Ne han rubate 20mila

L'attacco hacker alle email di Hillary C'è lo zampino di Trump e Putin?

L'attacco hacker alle email di Hillary C'è lo zampino di Trump e Putin?
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La campagna presidenziale negli Stati Uniti è entrata nella fase più calda con le nomine ufficiali dei candidati: Hillary Clinton e Donald Trump. Non sono mancati attacchi reciproci tra i due leader, tanto che il candidato repubblicano ha invitato addirittura gli hacker russi ad infiltrarsi nei server dei democratici, come accaduto pochi giorni dopo.

Il Mailgate. Le email di Hillary Clinton sono state oggetto di grande attenzione già nelle scorse settimane, a causa di quello che è stato nominato lo scandalo "Mailgate", scoppiato al termine di un'indagine del Dipartimento di Giustizia americano. Secondo quanto sostenuto dalle agenzie di intelligence americane, tra un campione di email inviate dalla Clinton durante la sua carica di Segretario di Stato ce ne sarebbero state alcune inviate da server privati e che contenevano informazioni sensibili. Questo genere di trattamento delle informazioni chiamate "classificate" non è permesso e ha causato molte critiche nei confronti della moglie di Bill, portando addirittura i repubblicani a chiederne l'incarcerazione.

 

 

L'indagine dell'FBI però aveva escluso un possibile processo, riconoscendo le responsabilità della Clinton, ma circoscrivendole ad una condotta estremamente negligente nell'utilizzo della sua posta elettronica privata. La decisione piuttosto moderata del bureau ha come prevedibile scontentato i repubblicani, primo fra tutti Donald Trump, che ha parlato di «sistema truccato» e, in un tweet, ha scritto con ironia: «Il direttore dell'FBI ha detto che la corrotta Hillary ha compromesso la nostra sicurezza nazionale. Nessuna incriminazione. Wow!».

La frustrazione per la parziale assoluzione della rivale, poi, ha portato Trump a rivolgersi ad alleati non propriamente convenzionali, invitando, durante un discorso, gli hacker russi a ritrovare quelle mail ed a renderle pubbliche. La richiesta del magnate newyorkese ad una potenza estera considerata una storica rivale ha causato polemiche trasversali, soprattutto perché, dopo poche ore da queste parole, l'attacco hacker è realmente avvenuto.

 

https://youtu.be/gNa2B5zHfbQ

 

Il furto. L'attacco all'interno dei server democratici è servito a rubare quasi 20mila email con 8mila allegati del Democratic National Commitee, ovvero il comitato che di fatto controlla il partito. Hillary Clinton non ha dubbi sui responsabili e alla stampa ha rilasciato parole molto dure, che accusano direttamente la Russia ed i suoi servizi segreti: «Sappiamo che sono stati i servizi segreti russi - ha spiegato - e sappiamo che hanno organizzato anche la diffusione di quelle mail». Lo spunto però, sarebbe arrivato dal suo rivale nella corsa alla Casa Bianca, accusato di supportare il presidente russo Putin e di aver chiesto pubblicamente l'aiuto degli hacker russi per ritrovare le email scomparse che la Clinton avrebbe inviato quando era Segretario di Stato.

La prima conseguenza sul piano istituzionale sono state le dimissioni di Debbie Wasserman Schultz, presidentessa del DNC, a causa delle informazioni contenute in alcune mail già finite sul web. Alcuni leader del partito pare abbiano infatti appoggiato e favorito la candidatura della Clinton durante le primarie democratiche, a discapito del suo rivale, il Senatore del Vermont Bernie Sanders, tradendo il loro obbligo di neutralità.

 

 

I sospetti sulla Russia. La strana coincidenza di eventi ha subito allarmato gli addetti ai lavori, che hanno analizzato le tracce lasciate dai criminali informatici durante il loro furto. Secondo quanto riportato da Reuters, alcuni ufficiali dell'intelligence sostengono che gli hacker abbiano deliberatamente lasciato alcuni indizi per mostrare a Washingon che Mosca è una cyberpotenza che merita rispetto. Tre ufficiali hanno parlato in via anonima dell'attacco alla Democratic National Comittee, spiegando che la tecnica usata era molto meno sofisticata di quanto rilevato in altri attacchi provenienti dall'intelligence russa o da altri cyber-criminali russi. Sembra addirittura che gli hacker abbiano usato caratteri cirillici, un errore così banale da far credere che sia stato commesso di proposito, soprattutto se si considera che un'azione del genere può essere portata a termine solo da esperti di grande livello, molto attenti ad ogni dettaglio.

Gli operatori privati della sicurezza informatica invece, pur concordando con la pista russa, non sono convinti sulla possibilità che i criminali abbiano volontariamente lasciato tracce della loro identità. La teoria degli investigatori è che il Presidente Russo Putin abbia ordinato questa intrusione per danneggiare la campagna presidenziale di Hillary Clinton, considerata troppo ostile e poco incline alla collaborazione tra le due superpotenze. L'attacco informatico, secondo uno degli ufficiali, potrebbe essere l'equivalente di far volare degli aerei con bandiera russa proprio sopra una portaerei della Nato: una sorta di atto dimostrativo.

 

 

La risposta del Cremlino. Le accuse della della Clinton hanno fatto molto clamore in Russia e le prime reazioni dalla politica non si sono fatte attendere, in particolare è stato molto chiaro l'ambasciatore Andrei Krutitskikh, rappresentante speciale di Putin per la cooperazione internazionale nella sicurezza informatica. «Penso - ha dichiarato l'ambasciatore - che sia semplicemente scandaloso e un segno di debolezza arrivare a questo tipo di argomentazioni. La mia posizione è basata sul fatto che gli americani non hanno presentato e non presentano nessuna lamentela ufficiale». Krutitskikh ha fatto notare come la Casa Bianca non abbia rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sull'accaduto, mentre le accuse sono arrivate esclusivamente da una candidata alla presidenza. ♫Se si vuole andare in fondo alla questione - ha continuato - si tratta di tentativi di intromettersi in affari interni. Perciò reagiamo a ciò molto seriamente, perché sembra piuttosto offensivo e indegno del livello stesso della campagna elettorale presidenziale».

Dichiarazioni simili anche dal portavoce del Cremlino: «È solo retorica pre-elettorale, gli americani stanno cercando di camuffare i loro imbrogli demonizzando la Russia. Lo consideriamo un errore. Le accuse sono assurde, emozionali e prive di fatti. Non si può accusare Mosca di condotta scorretta senza aver condotto alcuna indagine. I servizi russi non conducono operazioni di cyber-terrorismo».

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