«son tutti uguali»

I giovani bergamaschi e le elezioni O si turano il naso o non votano

I giovani bergamaschi e le elezioni O si turano il naso o non votano
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«Tra i diciotto e i vent’anni solo il 30-35 per cento in genere si reca alle urne»: lo ha detto Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing. Si riferisce ovviamente alle elezioni del prossimo 4 marzo. Ne ha parlato La Stampa, in un articolo pubblicato anche online lo scorso 2 gennaio, in cui si legge tra l’altro che il dato è desolante anche per gli elettori venticinquenni e per quelli di trenta (in entrambi i casi attorno al sessanta per cento di astensionisti). In sostanza, i giovani che non vanno a votare sono tantissimi. Per pigrizia, per disinformazione, per delusione, per indecisione, per protesta, per sentito dire: ognuno ha un motivo diverso.

Parola ai giovani. Come sempre, quasi per gioco, siamo andati a pescare cento giovani tra i diciotto e i venticinque anni per le vie della nostra città, per capire che intenzioni hanno a questa tornata. Risultato? In quarantadue andranno di sicuro a votare, ventuno ancora dicono di non averci pensato, gli altri trentasette non andranno a votare. Abbiamo escluso dal sondaggio circa una decina di ragazzi che non sapevano che ci fossero delle elezioni in vista. Insomma, le percentuali di cui parlava Antonio Noto, seppur meno desolanti, sono di fatto confermate.

 

 

Ma chi sono i “nostri” giovani? E come motivano le loro scelte? Partiamo dai quarantadue (ventidue ragazze e venti ragazzi) che hanno dichiarato di essere intenzionati a votare: di questi, trentuno sono studenti universitari (dodici di loro dichiarano di aver anche un lavoro part-time), più o meno equamente divisi tra facoltà umanistiche (16) e facoltà tecnico/scientifiche (15), sei sono laureati da poco e cinque lavorano “e basta”, senza essersi mai laureati. Ventuno su quarantadue dichiarano di informarsi riguardo alle scelte politiche principalmente tramite i social network (pagine specializzate o pagine dirette di politici, organi e partiti), sei indicano nella televisione il mezzo prediletto e i restanti quindici dichiarano di leggere giornali cartacei e online. Per nove di loro sarà la prima volta alle urne. Trentadue di loro hanno acconsentito a confessarci le intenzioni di voto: tredici preferenze per il Pd, dieci per il M5S, otto per il centrodestra, uno per Forza Nuova.

«Turiamoci il naso e...». Di questi trentadue, sono ben diciannove (!) a motivare il proprio voto dicendo frasi che si possono riassumere con un: «Piuttosto che gli altri». Insomma, siamo ancora fermi al Montanelli del «votare Dc turandosi il naso». Curioso poi che questi diciannove si turino il naso per concluderla comunque in patta: sette si turano il naso e votano M5S, sei si turano il naso e votano Pd, sei si turano il naso e votano centrodestra.

 

 

Tra gli altri, ce ne sono poi sette che dichiarano di votare un determinato schieramento per «ragioni di blocco», pur non condividendone appieno le ideologie: cinque votano Pd, due centrodestra pur avendo altre idee. Insomma, entra qui in gioco l’altra famosissima espressione: «Altrimenti sono voti sprecati». Troviamo infine anche un giovane tesserato del Pd, oltre che l’elettore di Forza Nuova e tre sostenitori dei Cinque Stelle. Limitandoci a dire che gli indecisi sono soprattutto maschi...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 5 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 18 gennaio. In versione digitale, qui.

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