La presa di posizione

RistorantiBergamo protesta contro le aperture a singhiozzo: «Non c’è logica»

I 37 locali che aderiscono all’associazione hanno pubblicato un lungo post sulle proprie pagine social: «Perché i centri commerciali si riempiono? I negozi si aprono? Perché per i ristoratori non c’è mai alcuna alternativa mentre per le altre categorie si trovano soluzioni?»

RistorantiBergamo protesta contro le aperture a singhiozzo: «Non c’è logica»
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Ieri sera, giovedì 7 maggio, RistorantiBergamo ha pubblicato un lungo posto di protesta sulle proprie pagine social. Il post è stato  e sarà condiviso da tutti e 37 i ristoranti nelle loro pagine private con la richiesta della massima diffusione e condivisione sul territorio. Data l'importanza del messaggio vi preghiamo di tenere in considerazione il messaggio.

Attraverso i social, come RistorantiBergamo vogliamo condividere alcune considerazioni in merito a quanto sta capitando alla nostra categoria. In questi mesi abbiamo accettato le regole imposte dal Governo, abbiamo chiuso quando ci è stato imposto e ci siamo organizzati, con tutti i limiti del caso e le fatiche conseguenti, con il delivery e il take-away. Molte le limitazioni, le difficoltà economiche. Molto il disagio emotivo, la rassegnazione e la preoccupazione per i problemi che hanno colpito pesantemente la nostra categoria, i nostri dipendenti e, a catena, tutti i settori coinvolti dalle nostre chiusure.

I problemi non ci sono stati solo quando siamo rimasti chiusi, ma enormi sono state e sono tuttora le difficoltà oggettive nelle riaperture a singhiozzo proposte dai diversi decreti: dai problemi con il personale a quelli con i fornitori. Siamo gente che lavora sul campo, con ordini quotidiani, forniture fresche, una programmazione impossibile nei tempi dettati da decreti arrivati sempre all’ultimo e senza mai una logica uno dall’altro. Grande lo stress, lo sconcerto per decisioni arrivate purtroppo ogni volta in ritardo.

Nonostante questo, abbiamo sempre rispettato tutte le norme, anche se nessuno ha mai provato a mettersi dalla nostra parte: ragionando come un ristoratore, pensando che il nostro settore ricade su altre numerose categorie. Dietro ognuno di noi, ci sono dipendenti, fornitori, servizi. Ci sono famiglie rimaste senza stipendio o in attesa di cassa integrazione.

Grande la demoralizzazione: ci siamo sentiti gli ultimi, ci sentiamo gli ultimi. Ed è semplice capire il perché: noi, e solo noi, siamo quelli che restano sempre chiusi. Questo nonostante abbiamo sempre accettato tutte le regole imposte, abbiamo da subito investito nella sicurezza, nel distanziamento sociale. Ma non è bastato: noi restiamo gli ultimi, anzi gli invisibili, totalmente dimenticati.

Le domande sono tante: perché i centri commerciali si riempiono? I negozi si aprono? Perché per i ristoratori non c’è mai alcuna alternativa mentre per le altre categorie si trovano soluzioni? I contagi sono aumentati mentre siamo stati chiusi, ma nessuno ne parla e noi continuiamo a restare senza lavoro.

E poi ancora: se dobbiamo restare chiusi, perché per noi manca una programmazione fatta con logica? Perché avviare aperture di pochi giorni e poche ore, senza un’organizzazione che tenga conto di come un ristorante avvia un’attività dopo che ha fermato obbligatoriamente il lavoro per settimane? Questo significa non aver ragionato seriamente sulla nostra categoria, abbandonandola nella totale incertezza.

RistorantiBergamo ha sempre rispettato le normative, ha sempre messo in atto le misure di sicurezza richieste, lavorando con coscienza. Ora però ci sentiamo vessati e siamo stanchi.

Senza polemiche, abbiamo deciso quindi di non stare più in silenzio, perché vogliamo esprimere e raccontare quello che stiamo vivendo, condividendo con voi le nostre riflessioni. Le pubblichiamo sui nostri social perché vorremmo che questo messaggio sia condiviso, il più possibile: vi chiediamo di inoltrarlo, di ripostarlo e non solo per noi, ma anche per i nostri dipendenti le cui misure sociali previste sono inadeguate. Da novembre siamo senza stipendio: loro e noi tutti.

Cosa chiediamo? Di non essere considerati più come gli ultimi, gli invisibili. Accettando e rispettando le regole, eque e congrue per tutti, chiediamo di lavorare, di avviare una politica che permetta anche ai ristoratori corrette alternanze. Se così non succederà la nostra categoria rischia di morire.

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