I conti del Consorzio di Bonifica tra stipendi record e spese in più
Forse non lo sapete, ma chiunque sia proprietario di un immobile a Bergamo e dintorni, che sia un garage o una villa, è anche consorziato al Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca. Tant’è che, e questo siamo certi che invece lo sapete benissimo, ogni anno tocca pagare una tassa il cui ammontare, fondamentalmente, si basa sul valore catastale dell’immobile. Proprio questa gabella ha reso, negli anni, il Consorzio di Bonifica uno degli enti meno amati del nostro territorio. Nato nel 1955 con l’obiettivo di occuparsi di opere di irrigazione e di bonifica, va detto che il Consorzio ha sempre lavorato con efficacia e professionalità. Ma, essendo un ente pubblico, è normale che la sua attività sia costantemente analizzata. Non stupisce, dunque, che dopo il terzo allagamento in meno di un anno di Longuelo e Astino, molti abbiano puntato il dito proprio contro di lui.
Dalla bonifica alle piste ciclabili. «Uno dei problemi è che il Consorzio, negli anni, ha distratto attenzioni, competenze e riserve dai suoi scopi primari: irrigazione e bonifica». Sono parole di Alessio Agliardi, uno dei quindici consiglieri del Consorzio e, insieme a Umberto Dolci (presidente di Federconsumatori), anche uno dei più critici circa l’attività dell’ente. Il riferimento è a numerose opere che, di anno in anno, l’ente ha intrapreso: costruzione di piste ciclabili, sponsorizzazione di eventi, organizzazione di mostre, corsi nelle scuole. «Sono tutte cose positive, che però influiscono, sia in termini di energie che in termini di costi, sul compito primario del Consorzio». Lo dimostra il mancato intervento di manutenzione della roggia Curna, tra le principali cause degli allagamenti a Longuelo e Astino.
Il caso delle due centraline. Eppure, numeri alla mano, il Consorzio sta benissimo economicamente. Basti pensare che nel 2016 i conti correnti dell’ente hanno avuto una giacenza media di 12 milioni di euro e che altri enti dello stesso tipo, come il Dunas, sono invece in profondo rosso. Eppure... «Eppure il Consorzio non nasce come realtà imprenditoriale - lamenta Dolci -. Il suo fine non dev’essere quello di avere dei guadagni, ma di realizzare le opere necessarie. Non dimentichiamo che i finanziamenti arrivano da fondi pubblici e contributi dei cittadini». Una riflessione che va nella direzione opposta a quella presa, invece, dal Consorzio. Lo dimostra l’investimento compiuto a fine 2016: 4,7 milioni di euro (consulenze legali e fiscali escluse) per l’acquisizione di due centraline idroelettriche situate a Nembro, la “Ex Crespi” e la “Ex Birolini”. Un acquisto effettuato per investire parte dei fondi di cassa attualmente fermi, ma che lascia più di una perplessità. Innanzitutto per il costo: le due centraline, infatti, nel 2011 sono diventate di proprietà della Energia & Ambiente S.r.l., che le ha acquistate dalla Leonardo S.p.a. al prezzo di 1.102.917 euro (la “Ex Birolini”) e 1.642.636 euro (la “Ex Crespi”). Cinque anni dopo, e con cinque anni di contributi sulle energie rinnovabili (su un totale di quindici) già maturati, sono state comprate dal Consorzio con un rialzato complessivo del 167,82 per cento.
«La stima fatta fare dal Consorzio mostra come l’investimento vada valutato su un arco temporale molto lungo, di circa venticinque anni - commenta Agliardi, che, sempre insieme a Dolci, è l’unico consigliere ad avere votato contro all’acquisto -, mentre teoricamente questi investimenti andrebbero fatti sul breve termine per permettere all’ente di poter programmare interventi di pubblica utilità. Ma soprattutto, analizzando bene i numeri, si tratta di un investimento a rendimento zero, se non addirittura negativo». Più duro Dolci: «È evidente che le due centraline sono state pagate troppo rispetto al loro effettivo valore. Ma il vero problema è che, così facendo, si distolgono fondi che potrebbero essere usati per opere primarie di irrigazione e bonifica ». Un appunto pertinente, soprattutto se si valuta che, nell’ipotizzare la realizzazione di due vasche nella zona di Longuelo e Astino per evitare nuovi allagamenti, il Consorzio ha specificato la necessità di trovare fondi, mentre non si è battuto ciglio quando si è deciso di sborsare 4,7 milioni di euro per l’acquisizione delle due centraline. «Io ho votato contro e credo sia giusto che anche i cittadini sappiano queste cose - continua Dolci -. Poi possono anche non essere d’accordo con il sottoscritto, ma io sono stato eletto nel Cda del Consorzio nella lista “Cittadini e Consumatori” e penso che il mio dovere sia anche quello di far sapere sia le azioni positive che quelle negative. Passerò per rompiscatole, me ne farò una ragione. Pagare per opere utili e necessarie va benissimo, ma per questo tipo di opere no».
Stipendi record. Sempre in quest’ottica di spese, lascia perplessi scoprire che il Consorzio di Bonifica è l’ente della Bergamasca in cui i dipendenti guadagnano di più. A fronte di 52 persone sotto contratto, infatti, la spesa annua per il personale (dati presi dal bilancio di previsione 2017) è di 4 milioni 85mila e 500 euro, ovvero una media di oltre 78.500 euro (lordi) l’anno a dipendente, circa il doppio di quanto guadagnano i dipendenti comunali. In cima alla lista dei più pagati c’è lo storico direttore generale Mario Reduzzi, che, stando ai dati, nel 2015 ha guadagnato oltre 180mila euro, piazzandosi al secondo posto nella graduatoria dei dirigenti pubblici con lo stipendio più alto in provincia. Alle sue spalle, al terzo e al quarto posto, altri due dirigenti del Consorzio. Insomma, lavorare in via Gritti non è male. «Sono dei costi fuori misura - continua Agliardi -. Il Consorzio è un ente che vive sul territorio e che con esso, a mio parere, dovrebbe condividere momenti felici e infelici. Quando molti consorziati faticano ad arrivare a fine mese, anche l’ente dovrebbe stringere la cinghia e rinunciare a parte dei contributi». «A fine anno ci saranno le elezioni consortili - chiosa Dolci -. Mentre io e il consigliere Agliardi ci esponiamo e denunciamo queste situazioni, c’è qualcun altro che va in giro a farsi bello con i soldi degli altri». I soldi nostri, visto che siamo tutti consorziati, nostro malgrado.