I costi delle indagini lievitano

Il caso delle analisi sulla droga che l'Ats non fa più per la Procura

Il caso delle analisi sulla droga che l'Ats non fa più per la Procura
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Quando le forze dell'ordine compiono un blitz contro lo spaccio di sostanze stupefacenti e sequestrano un quantitativo di droga, il passo successivo è analizzare la droga sequestrata per stabilirne la natura e determinarne la concentrazione del principio attivo. Queste sono analisi e informazioni fondamentali sia per le indagini che per i successivi processi, i quali, nel caso siano per direttissima, hanno anche bisogno di tempi veloci. Fino a poche settimane fa ad occuparsi di questi test a Bergamo era l'Asl. Ma, come ha rivelato il Corriere della Sera Bergamo, da aprile non è più così. Sebbene tra i compiti del laboratorio di Sanità pubblica dell’Ats Bergamo (ovvero l'ex Asl) riportati sul relativo sito Internet, sia ancora presente la dicitura "analisi droghe da strada", in realtà il servizio non è più attivo.

 

Mara Azzi

[La Dottoressa Mara Azzi]

 

A comunicarlo alla procura orobica è stata direttamente, con una lettera, Mara Azzi, direttore generale dell'Ats. Nella missiva si comunica che uno dei due macchinari che fino ad oggi erano stati usati per questo tipo di analisi è rotto è non è possibile sostituirlo al momento. Quest'unico dispositivo, dunque, è stato destinato unicamente al piano campionamenti alimentari della Regione. Il motivo? Non è opportuno che lo strumento venga utilizzato in modo promiscuo, dato che serve per l'analisi di prodotti alimentari.

Il risultato è che le forze dell'ordine si vedono dunque costrette a rivolgersi ad altri centri specializzati per questo tipo di analisi. Come spiega il Corriere, i laboratori più vicini si trovano nelle Ats di Varese o Cremona, o nelle università di Milano, Brescia e Pavia. Oppure c'è anche il Laboratorio analisi sostanze stupefacenti dei Carabinieri di Brescia. In ogni caso, anche per un sequestro di pochi grammi, le analisi sono necessarie e dunque si devono impiegare forze per recapitare la droga al laboratorio scelto e poi tornare a recuperarla con l’esito. Un dispendio di risorse di non poco conto per le forze dell'ordine, sempre alle prese con ristrettezze economiche e misure di spending review. Per i piccoli comandi delle Polizie locali, inoltre, il peso rischia di diventare insostenibile, con la conseguenza che, piuttosto che utilizzare tempo e denaro in questo modo, si scelga di ridurre i controlli nell'ambito dello spaccio della droga.

 

massimo meroni

[Il Procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni]

 

Il motivo della decisione dell'Ats l'ha fornita la stessa Azzi ai giornalisti del Corriere: «Eseguire i test sulla droga non era una delle attività di competenza del laboratorio di Sanità pubblica. Era possibile perché disponevamo di due apparecchiature e, mentre una veniva utilizzata per la verifica degli alimenti, con l’altra facevamo i test sugli stupefacenti. Ora quest’ultimo apparecchio ha smesso di funzionare e con il blocco di investimenti non è possibile sostituirlo. Non è nemmeno giustificabile con la Regione perché non si tratta di un’attività core dell’Ats. Il servizio di fatto non si è interrotto — precisa Azzi —. Le forze dell’ordine hanno potuto continuare a usufruirne presso le strutture specializzate. Noi lo abbiamo fatto da sempre senza che ci venisse riconosciuto alcunché e senza una convenzione. La procura non ha mai voluto sottoscriverla o riconoscere il debito che era maturato». Nonostante la spiegazione, il Procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni offre un'altra motivazione: «Da tempo l’Ats ritiene di dover essere pagata per le analisi. O meglio, la Regione Lombardia, perché la dottoressa Azzi è sempre stata disponibile alle nostre istanze».

Qualunque sia il vero motivo, la sostanza è che al momento, a Bergamo, queste analisi non possono più venire compiute. Meroni ne è consapevole, e da tempo si è mosso per trovare una soluzione: «All’inizio di marzo ho scritto ai ministeri della Giustizia, della Sanità e dell’Interno, oltre che alla Regione e all’Ats, chiedendo come avremmo dovuto comportarci, visto che si tratta di spese ordinarie di polizia giudiziaria che, non passando attraverso formali consulenze, non sono a carico degli imputati. Ma prima ancora che mi rispondessero (non l’hanno ancora fatto), l’Ats ci ha comunicato che dall'1 aprile non sarebbe più stata disponibile. A quel punto ho chiesto a Polizia e Carabinieri di trovare soluzioni alternative, su Brescia o Milano. Al momento non ho mai avuto notizia di udienze a rischio per questo motivo». Solo il tempo dirà se la situazione sarà sostenibile.

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