Il Modernissimo è un punto di riferimento per tutta Nembro: chi vive in paese conosce bene quel teatro che da anni ospita spettacoli, iniziative e concerti. Ma non tutti, fuori da Nembro, sanno che al suo interno c’è anche un piccolo bar gestito dalla cooperativa Gherim, che è diventato un punto di ritrovo per tanti abitanti e spettatori. Dietro al bancone ci sono Jessica Ferrari, 25 anni, e Paola Bernardi, di 38.
Per la nostra iniziativa “Barista del cuore” (QUI tutte le informazioni), pensata per raccontare le comunità del territorio bergamasco attraverso chi serve caffè, non potevamo scegliere testimoni migliori: chi meglio di Jessica e Paola, che tengono viva la piazza più importante di Nembro?
Il barista perfetto: due visioni
Per Jessica, il barista perfetto è un po’ come uno psicologo improvvisato: «Devi saper leggere le persone, capire chi ha bisogno di parlare e chi invece vuole solo il suo silenzio. Serve un po’ di fiuto: capire chi è più aspro, chi ha necessità di chiacchierare, chi va trattato con delicatezza».
Per Paola, invece, il barista perfetto è chi sa creare un ambiente accogliente con un sorriso: «Anche quando hai una giornata storta devi far sentire il cliente a suo agio. Un sorriso, un po’ di gentilezza, un clima sereno: è questo che trasforma un bar in un posto dove le persone vogliono tornare. Non è solo preparare bene il caffè; piuttosto è accogliere, ascoltare e far sentire chi entra come se fosse a casa». In pratica, due visioni diverse ma complementari. Una punta sull’ascolto, l’altra sul calore e sul sorriso. Insieme, secondo Jessica e Paola, definiscono il barista perfetto: chi riesce a capire le persone e farle sentire benvenute.

Il mestiere che non finisce mai
«È un mestiere che non smetti mai di fare – dice la venticinquenne -. Anche quando siamo clienti in altri bar ci viene naturale osservare come lavora chi sta dietro il bancone, che tipo di clienti ci sono, quali dinamiche si creano. È come se vedessimo il nostro lavoro allo specchio. Questo ci rende anche più rispettose verso i colleghi: se arriviamo in orario di chiusura, non pretendiamo, perché sappiamo cosa significa avere ancora gente dentro quando vuoi tirare giù la serranda».
«Un bel posto, per noi e per gli altri»
Al Gherim i clienti del mattino sono spesso volti conosciuti: over 50, giornale sotto braccio e la voglia di iniziare la giornata con calma, facendo due chiacchiere con il barista. «Molti sono clienti abituali da anni – spiega Jessica -. Perché trovano un ambiente sereno».
Il bar non ha fatto bene solo a chi lo frequenta, ma anche a chi ci lavora. «Io ero timidissima – racconta la trentottenne -. Non riuscivo ad aprirmi con le persone, soprattutto con gli sconosciuti. Il Gherim è stato il mio primo lavoro da barista e ormai sono tre anni che sono qui, insieme a Jessica. Lei invece ha più esperienza, fa questo mestiere da sette anni, anche se qui al Gherim è arrivata nello stesso periodo in cui sono arrivata io. È stata una guida, mi ha aiutata a stare meglio con gli altri. E ho capito che servire un caffè non è un gesto banale. In quei cinque minuti, scambiando due parole, puoi davvero cambiare la giornata di qualcuno. Non è bellissimo?».
Amicizia e comunità
Jessica e Paola non sono solo colleghe, sono amiche anche fuori dal bar, e questa complicità si sente appena le vedi lavorare insieme. Ma dietro il bancone del celebre teatro nembrese non c’è un bar banale. È in tutto e per tutto un luogo di comunità, animato dai quattro baristi fissi e da tantissimi volontari che ogni giorno si prendono cura della bottega e dell’accoglienza.
E poi ci sono i prodotti, a dir poco particolari: brioche fatte dai detenuti del carcere di Bergamo, caffè equo da cooperative lontane, cioccolato e tè di Altromercato, persino prodotti da terreni confiscati alla mafia o da zone di guerra. Insomma, ogni prodotto servito al bar riflette la filosofia della cooperativa.
I clienti che scelgono il solidale
Oltre ai baristi, anche il lavoro dei volontari è una parte fondamentale di questo posto. Loro organizzano iniziative, coinvolgono la comunità, portano avanti i valori di solidarietà e giustizia sociale. E spesso proprio grazie a queste attività tante persone scoprono il bar e poi ci tornano. Non è un caso se molti clienti abituali scelgono il Gherim, non solo per un caffè, ma perché vogliono sostenere una realtà che rispecchia le loro idee: consumo consapevole, rispetto per l’ambiente, attenzione al sociale. Qui, bar e cooperativa vanno di pari passo, e chi entra lo fa anche per condividere una scelta.