Indagato l'ex sindaco Gianni Alemanno

L'inchiesta e gli arresti a Roma

L'inchiesta e gli arresti a Roma
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Martedì 2 dicembre, a Roma, sono venute alla luce l'operazione di polizia "Mondo di Mezzo", dopo ben 2 anni di indagini. Gli inquirenti stringevano sempre più il cerchio attorno alla criminalità organizzata che dettava il bello e il cattivo tempo della politica e dell’economia capitolina. 37 arresti, di cui 8 ai domiciliari, e la notifica di ben 39 avvisi di garanzia per una lunghissima lista di reati: si parte dall’associazione di stampo mafioso per arrivare poi a estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e tanti altri reati. Gli indagati sono 76. La Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro di beni per un valore di oltre 200 milioni di euro e si sono svolte diverse perquisizioni, sia nella sede della Regione Lazio, che al Campidoglio, senza contare quelle effettuate in 24 aziende e diverse abitazioni.

«Le indagini svolte hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di una organizzazione criminale di stampo mafioso operante nel territorio della città di Roma, la quale si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne derivano per commettere delitti e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di appalti e servizi pubblici»: così, chiara e tagliente, recita l’ordinanza del gip che ha dato l’ok agli arresti, ai sequestri e alle perquisizioni richieste dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Ed è il riassunto perfetto di ciò che le indagini hanno brutalmente presentato agli occhi di tutti: a Roma la mafia esiste, eccome. Ed è strettamente legata al tessuto politico ed economico cittadino.

 

Il video dell'arresto di Massimo Carminati:

 

I nomi di spicco. Sono tanti i nomi che, fino a oggi, sono venuti a galla durante le indagini. Quello dell’uomo ritenuto a capo della cupola criminale è Massimo Carminati, meglio noto come il Nero (così lo chiama De Cataldo nel libro Romanzo Criminale), l’esponente di estrema destra della Banda della Magliana che negli anni ’70 terrorizzava la Capitale. A fare luce sul personaggio in questione è un interessante articolo de La Repubblica:

«Nonostante molti pentiti lo abbiano indicato tra gli autori di attentati e agguati mortali, su di lui la magistratura non è mai riuscita a trovare prove in grado di inchiodarlo. Così è accaduto per l’episodio più oscuro di quella stagione: l’omicidio di Mino Pecorelli, direttore del settimanale Op Osservatorio Propaganda, iscritto alla P2 e legato ai Servizi segreti. Secondo Antonio Mancini, pentito della Banda della Magliana, “fu Massimo Carminati a sparare assieme a Angiolino il Biondo, Michelangelo La Barbera, un killer di Cosa Nostra. Il delitto era servito alla banda per favorire la crescita del gruppo, favorendo entrature negli ambienti giudiziari e finanziari romani, ossia negli ambienti che detenevano il potere”. L’assassinio di Pecorelli era un favore a Cosa nostra. Il cemento che avrebbe sancito l’alleanza con i clan di Palermo.
Solo nel 1998, dopo una grande operazione della polizia, grazie alle rivelazioni di numerosi pentiti dalle Magliana, Carminati fu condannato in secondo grado a 10 anni di reclusione. Del “guercio” non si è più sentito parlare. L’ex militante dei Nar, affiliato a pieno titolo nella banda più aggressiva e pericolosa della Capitale, emigra all’estero. Probabilmente in Giappone, terra di rifugio per molti terroristi neri latitanti. Poi, con la stessa discrezione e cautela di sempre, rientra nella Città Eterna e inizia a tessere le vecchie amicizie»

Tra i nomi noti non si può dimenticare Gianni Alemanno, l’ex sindaco di Roma, indagato per associazione mafiosa. Alemanno non è però finito in carcere, cosa invece successa a Riccardo Mancini, ex amministratore delegato di Ente Eur. Un avviso di garanzia è stato anche notificato al consigliere regionale del Pd Eugenio Patanè, a quello del Pdl Luca Gramazio e al presidente dell’Assemblea di Roma Mirko Coratti. Esponenti di spicco della politica locale, emblema di un’organizzazione mafiosa che alla violenza senza confini degli anni ’70 (quella abilmente narrata da De Cataldo in Romanzo Criminale), ha sostituito le amicizie che contano e la corruzione.

