«Quando si va al bar, spesso è più il tempo che si passa a chiacchierare che quello necessario a bere una tazzina di caffè. È quel tempo lì che rappresenta il vero e profondo valore sociale dei bar, quello che vogliamo tutelare insieme a voi». Con queste parole Oscar Fusini, direttore generale di Confcommercio Bergamo, riassume il motivo per cui l’organizzazione ha voluto essere al fianco di PrimaBergamo e Il Giornale di Treviglio nell’iniziativa “Barista del cuore”, che prenderà il via venerdì prossimo, 26 settembre.
In arrivo i coupon
Ogni settimana, fino a gennaio 2026, racconteremo sulle nostre pagine (virtuali e cartacee) l’uomo o la donna dietro al bancone dei locali che voi lettori – loro clienti abituali – candiderete, o di quei locali che si autocandideranno. Allo stesso tempo, pubblicheremo ogni settimana un coupon da ritagliare: acquistando il giornale in edicola, i clienti affezionati lo potranno ritagliare, compilare con il nome del loro barista o bar del cuore, e poi consegnarlo in redazione, direttamente al bar o in alcuni punti di raccolta che vi renderemo presto noti.
Poi, su ogni numero del giornale in edicola conteremo e terremo traccia di ciascun voto, aggiornando una classifica provvisoria dei baristi più apprezzati del territorio. Il risultato sarà una piccola ed emozionante gara, ma soprattutto – speriamo – un crogiuolo di storie e di volti che potranno raccontare gratuitamente sulle nostre colonne la propria attività, le loro difficoltà, le gioie e i dolori di una professione tanto eccezionale quanto faticosa. Per avanzare una candidatura basta scrivere una mail a redazione@primabergamo.it.
Confcommercio con noi
Come detto, Confcommercio Bergamo supporta e patrocina il progetto. Spiega Fusini: «È un’iniziativa semplice, ma fondamentale per ricordare alle persone l’impegno che ogni giorno i professionisti dietro al bancone mettono al servizio dei clienti. E lo fanno con un incredibile spirito di servizio. Grazie al mio ruolo, conosco tantissimi baristi e per la maggior parte di loro il fine non è vendere il caffè, il cappuccino, la brioche o l’aperitivo, ma fare in modo che i clienti siano soddisfatti. Rendere quella parentesi quotidiana un momento spensierato, di condivisione».
Un settore in crisi
Si tratta di sensazioni che tutti proviamo e conosciamo bene. Il bar sotto casa o quello vicino al lavoro rappresentano, a loro modo, dei “luoghi del cuore” per molti di noi. Purtroppo, però, questi locali sono sempre di meno. I dati dell’Osservatorio Fipe (su elaborazione dati Inps 2024) resi noti a fine luglio da Confcommercio raccontano come, dal 2019 a oggi, la provincia di Bergamo abbia perso 446 bar tradizionali (-13 per cento). Diego Rodeschini, presidente del Gruppo Bar Caffè Pasticcerie Confcommercio Bergamo, va più a fondo: «Tiene la fascia dell’aperitivo, ma è in grande affanno il pranzo del mezzogiorno, dove i margini commerciali non consentono più di offrire un pranzo a prezzo fisso e contenuto. Soffre anche il post cena senza intrattenimento, segnale di come le abitudini serali siano profondamente mutate».

Quando si parla di «bar tradizionali», si fa riferimento ai bar dei paesi o di quartiere, quelli che un tempo rappresentavano il cuore pulsante della socialità locale – dalle chiacchiere al bancone alle partite a carte al tavolo -, quei locali che con l’iniziativa “Barista del cuore” vogliamo riportare al centro dell’attenzione, sostenere e supportare. «I dati riportati fanno male – commenta ancora Fusini – perché i bar tradizionali rappresentano, oggi ancora di più che in passato, gli unici presidi di socialità in molti paesi e quartieri, soprattutto in quelli fuori dai flussi turistici. Il mondo si evolve, le abitudini cambiano e non si vive più come una volta, ne siamo consapevoli, ma credo sia giusto sensibilizzare il pubblico su quello che è il sistema di relazioni umani e professionali che ci sono dietro a un caffè».
Meno social, più bar
Secondo il direttore di Confcommercio Bergamo, «la gente ci va ancora al bar, ma le fasce orarie di fruizione si sono ridotte e sono diventate più compatte, anche perché, in generale, socializziamo di meno. Spesso i bar hanno dei momenti di picco di clientela e poi molte ore morte, che di anno in anno diventano sempre di più. Questo fatto, unito all’eclatante aumento dei costi che c’è stato negli ultimi anni, sta mettendo a dura prova la sostenibilità delle attività».
Il conseguente aumento dei prezzi per i clienti può avere influito sulla situazione. Ma fino a un certo punto. Lo dimostra il fatto che il settore della ristorazione, al contrario dei bar tradizionali, sta vivendo un’epoca di crescita importante. «Usciamo sempre più spesso per mangiare – conferma Fusini -, e per farlo siamo anche disposti a pagare più che in passato. Per questo non credo che sia un problema di costi, ma proprio di abitudini. La socialità s’è trasferita sempre più dal fisico al virtuale, dai bar – appunto – ai social. Così facendo, però, ci rimettiamo tutti».
Un piccolo gesto di bene
È possibile invertire la tendenza? Una strada da seguire può essere quella della diversificazione: «Il semplice caffè o aperitivo non basta più. Per distinguersi è spesso necessario proporre qualcosa di diverso. Poi c’è anche un tema di qualità: offrire prodotti di alto livello è sicuramente una strada. Lo dimostra il settore delle colazioni, dove locali che hanno deciso di specializzarsi proponendo alla clientela prodotti eccelsi (ma anche molto cari) stanno riscuotendo sempre maggiore successo». Allo stesso tempo, dice Fusini, iniziative come “Barista del cuore” aiutano e sono importanti per dimostrare che il pubblico ancora vuole bene ai bar e a chi li gestisce: «Sapere che ci sono persone disposte a una piccola spesa, ovvero i due euro del giornale, per supportare e sostenere il mio locale e il mio lavoro ritengo sia il riconoscimento più bello che un o una barista possa avere».
Aspettiamo quindi numerosi le vostre candidature e, soprattutto, i vostri voti attraverso i coupon a partire da settimana prossima. Intanto, buon caffè!