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Operetta, fine stagione con Frou Frou al Teatro Donizetti

Appuntamento conclusivo con “La duchessa del Bal Tabarin”, domenica 17 marzo, della compagnia Elena D’Angelo

Operetta, fine stagione con Frou Frou al Teatro Donizetti
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Ultimo titolo per la stagione di operetta al Donizetti. Domenica 17 marzo (ore 15.30; biglietti da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 euro), la compagnia Elena D’Angelo presenta “La duchessa del Bal Tabarin”, titolo forse meno famoso di altri ma sicuramente godibile e da riscoprire. Durata: 135 minuti compreso intervallo.

Scritta da Leon Bard, pseudonimo usato nell’occasione da uno dei più noti autori di operette, Carlo Lombardo, su testi di Arturo Franci e Carlo Vizzotto, “La duchessa del Bal Tabarin” è un’operetta in tre atti che narra le vicende di Frou Frou, chanteuse del Bal Tabarin di Parigi, di cui s’innamora il duca di Pontarcy, che la sposa facendole promettere fedeltà per almeno sei mesi. Frou Frou accetta, ma presto s’annoia e rimpiange la vita di prima, allegra e frivola. Così organizza il suo rientro al Tabarin con il suo prossimo amante proprio la stessa notte che conclude il periodo di fedeltà obbligatoria, decisa a tradire il marito. Anche il duca si reca al Tabarin con una sua giovane fiamma e tra equivoci comici e situazioni paradossali si arriverà all’epilogo.

È il 1914. Siamo in piena guerra mondiale, Carlo Lombardo, forse a corto di nuovi soggetti, pensò di rivisitare un’operetta di un compositore poco conosciuto, un certo Bruno Granichstaedten, dal titolo “Majestat Mimì”, che divenne, dopo una sapiente elaborazione dello spartito e la stesura di un copione molto divertente, appunto “La Duchessa del Bal Tabarin”, che diede grandi soddisfazioni al suo autore, soprattutto economiche. Non ci fu compagnia di operette in Italia che non annoverasse nel suo repertorio questo titolo: tutte le soubrette volevano essere il personaggio di Frou Frou. Famosa è rimasta l’interpretazione della seducente Gea della Garisenda.

La regia di Elena D’Angelo rispetta il più possibile la filologia dello spettacolo, ricreando l’atmosfera e il gusto dei primi del Novecento, con una particolare attenzione alle voci liriche che hanno a che fare con uno spartito impegnativo a livello vocale, se pur nella cantabilità e orecchiabilità dei valzer di gusto viennese.

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