Dicono ne esista una seconda

La Gioconda, storia e curiosità Ora che ha una gemella a Singapore

La Gioconda, storia e curiosità Ora che ha una gemella a Singapore
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Al momento la tela si trova esposta al pubblico in una sala del The Arts House nel vecchio palazzo che ospita il parlamento di Singapore, dove la mostra sarà aperta al pubblico fino al 11 febbraio, prima di passare a Hong Kong e in altre località della regione. Il dipinto in questione mostra una donna con un abito scuro e le mani incrociate. I capelli sono lunghi e neri e la bocca abbozza un sorriso, misterioso e appena accennato. Lo sfondo del ritratto è una natura vaga dai colori tenui e indefiniti. Se non fosse che non siamo in Francia potremmo pensare che questa sia la descrizione della famosa Gioconda di Leonardo, ma invece ci troviamo in terre ben molto lontane. C’è un problema. In molti sostengono che il quadro esposto in questi giorni a Singapore sia una seconda copia del famoso ritratto custodito al Louvre. E a seguito di questa dichiarazione l’attenzione mediatica su quest’opera è notevolmente aumentata.

 

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La fondazione che custodisce questo dipinto sostiene che sia stato eseguito intorno al 1500, addirittura una decina di anni prima di quella del Louvre. Anche se in realtà non vi sono prove precise che possano dimostrare questa affermazione. A tal proposito, le analisi scientifiche svolte sulla tela hanno rivelato che il ritratto potrebbe esser stato eseguito tra il 1492 e il 1652, una datazione troppo ampia e che non esclude la possibilità che si tratti di una versione copiata da quella originale. I dubbi non vengono solo dalla scienza: anche i critici d’arte, che hanno osservato l’opera dal vivo, si sono accorti di come i tratti e i colori siano molto differenti dalle pennellate dolci e pacate di Leonardo.

La storia conosciuta di questo dipinto inizia nel 1913, quando il collezionista Hugh Blaker la trovò in una villa padronale inglese. A Londra e dintorni l’opera divenne celebra con il nome Isleworth Mona Lisa. Nel 1960 fu poi acquistata da Henry F. Pulitzer, un collezionista americano, che scrisse anche un libro, nel quale sosteneva che la sua tela fosse una versione precedente del dipinto del Louvre. Infine nel 2008 la tela è stata acquistata da un consorzio internazionale.

 

 

La Gioconda è cinese? Nei primi giorni di dicembre dello scorso anno l’Huffingtonpost ha pubblicato una notizia che ha fatto sobbalzare dalla sedia molti critici d’arte. E non solo. Hanno pubblicato un articolo in cui si diceva che il volto della Gioconda rappresenterebbe una cinese e si tratterebbe del ritratto della madre di Leonardo da Vinci. A proporre questa nuova e fantasiosa interpretazione non è però un critico d’arte del Sol levante, al contrario, si tratta  dell'italiano Angelo Paratico, ricercatore storico, residente a Hong Kong. Secondo la sua ipotesi il volto del dipinto più misterioso dell’arte apparterrebbe alla madre di Leonardo, Caterina, una schiava cinese, al servizio di un amico di Ser Piero, padre del pittore. La stravagante ipotesi gira tutta attorno ad alcuni dettaglia presenti nel dipinto. Monna Caterina sarebbe cinese perché «dietro la figura si vede un paesaggio della Cina e il suo volto assomiglia a quello di una cinese», così ha dichiarato il ricercatore italiano al South China Morning Post.

Quando venne rubata (per un po') quella vera. Accadde tra domenica 20 e lunedì 21 agosto 1911, prima di un giorno di chiusura del museo. Fu questa la data in cui la Gioconda venne rubata dal luogo che la custodiva già da diversi anni. All’inizio delle indagini, i primi due sospettati furono il poeta francese Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso. Entrambi furono interrogati ma subito dopo rilasciati per insufficienza di prove. Alcuni sospetti caddero anche sull'Impero tedesco, a quel tempo grande nemico della Francia.

 

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Ma con il tempo fu identificato il vero esecutore del furto. Si scoprì in seguito che si trattava di un ex-impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia, convinto che il dipinto appartenesse all'Italia e che non dovesse quindi restare in Francia. Lo aveva rubato uscendo dal museo a piedi con il quadro sotto il cappotto. Messa l'opera in una valigia, nascosta sotto il letto di una pensione di Parigi, la portò successivamente in Italia con l'intenzione di regalarlo al Belpaese, solo dopo aver ottenuto delle garanzie che il quadro non sarebbe ritornato Oltralpe. Riteneva, infatti, che l'opera fosse stata rubata durante le spoliazioni napoleoniche. Alla fine fu catturato mentre cercava di vendere la tela a un mercante d'arte di Firenze nel 1913. Processato, dovette scontare una pena di un anno e quindici giorni di prigione. Ah, la tela fu in breve tempo rispedita in Francia.

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