Davide Van De Sfroos eseguirà integralmente l’ultimo album “Maader Folk”, ma non solo
Il cantautore giovedì 21 aprile sarà al Creberg Teatro
L’album era già pronto prima della pandemia. Anzi, alcune canzoni giravano nella testa e nelle corde di Davide Van De Sfroos già da parecchi anni. Eppure quanto è venuto dopo, cioè il virus e ora la guerra in Ucraina, sembrano già far parte dello stato d’animo che sottintende a molti brani di “Maader Folk”, il suo ultimo album, che giovedì 21 aprile eseguirà integralmente dal vivo (insieme ai maggiori successi del repertorio) nel concerto al Creberg Teatro di Bergamo.
«Il disco era già pronto ma abbiamo dovuto aspettare - spiega Van De Sfroos -. Quelle canzoni sono state impacchettate, abbandonate e lasciate sotto pressione. C’era tanta attesa. Un’attesa che è come quando agiti una bottiglia e poi la stappi, e quello che esce è un boom di emozioni. Perché la gente, noi per primi, avevamo bisogno di tornare alla musica». Il tour teatrale sta andando a gonfie vele, e proseguirà in una lunga di serie di date estive in tutta Italia e in Svizzera.
Il titolo fa riferimento a una figura si è manifestata nel subconscio del cantautore «una notte in cui avevo un po’ di febbre da Covid. Questa visione mi ha confortato tanto e mi ha messo di fronte a una ripartenza per tutte quelle cose come natura, simbologia, animali, sciamanesimo, totem, sogni, visioni e antropologia che mi sono sempre state molte a cuore. La “madre folk” è una madre universale e multietnica». Sì, multietnica, perché nonostante l’uso di un dialetto così strano e circoscritto come il laghée, Van De Sfroos crede fermamente che «le radici sono importanti, ma l’albero deve mettere fuori la testa».
«Stare sul palco quando va tutto bene è sempre bello ma è la tua routine, oggi invece diventa qualcosa di più speciale - aggiunge Van De Sfroos -. Abbiamo imparato che tante cose non sono più così scontate. Sentire anche solo da lontano i rumori del conflitto è qualcosa che fa venire i brividi, ma noi vogliamo tenere alto l'inno alla vita: le nostre armi sono gli strumenti, è tutto quello che abbiamo. Ogni sera, dopo ogni concerto, mi porto a casa qualcosa di speciale: passano gli anni, i capelli sono bianchi ma sul palco sono a mio agio. Vedo la gente contenta, telefonini che illuminano il teatro: sembra banale ma non lo è, percepisci davvero una forte pressione di allegria. Una forza, una pressione che spinge e che nasce dalla privazione, dalla paura di non avere più momenti del genere».
Fra le canzoni del disco nuovo spicca il gospel di “Oh Lord, Vaarda Gio” con Zucchero Sugar Fornaciari. C’è anche il video, con Mauro Corona. Dal punto di vista musicale, Van De Sfroos è molto mobile: gli piace misurarsi con qualcosa che può sfociare nel rock, nel blues, nel reggae, nei suoni celtici o delle Antille. È un disco segnato dalla curiosità, dalla ricerca, soprattutto da canzone a canzone. Perché ognuna è un mondo che merita la sua colonna sonora.