Crisi dell’editoria

Che succede a L’Eco di Bergamo

Che succede a L’Eco di Bergamo
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Trentatrémila copie vendute non sono malaccio di questi tempi, ma per L’Eco di Bergamo, quotidiano storico dei bergamaschi, è suonato l’allarme rosso. Il calo di vendite, in edicola e in abbonamento, prosegue al ritmo di oltre duemila copie in meno ogni anno. Una situazione difficilissima (che per la verità riguarda buona parte della carta stampata). Anche all’Eco la pubblicità è crollata e non dà segnali di ripresa e l’azienda è rimasta pesante, elefantiaca: la redazione (53 giornalisti) e la struttura amministrativa sono sovradimensionati per riuscire oggi a far quadrare i conti. Nel giro di pochi anni, la “macchina da guerra” dell’editoria bergamasca si è arrugginita al punto da far fatica a muoversi. E al terzo piano di Palazzo Rezzara, dove ha sede la redazione, la demotivazione è tanta e altrettanta è la rabbia, a giudicare dal “Comunicato della redazione” apparso martedì scorso in un trafiletto sulle pagine de L’Eco. Un annuncio che ha il sapore di una mezza ribellione dei giornalisti, che da gennaio si vedranno decurtato lo stipendio del 21 per cento, un quinto, per l’attivazione della procedura di "solidarietà".

 

 

Non è però innanzitutto questo a preoccupare i redattori, i cui stipendi sono ancora più che dignitosi, quanto piuttosto «l’assenza di alcun progetto di rilancio del giornale». L’amministrazione, guidata dal plenipotenziario Massimo Cincera, aggiunge tagli a tagli (da oltre dieci anni) e a farne le spese adesso è anche il prodotto: la redazione Interni-Esteri verrà chiusa per lasciar posto ad articoli preconfezionati dall’Ansa; la redazione web verrà accorpata alle cronache, la segreteria di redazione sarà di fatto cancellata e quasi tutti i settori – economia, cronaca, sport, cultura - dovranno rinunciare a una pagina. Meno spazio, meno approfondimenti, meno soldi. Inevitabile che i giornalisti si siano fatti sentire proclamando lo stato di agitazione e affidando al sindacato interno un pacchetto di cinque giorni di sciopero. Il Comunicato dei giornalisti si conclude con un appello all’Editore affinché «si impegni a salvaguardare L’Eco di Bergamo – da 138 anni punto di riferimento e patrimonio dell’informazione per l’intera comunità bergamasca – e a tutelare il lavoro e il futuro dei suoi dipendenti e delle loro famiglie». L’Editore de L’Eco è la Sesaab, ma il segnale è diretto alla proprietà, ossia al vescovo, al quale, e non è la prima volta, presto verrà recapitato...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 11 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 11 ottobre. In versione digitale, qui.

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