Il nostro vessillo nel mondo

Ragazzi, abbiate cura della Dea D’ora in poi siam tutti convocati

Ragazzi, abbiate cura della Dea D’ora in poi siam tutti convocati
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In copertina, una vignetta di Luca Nosari.

 

Berlino, pomeriggio di sabato, vigilia di Pasqua. Il ragazzo è svedese ma studia Scienze politiche nella capitale tedesca. Si guadagna da vivere guidando gruppi di turisti in bicicletta che affrontano le strade di Berlino sulla traccia del Muro abbattuto nel 1989. «Noi veniamo da Bergamo», gli dico. Lui si fa pensoso, poi si illumina: «Oh, yes... Atalanta! Atalanta has shirt black and blue...». Ebbene sì: incerto su Bergamo, il giovane svedese è sicuro sulla nostra squadra di calcio. E non per via del nostro Stromberg, no, il grande centrocampista lui non lo conosce, è troppo giovane. No, il ragazzo conosce l’Atalanta per via degli ultimi campionati, di quello che sta facendo di eccezionale fra Italia ed Europa: anche lui mi accenna a questa «wonderful tale», questa bellissima storia della squadra di provincia che sconfigge gli squadroni grazie ai suoi giovani e a un allenatore, particolarmente in gamba, che crede in loro. L’Atalanta è, un po’ come il Leicester, ambasciatrice in Europa di un’idea che sempre affascina, che parla a tutti: con la cura, con l’intelligenza, con la preparazione si possono ottenere grandi risultati. E anche chi non può contare su uno strapotere economico può farcela, può affermarsi. Può sconfiggere la Juventus per 3-0.

 

 

Questo simboleggia l’Atalanta di Gasperini e di Percassi. La passione e l’intelligenza che vanno oltre i limiti. Contro gli steccati dettati dall’economia, contro i pronostici guidati dai grandi nomi. Rappresenta un messaggio che non è soltanto calcistico, ma che è profondamente umano. E la gente lo percepisce, a Bergamo e a Berlino. Lo percepiscono i tifosi, lo afferrano gli ultras che con questa Atalanta sono ulteriormente maturati, che si sono allontanati anni luce dal modo di porsi degli Anni Novanta e del primo decennio Duemila. Anche i tifosi, anche gli ultras fanno parte di questa fiaba. Noi siamo un simbolo, e non possiamo tradirlo.

Non per caso, ma... Tutto questo non sta avvenendo per caso, fa parte di un progetto avviato con la stagione 2010-'11, con l’Atalanta in Serie B e l’avvento dell’Era Percassi. I Percassi, padre e figlio, tornarono a guidare la società con l’entusiasmo degli imprenditori lungimiranti. Venne lanciata la campagna di abbonamenti a prezzi stracciati, con uno sguardo particolare ai giovani. Era un messaggio forte di accoglienza, di cambiamento: lo stadio spalancava le porte. La gente rispose, i giovani anche, fu una campagna record. Vincemmo il campionato con Colantuono al timone. Allenatore in gamba, prudente, di buon senso. Un gioco non certo spumeggiante, ma redditizio, adatto a una squadra di provincia. Ma Antonio Percassi e suo figlio Luca cercavano altro. Colantuono venne esonerato nell’ultima parte del campionato 2014-'15, arrivò Eddy Reja che condusse i nerazzurri alla salvezza anche nel campionato successivo. Ma i Percassi volevano altro. Volevano provare a volare alto. Ringraziarono Edy, e cercarono un nuovo mister.

 

 

Dicevamo che non è per caso che siamo a questo punto. Tuttavia la fortuna ci ha messo lo zampino. Perché i Percassi avevano puntato su Maran, bravo allenatore del Chievo (al tempo). Sembrava fatta, invece l’accordo saltò. E allora all’orizzonte apparve un outsider, un allenatore che non si capiva bene che dimensione avesse: un genio per quel che aveva fatto con il Genoa, un disastro con l’Inter e il Palermo. In quel momento, Percassi e Gasperini non sapevano che stavano per unire il “nitro” con la “glicerina”. Quello fu il caso. Tutto il resto è talento e progetto. Lo ricordiamo tutti l’avvio di campionato fallimentare di quel 2016-'17, ricordiamo i mugugni, non abbiamo dimenticato chi in maniera risoluta diceva: «Gasperini a casa». Nuovo grande merito dei Percassi fu mantenere la fiducia nell’allenatore anche se dopo cinque giornate avevamo tre punti ed eravamo penultimi in classifica. Anche se, alla vigilia della sesta giornata, Gasperini decise di lasciare a casa i senatori e inserì in prima squadra un bel gruppo di ragazzi...

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 5 del BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 2 maggio. In versione digitale, qui.

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