Si ipotizza la morte naturale

E se le morti sospette di Piario non fossero poi così sospette?

E se le morti sospette di Piario non fossero poi così sospette?
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Le morti sospette all'ospedale di Piario forse non sono poi così sospette. Colpo di scena nella complessa indagine avviata l'autunno scorso dalla Procura di Bergamo su una serie di decessi avvenuti nel nosocomio seriano: la relazione del tossicologo Angelo Groppi dell'Università di Pavia, consulente incaricato dal pm Carmen Pugliese (titolare dell'inchiesta) di analizzare i risultati delle autopsie compiute a febbraio sui primi 5 corpi di ex pazienti dell'ospedale riesumati, infatti, escluderebbe che a causare la morte sia stata la somministrazione non prescritta di una dose eccessiva di Valium. Se così fosse, l'accusa di omicidio preterintenzionale mossa all'infermiera 43enne Anna Rinelli cadrebbe.

 

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[Il pm Carmen Pugliese, responsabile del fascicolo]

 

L'ipotesi del pm, infatti, era chiara: la Rinelli avrebbe dato a diversi pazienti dosi massicce del calmante, portando diversi di loro alla morte. A inizio 2016, la Pugliese ha previsto la riesumazione di 5 cadaveri e l'autopsia sugli stessi. I test sono stati svolti dai medici legali Francesco De Ferrari e Andrea Verzelletti, dell’Università di Brescia, e successivamente dal professor Groppi. Ma proprio questi test dimostrerebbero l'infondatezza delle accuse. Nella relazione depositata a inizio settimana in Procura, infatti, ci sarebbe scritto (secondo quanto riportato dal Corriere della Sera Bergamo) che non esistono elementi che indichino un nesso «causale o concausale» tra iniezioni e decessi. Cioè non solo le dosi somministrate non sarebbero state letali, ma nemmeno avrebbero contribuito a peggiorare lo stato di salute dei malati. Al contrario, il trattamento attuato durante il ricovero sarebbe stato «corretto e progressivamente adeguato» alle loro condizioni. Tracce di Valium in basse quantità sono state individuate nel fegato e nei tessuti adiposi, ma, dicono i periti, non si può risalire a quanto ne sia stato somministrato quando il paziente era in vita. Se così fosse, cadrebbe l'accusa di omicidio nei confronti della Rinelli, ma anche le accuse di concorso degli altri 10 indagati (tutti medici o colleghi della donna).

 

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Dalla relazione del tossicologo, inoltre, risulta che nei corpi dei pazienti deceduti non c'è alcuna traccia di Midazolam, altro potente anestetico che, nell'ipotesi del pm, la Rinelli avrebbe usato per calmare alcuni pazienti durante i turni di notte. Il sospetto era nato dal fatto che nell’ultimo anno il reparto di Medicina dell'ospedale di Piario ne aveva ordinato più del doppio rispetto alla media. Ma, a quanto pare, non ci sono prove. Non solo: nella perizia, sia i medici legali che il tossicologo sottolineano come non sia esatto definire «inatteso» il momento dei decessi, visto che tutti i pazienti morti su cui è stata effettuata l'autopsia avevano malattie di una certa gravità e ricoveri pregressi. Un 95enne aveva polmonite e insufficienza renale; un 90enne insufficienza renale cronica allo stadio terminale; un 82enne scompensi cardiaci e demenza senile; per un 59enne non c’era antibiotico in grado di agire sulla sua polmonite; il 55enne affetto da sclerosi multipla era stato trattenuto a sua volta per una polmonite. Per tutti la morte è arrivata per insufficienza respiratoria e in un caso per arresto cardiocircolatorio. Cause naturali, dunque, sembra dire la perizia. Nei faldoni dell'inchiesta, però, restano le testimonianze di quei parenti che avrebbero assistito alle presunte iniezioni killer e di colleghe della Rinelli che, al mattino, trovavano i malati intorpiditi o in situazioni critiche. C'è anche la denuncia dell'ospedale stesso, che ha di fatto dato il là all'indagine, come anche le dosi di Valium e Midazolam sparite nel nulla dalla farmacia del nosocomio.

 

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Dati contrastanti, ma se da una parte ci sono una serie di indizi e coincidenze, dall'altra invece c'è il freddo resoconto della scienza, stilato per altro da consulenti dell'accusa stessa. Non è un caso che, secondo quanto riportato dal Corriere, gli inquirenti starebbero ora optando per uno stop a ulteriori riesumazioni: il pm Pugliese sarebbe intenzionato a non disporne più, nonostante le cartelle cliniche sequestrate a dicembre all'ospedale di Piario sfiorino il centinaio. Per ora nessuno commenta, tranne l’avvocato Michele Cesari, legale di Anna Rinelli, il quale ha affermato: «Non abbiamo ancora a disposizione la consulenza. Faremo le nostre valutazioni quando la leggeremo e, soprattutto, a indagini concluse». Si attendono i prossimi passi della Procura, ma pare proprio che le morti sospette di Piario non siano poi così sospette.

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