il marchio "Islam friendly" fa discutere

La storia si mette in vendita Il Real Madrid perde la croce

La storia si mette in vendita Il Real Madrid perde la croce
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È una scelta che farà discutere quella presa dal Real Madrid nei confronti della National Bank di Abu Dhabi. Il club madrileno, 10 Champions League in bacheca e una sfilza infinita di trofei che lo rendono uno dei brand sportivi più appetibili al mondo, ha appena siglato un accordo con il prestigioso istituto di credito mediorientale: da settembre per tre anni gli interessi delle due realtà s’intrecceranno in varia misura, e in particolare la banca araba creerà una specifica carta di credito con il logo del Real. Ma la sorpresa starà proprio qui: il club, infatti, ha accettato di rimuovere dalla corona che sovrasta il suo badge la croce. L’intento è quello di «evitare di offendere o mettere a disagio i clienti musulmani», ha spiegato, se ce n’era bisogno, il presidente del club Florentino Perez, svelando senza alcun problema gli intenti commerciali dell’operazione.

Poco interessa al club se quella croce sovrasta il suo stemma dal 1920, anno in cui il re di Spagna Alfonso XIII garantì il suo patronato alla squadra, che ereditò da lui emblema e quel nickname, Real, che l’ha resa celebre in tutto il mondo. Il timore della dirigenza è che quella croce rispolveri, nei Paesi arabi, il solo pensiero nefasto delle crociate, e così hanno preferito rimuoverla. «So che la popolazione locale vive ogni partita in modo speciale e che il nostro legame con gli Emirati è sempre più forte. Questo accordo aiuterà il club a continuare nella missione di conquistare i cuori dei suoi tifosi negli Emirati Arabi Uniti», ha spiegato ancora Perez. Per ora la misura vale solo per questa carta di credito: tuttavia, in molti hanno paura che presto il nuovo stemma “islam friendly” potrà arrivare anche sulle maglie.

Sarà forse retorica facile, ma in tempo di crisi anche le grandi corazzate hanno bisogno di battere cassa e, di fronte ai facili petroldollari mediorientali, anche la storia si mette in vendita. A dire il vero, non è la prima volta che accade qualcosa di simile: già anni fa su internet circolava un badge del Real senza croce, che sarebbe dovuto finire sulle maglie in commercio nei centri commerciali arabi. E rimanendo sempre in Spagna, nel 2007 fece scalpore l’immagine con cui il Barcellona di Ronaldinho dovette affacciarsi ai mercati arabi: dallo stemma dei blaugrana fu rimossa la croce di San Jordi, sostituita da una semplice e insignificante barra verticale rossa su campo bianco, che apparve sulla maglia della squadra anche per un torneo giocato a Dubai. Poi c’è l’Inter, che la scorsa estate ha cambiato il suo logo rimuovendo la stella: per qualcuno sarebbe stata una richiesta del devotissimo musulmano Erick Thohir, che avrebbe preferito non vedere impiegato un emblema che, nella sua religione, simboleggia il profeta Maometto. Anni fa, poi, fece clamore la scelta dell’attaccante del Siviglia Kanouté: pure lui devotissimo, si fece dare dal club spagnolo una maglia totalmente bianca diversa da quella dei compagni, pur di non dare spazio allo sponsor, un sito di scommesse on-line, pratica contraria alla sua religione.

 

inter senza stella

 

Ma il rapporto tra calcio europeo e mercati arabi dovrà presto trovare una conciliazione. Perché nel 2022 sono in programma i Mondiali in Qatar, che la Fifa ha sempre più intenzione di far giocare, nonostante le polemiche per il caldo in cui i giocatori dovranno giocare e le durissime condizioni in cui lavorano gli operai impiegati nella costruzione degli stadi. Bene, nel piccolo Paese arabo l’islam è religione di Stato, e la tolleranza verso i cristiani non è grandissima. Per questo anche i gesti più normali che rimandano a questo credo, come vedere un calciatore farsi il segno della croce a inizio gara, risulteranno tutt’altro che spontanei e scontati.

 

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