La legittima difesa in Italia c'è già (nessuna condanna nei casi recenti)
L'ennesimo caso di omicidio da parte di un uomo che, subendo un furto, ha deciso di aprire il fuoco contro un ladro, ha riaperto il dibattito sul tema della legittima difesa, che ormai da anni prosegue soprattutto in occasione di questi casi di cronaca20.
Il caso recente di Lodi. Le attività commerciali sono tra le più esposte a furti e rapine e può capitare che all'aggressione di un malintenzionato, il titolare decida di rispondere con le armi a propria disposizione. È accaduto anche a Mario Cattaneo, titolare di un'osteria di Lodi, che qualche giorno fa ha sparato a uno dei quattro ladri che si erano introdotti nel suo negozio, causandone la morte. L'oste si è appellato alla legittima difesa, spiegando di aver sparato senza volerlo nel mezzo di una colluttazione con il ladro, ma intanto è stata aperta un'indagine per omicidio volontario.
Mario Cattaneo
Le reazioni. Lo scenario successivo a questo genere di episodi sembra ripetersi come un tormentone, con gran parte della popolazione che si schiera a favore del ristoratore non biasima la sua scelta. L'aspetto meno piacevole però è una convinzione che viene costantemente esposta da alcuni cittadini e opportunamente raccolta da alcuni partiti politici, ovvero che in Italia la legittima difesa non esista. L'apertura di qualsiasi genere d'indagine in queste fattispecie scatena la rabbia di parte della popolazione, che invoca una legittima difesa "assoluta" all'interno delle proprie proprietà o attività commerciali.
La procedura. La morte di una persona, che avvenga in circostanze chiare o confuse, richiede a prescindere l'apertura di un'indagine, per confermare o scoprire quelle che sono state le dinamiche della tragedia. Anche nei casi più estremi le autorità devono compiere i dovuti accertamenti, per escludere che dietro alla legittima difesa non si nascondano comportamenti illegali. Quello che però sembra essere totalmente ignorato è che le indagini e i processi, seppur non siano sempre rapidissimi, giungono a una conclusione, che i sostenitori della "difesa sempre legittima" ignorano.
Graziano Stacchio
I precedenti (tutti archiviati o assolti). Il Post, in un interessante articolo, ha raccolto tutti i principali casi di cronaca che hanno fatto scalpore negli ultimi anni, spiegando anche come si sono conclusi. Uno dei casi più noti è quello di Graziano Stacchio, benzinaio di Vicenza, che, accortosi di una rapina in corso alla gioielleria di fianco al su posto di lavoro, ha deciso di prendere in mano il fucile, sparando a uno dei ladri che si stava avvicinando minacciosamente. Il malvivente, colpito alle gambe, è poi morto dissanguato poco dopo, durante la fuga. Il caso è finito su tutti i giornali, riempiendo anche i talk show televisivi, con un solo filo conduttore: «In Italia non ci si può difendere nemmeno in casa propria». A poco più un anno dall'accaduto, nel giugno 2016, la procura ha chiesto e ottenuto l'archiviazione delle indagini, prima ancora che si arrivasse al vero e proprio processo.
Franco Birolo
Anche Rodolfo Corazzo, il gioielliere che ha ucciso un rapinatore che l'aveva aggredito, ha avuto destino simile, con i magistrati che al momento dell'apertura delle indagini parlarono di "atto di garanzia", spiegando di non avere troppi dubbi sulla bontà della difesa legittima. Nel settembre 2016, a meno di un anno, il caso è stato archiviato.
L'archiviazione è arrivata lo scorso giugno anche per Francesco Sicignano, pensionato di Vaprio, che nell'ottobre 2015 ha ucciso un ladro all'interno della sua villetta. L'unico caso, tra quelli noti, giunto davvero a processo per la sua minore chiarezza è stato quello di Franco Birolo, che nell'aprile 2012 uccise uno dei tre ladri che erano entrati nella sua tabaccheria. Il giudice di primo grado aveva condannato l'uomo a 2 anni e 8 mesi per eccesso di legittima di fesa ma il processo d'appello ha ribaltato la sentenza, assolvendo Birolo.