come poter aiutare l’agricoltura dei territori su cui operiamo: i nostri interlocutori principali sono il terzo settore e l’amministrazione pubblica, ma come sostenere anche gli altri attori? Ad esempio, le medie e piccole imprese agricole che rischiano di essere spazzate via da questa fase di cambiamenti radicali, ma che conservano la biodiversità di un territorio, sono legate alle tradizioni e sono vocate a produzioni legate alla capacità del terreno. Quindi abbiamo osservato come sono organizzate e cercato di interagire con i distretti produttivi: ne abbiamo trovati 17. Abbiamo ricevuto diverse espressioni di interesse e sono stati selezionati due distretti: il Distretto Biologico Casalasco Viadanese e il Distretto della Collina di San Colombano. Il nostro obiettivo non è quello di finanziare direttamente le aziende ma garantire esperti e servizi per chi esprime ottime idee di sviluppo. Aiutiamo questi distretti con equipe di professionisti competenti che accompagnano la transizione ecologica in agricoltura, potenziare la competitività e favorire l’occupazione, in particolare per giovani e donne. Puntiamo inoltre a creare un rapporto stretto tra produttori e tutti i componenti della filiera, trasformatori e rivenditori, dando impulso allo sviluppo di tutto il territorio".
Parlando di giovani e formazione, avete un altro interessante progetto in questo ambito.
"Anche noi, come state facendo voi, portiamo certi temi nelle scuole. Con Green Jobs portiamo una formazione teorica e pratica dedicata ai mestieri verdi soprattutto nelle scuole superiori. Abbiamo incontrato più di 16mila studenti di 826 classi con un duplice obiettivo: far conoscere le opportunità di lavoro in ambito green dopo la scuola e favorire scelte più consapevoli. Grazie ad esperti e testimonial i ragazzi comprendono meglio cosa vogliono e possono fare dopo e che si può essere sostenibili in tutti gli ambiti della vita".
E per i più piccoli?
"Con 'My future' ci rivolgiamo agli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado. L’obiettivo è coinvolgerli in percorsi di educazione ambientale gestiti da enti del Terzo settore in collaborazione con le scuole stesse. Sia formazione in aula, per docenti e alunni, sia progetti di visita dei ragazzi in parchi, boschi e aziende agricole. Un modo per stimolare i più piccoli - un po’ come fate voi con la vostra iniziativa 'Facciamo fiorire la nostra scuola' - perché amano vedere crescere una pianta e ammirare il miracolo della natura, ma anche imparare a prendersene cura per vedere dei bellissimi risultati".