Ruspe in platea

Viaggio nel cantiere del Donizetti «Pieno rispetto di tempi e budget»

Viaggio nel cantiere del Donizetti «Pieno rispetto di tempi e budget»
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Non si smette mai di imparare parole nuove. Nel sopralluogo al cantiere del teatro Donizetti organizzato il 6 giugno per i giornalisti dall’omonima fondazione e dal Comune di Bergamo, la parola in questione è strip out, utilizzata da architetti e ingegneri come se fosse di lessico famigliare. Concerne la rimozione di tutti gli elementi non strutturali di un edificio: impianti, serramenti, muri divisori interni, controsoffittature. È il primo tassello di una ristrutturazione complessa, perché il teatro cittadino è stato più volte rimaneggiato: dopo il misterioso incendio del 1797, innanzitutto (ad appena 6 anni dall’inaugurazione); con gli interventi funzionali nell’800 – trasformazione degli ultimi due ordini di palchi in loggiati, perché il pubblico era cambiato e aumentato -; attraverso ristrutturazioni e nuove volumetrie nel ‘900. Ma si è già andati oltre, con opere di demolizione, scavo, consolidamento di primo piano dei palchi e dei soffitti delle gallerie. È stato tolto quanto andava tolto, manca solo la cisterna interrata (all'esterno del lato biglietteria) di cui nessuno sospettava la presenza (servirà anche una bonifica): poi bisogna ricostruire.

Un tuffo al cuore. Vedere le ruspe che sterrano nel sub platea, dove una volta c’era il bar (si scende 1,8 metri sotto il precedente piano di fondazione), i palchetti spogli, la cavità sotto il palco, tocca il cuore. Sembra un'arena per gladiatori. Ma era necessario. «Ho voluto organizzare questa visita prima che venisse realizzato il solaio della platea, per far capire alla comunità la mole dei lavori in essere – racconta l’assessore Brembilla -. Da fuori magari qualcuno potrebbe pensare che qui dentro si fa poco, invece i lavori stanno andando avanti molto bene. Ricordiamo anche che è la prima volta che si mette a mano al teatro in modo così radicale: è normale che si possano trovare delle sorprese». Circa quaranta le persone impiegate attualmente nel cantiere. «Pieni e vuoti che si sono susseguiti in maniera disorganica nelle varie manomissioni del teatro – spiega l’architetto Massimo Locatelli, reponsabile delle procedure – troveranno ora una definitiva sistemazione con questa operazione complessiva di ristrutturazione. Non sono comunque emersi problemi di carattere statico da queste stratificazioni storiche di interventi, non sempre coerenti una con l’altra».

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Cantiere Teatro Donizetti 1 (foto Gianfranco Rota)
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Cantiere Teatro Donizetti 5 (foto Gianfranco Rota)
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Cantiere Teatro Donizetti 6 (foto Gianfranco Rota)
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Cantiere Teatro Donizetti 7 (foto Gianfranco Rota)
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I lampadari al loro posto. I lampadari storici sono rimasti al loro posto, per il momento. Quando verranno montati i ponteggi si valuterà se toglierli, come probabile, o semplicemente imbragarli. «Sono solo un po’ più sporchi del solito», scherza Brembilla.

I colori del foyer. Al lavoro nel foyer c’è la restauratrice Elisa Pedretti con due sue allieve dell'accademia Santa Giulia di Brescia. «A seconda delle zone ci sono diversi strati di colore. Stiamo cercando di capire quali fossero davvero le colorature originarie di fine ‘800-inizio ‘900, quando appunto è stato realizzato il foyer. Nella parte bassa sono addirittura tre o quattro le cromie sovrapposte che passano dal rosa al verde scuro, al verde più chiaro, fino a tonalità calde come avorio e beige, che dovevano essere quelle pensate per questi stucchi. Salendo il rimaneggiamento è meno pesante, quindi sarà più semplice rimuovere quanto apposto. L’indicazione della Soprintendenza è quella, appunto, di tornare ad avorio e beige, forse non i primi in assoluto, ma comunque in stato di conservazione ancora dignitoso». Anche le dorature sono state rimaneggiate: sono state aggiunte delle decorazioni a foglia metallica. Che c’erano anche in origine, ma distribuite diversamente: si tornerà alla prima versione. Il soffitto affrescato della sala, invece, sarà solo ripulito, e la stessa cosa avverrà per i parapetti dei palchi, a parte il primo piano, dove ci sono delle stratificazioni che andranno rimosse.

 

 

L’imprevisto da 500mila euro. Con una nota scritta a seguito del consiglio di amministrazione riunitosi venerdì 27 aprile, la Fondazione Donizetti aveva comunicato la variante ai lavori di restauro: «Avvenuta la consegna dei lavori in data 5 febbraio scorso, Impresa Fantino e Notarimpresa, assegnatarie in Ati dei lavori di restauro del Teatro Donizetti, hanno iniziato le prime opere di rimozione di componenti e demolizione. Durante tali operazioni, posta la natura e le specificità del bene, sono emerse alcune situazioni non previste che richiedono conseguenti interventi». Per questo motivo, Il Cda della fondazione ha autorizzato a predisporre «una perizia di variante relativa ai lavori di restauro, avente ad oggetto la rimozione di un serbatoio interrato di olio combustibile dismesso, la realizzazione di sottofondazioni di alcune murature strutturali, la rimozione di componenti contenenti elementi di amianto, il consolidamento degli impalcati della prima e seconda galleria». Il tutto per un esborso di 4-500mila euro in più rispetto a quanto preventivato (11,1 milioni), ma sempre in linea con il budget a disposizione (18 milioni). «Nei cantieri di questa dimensione e complessità non possono escludersi a priori imprevisti», commenta Giorgio Berta, presidente della fondazione. «Non abbiamo trovato tombe egizie, almeno», scherza.

«Cantiere complesso». L’ingegner Giovanni Mantovani, Impresa Fantino, parla di un «cantiere complesso, perché si va dalle demolizioni di ali novecentesche alla gestione di stratificazioni di interventi sulla struttura originaria di fine ‘700. L’impiego di maestranze dalle diverse competenze va coordinato e programmato in modo puntuale, perché alcune lavorazioni non si possono sovrapporre». I lavori in subappalto sono molto al di sotto del limite di legge, attorno al 5 per cento.

L’acustica? Migliorerà. C’è un progetto relativo all’acustica realizzato dallo studio bavarese Müller-Bmb, il migliore al mondo nel settore: si è occupato anche della Fenice e della Scala. Il tentativo è non solo quello di preservare l’acustica precedente, ma di migliorarla.

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