Sarà presentato a "Milano Montagna"

Addio vecchio scarpone lo sci avrà una nuova calzatura

Addio vecchio scarpone lo sci avrà una nuova calzatura
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Una volta era solo uno scarpone di cuoio, assicurato allo sci. Poi l’evoluzione degli attacchi richiese un adattamento delle calzature e si cominciarono a progettare scarpe preposte esclusivamente a questo sport. Nel 1955 comparvero scarponi simili a quelli moderni e due anni dopo Bob Lange creò il primo paio in plastica. Da allora la produzione raggiunse livelli di consumo di massa, favorita dal boom economico che permise alle famiglie italiane di intrattenere qualche piccolo hobby.

Dopo più di cinquant’anni, i classici scarponi da sci stanno per essere sostituiti da un nuovo modello. Comfort e alta prestazione, due parole-chiave che si sentono ripetere molto spesso, sono gli obiettivi che hanno guidato gli ideatori. Le calzature sono costituite da materiali che si modellano con il calore e che si adattano alla forma del piede: in questo modo, la performance sciistica diventerà più agevole. Dal momento che sono perfettamente aderenti, inoltre, sono in grado trattenere perfettamente il calore e la differenza termica può arrivare anche ai dieci gradi. Gli scarponi sono realizzati con derivati del petrolio, ma anche della canna da zucchero e dell’olio di colza. Il design è stato curato in ogni dettaglio.

Verranno presentati al festival «Milano Montagna», che si terrà dal 16 al 18 ottobre, dove si terranno seminari divulgativi sull’evoluzione dei materiali e sulle tecnologie applicate alla montagna. In esposizione ci saranno anche uno scarpone in grado di passare dalla modalità «walk» a quella «ski» con il solo inserimento nell’attacco, uno sci al quale si possono applicare pesi per renderlo più solido nella discesa, una nuova ciaspola ibrida (che riduce l’ingombro e che al contempo risulta più performante sul ghiaccio) e alcuni software per smartphone studiati per aumentare la sicurezza in pista e fuori.

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Il mago degli scarponi da sci. Prima dei materiali innovativi, prima che si parlasse di design, l’innovazione degli strumenti sportivi passava attraverso le mani degli artigiani: tra questi, Mario Ottusi, oggi ultrasettantenne, era noto per essere un mago. Quando era un bambino aiutava il padre nella sua bottega di biciclette, tirando i raggi delle ruote fino alle 11 di sera. Poi tornavano insieme a casa, a Crescenzago (MI). A 14 anni assiste lo svizzero Hugo Koblet durante le gare cittadine, cambiando i tubolari, e a 16 segue il Giro d’Italia come aiuto meccanico nella squadra dello scalatore lussemburghese Charly Gaul, che porta a casa la maglia rosa. L’anno successivo, nel 1957, Ottusi è il meccanico dell’ammiraglia di Learco Guerra al Tour de France.

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Continua a occuparsi di ciclismo fino alla fine degli anni Sessanta, quando adatta il suo talento meccanico e artigiano allo sci. Ricorda che «la mia vera modifica di uno scarpone è legata a un medico che per il male ai piedi faticava a sciare. Gli suggerii di fare un plantare anatomico e modificare lo scafo per ridurre il dolore. Avevo provato a proporre la stessa soluzione anche ad altre persone, ma lui è stato il primo ad avermi ascoltato. Quegli espedienti applicati allo sci e suggeriti dall'esperienza nel ciclismo, ai tempi sembravano infatti pura fantascienza». Da quel momento, l’opera di Ottusi è diventata molto richiesta, perché estremamente precisa e curata. Lavora ancora oggi, appoggiandosi al laboratorio di Alessandro Conti di Via Bottego. Segue soltanto i clienti storici, i quali possono vantare sciate «in punta di piede».

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