A Spino d'Adda un centro sociale e culturale in un podere sequestrato dalla mafia
Una nuova vita per l'area, il sindaco: «Mi auguro che diventi punto di aggregazione e che crei opportunità per le persone più fragili»
Via Fornace, Spino d’Adda, un edificio adibito a centro benessere da una parte, con tanto di mosaico rappresentante la Venere di Botticelli; dall’altra, una grande sala pensata per accogliere banchetti, direttamente affacciata a una piscina interrata.
Come riporta PrimaTrevjglio, è questo ciò che si vede entrando nel podere che, dopo esser stato sequestrato alla mafia, è stato da poco messo a disposizione del Comune cremonese di Spino d’Adda, proprio al confine con la Bergamasca.
Il progetto sociale
A darne la notizia, il sindaco Enzo Galbiati in una conferenza tenuta poco prima delle vacanze natalizie. Il primo cittadino: «La tenuta si aggiunge ad altri due beni confiscati, due appartamenti, ma con la differenza che il podere verrà gestito temporaneamente da diverse associazioni e non dal Comune, finché non si istituirà un bando. Si tratta della "Ucap. Te Una Casa Anche Per Te", della Cgil di Cremona e del sindacato pensionati Cgil, con la collaborazione della nostra diocesi e della cooperativa "Famiglia Nuova". Il nostro obiettivo è svolgere all’interno della tenuta attività a scopo sociale, ricreativo, culturale, ma verranno anche organizzati corsi di formazione e progetti per la pet therapy. Mi auguro che questo luogo diventi un punto di aggregazione e che possa offrire varie opportunità di lavoro alle persone più fragili».
Un progetto nuovo per uno spazio che avrà così nuova vita. Un’area molto grande dove ancora si possono notare un paio di stalle per cavalli e un maneggio coperto, un laghetto nascosto tra numerosi alberi, serre, un campo da calcetto e da tennis, diversi magazzini, una cella frigorifera, e infine, si presume, una struttura destinata alla macellazione, attività primaria del podere che ha generato negli anni milioni e milioni di euro di evasione fiscale.
Le indagini
In sede di conferenza, la direttrice dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati di Milano Simona Ronchi ha anche spiegato: «Tutto nasce dalle indagini della Polizia di Cremona. Avevano raccolto vari indizi circa un gruppo di persone di Spino alle quali facevano capo diverse società cooperative amministrate da prestanome che svolgevano attività legate al commercio di carni. Tutte le fatture emesse erano fasulle, per il solo 2009 si parla di circa 18 milioni di euro evasi. Il 23 settembre 2014 si sono concluse le operazioni e sono stati confiscati i beni immobili e messi sotto sequestro tutti i conti correnti dei malavitosi, mentre a dicembre abbiamo consegnato ufficialmente il podere al controllo del Comune».