 

Massimo Carminati ieri oggi

 

Le mani sulla città. Era il titolo di un film del 1963, diretto da Francesco Rosi, ma che torna ad essere più che mai attuale dopo gli arresti del 2 dicembre a Roma. L’indagine dei Ros ha messo in luce un sodalizio mafioso senza precedenti nella Capitale, intessuto in anni di impunità e legami tra politica a criminalità organizzata. Le infiltrazioni mafiose nel mondo imprenditoriale e politico hanno permesso al gruppo che, secondo gli inquirenti, faceva capo a Carminati di ottenere appalti pubblici dal Comune di Roma e dalla miriade di aziende municipalizzate legate al Campidoglio. In questi loschi affari sotto cui scorreva un fiume di denaro sporco, non rimanevano estranei neppure la gestione dei campi nomadi capitolini, attraverso la creazione di cooperative ad hoc, e dei centri di accoglienza che tanto stanno facendo discutere gli ambienti romani e nazionali negli ultimi tempi. Intimidazioni, minacce, ma soprattutto mazzette e strette di mano solidali per guadagni facili ma illegali: su questa base l’organizzazione criminale ha teso le sue mani su tutta Roma.

Un labirinto criminale. La cosa che più sorprende è che molti degli arrestati o degli indagati, in realtà, non sono nuovi agli inquirenti, o almeno alla storia della cronaca nera nazionale. Lo spiega bene Mattia Feltri, su La Stampa, parlando di un labirinto in cui è difficile districarsi tanti sono i nessi, i collegamenti, tra un nome e l’altro, tra un’indagine e l’altra, tra un reato del passato e un’ombra del presente. E tutto questo non coinvolge solo i nomi altisonanti di politici ed ex membri della Banda della Magliana, ma anche criminali di più bassa leva, come Stefano Andrini, 44 anni, ultrà della Lazio e noto ex naziskin. Nel 2009, nonostante avesse massacrato con una spranga dei giovani militanti di sinistra, fu eletto al vertice della nettezza urbana capitolina. Difficile pensare che qualcuno non avesse chiesto che proprio Andrini fosse messo lì. Poi, però, ci sono i presunti criminali di vecchio corso: Gennaro Mokbel, che resta tra gli indagati nonostante il gip non abbia dato l’ok al suo arresto, è un noto imprenditore romano che in casa ha un busto di Benito Mussolini e un ritratto di Adolf Hitler, vicino al piediellino Nicola De Girolamo, arrestato nel 2010 per rapporti con la ‘ndrangheta e in amicizia con Antonio D’Inzillo, considerato il killer di Renato De Pedis, il Dandi di Romanzo Criminale. È stato invece arrestato Riccardo Mancini, uno dei finanziatori di Alemanno ed ex esponente della sigla rivoluzionaria di stampo fascista Avanguardia Nazionale, fondata da Stefano Delle Chiaie, processato anche per la strage di Bologna e di piazza Fontana, senza successo per l’accusa.

Intrighi, amicizie, strette di mano che nascondo un giro d’affari criminale senza scrupoli e senza alcuna etica, se non quella del denaro e del potere. Strette di mano che hanno consentito, fino al 2 dicembre, la gestione del più grande business affaristico politico-criminale del nuovo secolo.

 

I video delle intercettazioni dei Ros agli indagati, pubblicati da Corriere Tv.

 

 Ecco i nomi dei 37 arrestati:

Massimo CARMINATI

Riccardo BRUGIA

Roberto LACOPO

Matteo CALVIO

Fabio GAUDENZI

Raffaele BRACCI

Cristiano GUARNERA

Giuseppe IETTO

Agostino GAGLIANONE

Salvatore BUZZI

Fabrizio Franco TESTA

Carlo PUCCI

Riccardo MANCINI

Franco PANZIRONI

Sandro COLTELLACCI

Nadia CERRITO

Giovanni FISCON

Claudio CALDARELLI

Carlo Maria GUARANY

Emanuela BUGITTI

Alessandra GARRONE

Paolo DI NINNO

Pierina CHIARAVALLE

Giuseppe MOGLIANI

Giovanni LACOPO

Claudio TURELLA

Emilio GAMMUTO

Giovanni DE CARLO

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