Ecco quali sono i 4 nuovi ristoranti bergamaschi della Guida Michelin 2023
Sono il Ristorante Bolle di Lallio, Cut Ristorante di Caravaggio, Contrada Bricconi a Oltressenda Alta e la Locanda Viola di Pagazzano
Sono quattro i nuovi ristoranti bergamaschi che entreranno nella nuova Guida Michelin 2023: il Ristorante Bolle di Lallio, Cut Ristorante di Caravaggio, Contrada Bricconi a Oltressenda Alta e la Locanda Viola di Pagazzano.
Nelle anticipazione diffuse sul sito della Michelin, i nomi e le descrizioni non sono per il momento accompagnati da stelle e dall’omino Michelin. Se ne saprà di più il prossimo 8 novembre, quando la guida verrà ufficialmente presentata in Franciacorta.
Bolle, Lallio
«L’obiettivo di questa nuova avventura imprenditoriale è sperimentare e fare evolvere il concetto di cucina gourmet grazie all’ausilio delle tecniche e degli strumenti di cottura più appropriati, non tralasciando l’attenzione verso la materia prima, legata principalmente al territorio», dichiara il proprietario Angelo Agnelli.
La linea gastronomica di Bolle riprende un concetto di cucina di alta qualità e precisione, che esprime appieno l’originale personalità del giovane chef Marco Stagi, i cui piatti diventano pretesto per suscitare emozioni, ricordi e sensazioni.
La ricerca delle materie prime utilizzate passa – in primis - attraverso artigiani locali: ingredienti d’indiscussa qualità che vengono lavorati con strumenti e tecniche adeguate e complementari all’utilizzo di modalità di cottura innovative ed altre più antiche.
Vivamente consigliato il Risotto al Pomo d'Oro, signature dish dello chef: la particolarità sta nella cottura del cereale in acqua di pomodoro (ottenuta con lento e laborioso procedimento), condito poi con gel, chutney e crema di pomodoro datterino. Il tutto servito in un tegame dall’interno dorato.
Cut, Caravaggio
Cut è un accogliente locale di tono moderno e arredi vintage, con poltrone in velluto blu petrolio in tipico stile anni Settanta, luce soffusa, tavoli in legno e qualche quadro.
Lo chef Andrea Fresia, dopo varie esperienze in zona ed altre che lo hanno portato decisamente più lontano, ha deciso di intraprendere questa avventura. La cucina è concreta, ma al tempo stesso capace d’intrattenere e divertire il cliente con sapori e accostamenti inusuali.
Se a pranzo si propone una conveniente formula business lunch di qualità, la sera la carta assume una veste più articolata, mettendo in tavola piatti di gusto contemporaneo, soprattutto di pesce, ma non solo.
Un imperdibile del menù? L’Intoccabile: spaghetto Mancini cotto nella bisque di gamberi, mantecato con burro ai ricci di mare e servito con tartare di gambero rosso siciliano.
Contrada Bricconi, Oltressenda Alta
La montagna e le sue tradizioni riprendono vita grazie a tre giovani che hanno voluto investire sul loro territorio, mettendo a frutto le pregresse esperienze professionali ed impegnandosi in un duro lavoro che ha portato al recupero di un antico borgo risalente al 15° secolo, nonché alle sue antiche vocazioni.
Se l’allevamento di razza grigia alpina è alla base della produzione di saporiti formaggi, gli animali hanno il privilegio di un pascolo tutto al naturale - ormai una rarità! - mentre i maiali concorrono con le loro gustose carni alla realizzazione di squisiti salumi.
Originario del luogo, il talentuoso chef Michele Lazzarini ha deciso di adottare anche ai fornelli la filosofia della struttura proponendo percorsi degustazione a valorizzazione dei prodotti autoctoni: nei suoi piatti gli ingredienti locali si esprimono in tutta la loro genuinità e gusto vestendo una forma gourmet moderna.
Locanda Viola, Pagazzano
Zuppetta tipica neozelandese al profumo di molluschi e crostacei a base di spada affumicato, dentice e scampo crudo: la presentazione è assai scenografica, con testa e chele di scampo in bella mostra nel piatto bianco immacolato, mentre la polpa è servita intera lungo uno dei bordi, insieme a una squisita dadolata di pesce spada e dentice, nonché erba cipollina sulla sommità ad insaporire il tutto. No, non siete sbarcati ad Auckland, ma nel cuore della Bergamasca.
Giulia e Filippo, due giovani originari di questi luoghi, dopo anni in giro per il mondo sentono il richiamo della loro terra e, tornati a casa, decidono di aprire il loro ristorante in quello che fu il mobilificio della nonna di lui, da tempo abbandonato. Rimboccate le maniche, se lo sistemano da soli, dando vita ad un locale accogliente con pochi tavoli tutti diversi (ben disposti e distanziati) e un servizio squisitamente al femminile, coordinato dalla sempre sorridente padrona di casa.