Protesta

I locali di musica dal vivo messi di nuovo all’angolo

La lunga serie di decreti anti Covid mette in serie difficoltà i club come il Druso di Ranica: «Regole proibitive, chiudiamo fino a fine marzo»

I locali di musica dal vivo messi di nuovo all’angolo
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A teatro e al cinema si può andare, perché lì si sta regolarmente seduti, si devono indossare le mascherine Ffp2 e si può fare a meno di consumare cibi e bevande (anche se i gestori dei multisala non fanno salti di gioia, se nessuno mangia popcorn). Bar e ristoranti lavorano regolarmente. I nodi al pettine vengono quando si parla di locali che fanno musica dal vivo: il decreto festività varato dal governo e valido fino al 31 gennaio li penalizza. Perché con cibi e bevande i club ci campano, molto più che cinema e teatri: i biglietti d’ingresso, quando ci sono, non bastano a coprire le spese. Però non possono servirli, cibi e bevande, e gli spettatori devono stare seduti (cosa che di solito non accade), con tanto di Ffp2. Se poi si balla, vengono equiparati alle discoteche, quindi è imposta la sospensione dell’attività.

Alla luce di queste norme e dell’impossibilità pratica di programmare concerti, lo stop di questo tipo di locali è destinato a prolungarsi fino al 31 marzo, cioè alla fine dello stato di emergenza. Sempre che il termine non sia destinato a slittare ulteriormente. Non ci sono neppure forme di ristoro previste, per i 300 i locali di musica dal vivo in Italia che fanno parte dell’associazione di categoria Keep on live. In provincia ce n’è uno molto attivo, il Druso di Ranica. «Restare aperti sarebbe un suicidio, questa volta per noi sarà ancora più dura — ha commentato il titolare, David Drusin, al Corriere della Sera Bergamo -. Quasi sicuramente resteremo chiusi fino alla fine dello stato di emergenza. È impossibile lavorare con le condizioni imposte: super green pass che si ottiene con il vaccino e non il tampone, pubblico limitato, poiché seduto e distanziato, e senza poter somministrare bevande. Il governo crede che i concerti siano solo quelli di Al Bano e Massimo Ranieri che puoi vedere a teatro, come se noi gestori di live club non esistessimo. Al contrario, i ristoranti dove la musica è intrattenimento possono restare aperti».

Già a dicembre le presenze nel locale hanno cominciato a calare, per il timore dell’aumento dei contagi. Molti gli artisti che hanno annullato le loro date: al Druso avrebbero dovuto esibirsi, a gennaio, gli inglesi Mike Joyce, batterista degli Smiths, e Sandy Marton, da Ibiza. Inoltre i di Glen Matlock, bassista e fondatore dei Sex Pistols, ed Eugenio Bennato sono da annullare.

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