Volontariato

Chiara Valoti, da Vall'Alta di Albino alla Bolivia: là ha incontrato la sua strada

23 anni, ha fatto parte della delegazione bergamasca con il vescovo Beschi. Esperienze con madri adolescenti, in carcere minorile e in una casa famiglia

Chiara Valoti, da Vall'Alta di Albino alla Bolivia: là ha incontrato la sua strada
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di Fabio Gualandris

Chiara Valoti, 23 anni, è una volontaria originaria di Vall’Alta, che ha fatto parte della delegazione bergamasca, guidata dal vescovo Francesco Beschi, nel recente viaggio in Bolivia in occasione del sessantesimo anniversario di cooperazione tra le due chiese di Bergamo e di Bolivia.

Ha potuto così visitare i luoghi di missione del suo compaesano don Roberto (Berto) Nicoli, a Melga, dove è sepolto e ricordato dalla popolazione locale con affetto e riconoscenza, anche con una statua e una mostra che raccoglie molte fotografie riguardanti la sua vita: dall’infanzia a Vall’Alta in Grumelduro, dove è nato, passando alla sua vocazione e scelta di partire per la Bolivia, fino alle grandi opere realizzate nella sua amata terra lontana, in particolare a Sacaba e poi a Melga, dove un altro albinese d’adozione, don Gian Luca Mascheroni, per tanti anni curato ad Albino, ne continua l’impegno.

L’anno scorso Chiara ha vissuto la sua prima esperienza di missione. È stata in Costa d’Avorio dal 15 luglio all’11 agosto 2021, nella parrocchia di Agnibilékrou, paese al confine con il Ghana. Dal 20 luglio al 26 agosto di quest’anno è stata la Bolivia il suo punto di approdo: le prime due settimane girando per varie città con la delegazione bergamasca e il vescovo Francesco, le ultime tre come volontaria a Santa Cruz, in tre distinte realtà.

Queste esperienze sono legate alla diocesi di Bergamo?

«Sì, la nostra diocesi ha parecchi missionari sparsi un po’ in tutto il mondo. L’anno scorso avevo espresso la mia volontà di partite iniziando a seguire gli incontri mensili proposti del Centro missionario; inizialmente chiesi di partire per la Bolivia, ma a causa della pandemia non era ancora possibile andarci, quando si è prospettata ho colto allora l’opportunità di partire per l’Africa».

Che esperienza è stata?

«Ero in una parrocchia, con diversi animatori locali facevamo una specie di Cre a circa 800 bambini dai 4 ai 15 anni. Mi sono così inserita in un contesto che mi era già familiare, visto che anch’io ho sempre fatto l’animatrice dei nostri Cre della Valle del Lujo a Vall’Alta. Ho colto e mi porto dentro l’entusiasmo e l’energia di quei bambini nello stare insieme con gioia, bastava poco e pochi semplici giochi».

E quest’anno la Bolivia...

«Volevo rivivere anche quest’anno un’esperienza di volontariato, prima nel viaggio con il vescovo e la delegazione bergamasca visitando La Paz, Tarija, Cochabamba, Melga, fino ad arrivare a Santa Cruz dove mi sono fermata per tre settimane di volontariato».

Cosa ha fatto in queste tre settimane?

«È stata un’esperienza molto impattante ed emotivamente impegnativa. Ho sperimentato tre contesti mai vissuti, e viverli dall’altra parte del mondo è stato molto forte. Il primo è “Casa Madre Maria”, centro di formazione per madri adolescenti vittime di violenza: tredici ragazze che ho visto già donne, dodici con un piccolo e una incinta. Con altre due volontarie aiutavo in casa e nell’accudire i piccoli, stavo con le madri adolescenti supportandole nelle mansione che avevano». (...)

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