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Da Capo Nord a Capo San Vincent per beneficenza: l'impresa del gioielliere Cesare Curnis

7.600 chilometri in bicicletta per sostenere Spazio Autismo Bergamo e l’associazione Itaca, che si occupa di disagio mentale

Da Capo Nord a Capo San Vincent per beneficenza: l'impresa del gioielliere Cesare Curnis
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Sul nostro continente c’è un percorso ciclistico estremo, decisamente non per tutti: l’European Divide Trail. Va dall’estremità della Norvegia, il Capo Nord, all’estremità sud del Portogallo, Capo San Vincent. Se l’è inventato Andy Cox, inglese classe 1978 di Oxford, nel 2021, ispirato dai percorsi fuoristrada a lunga distanza che aveva visto online, per lo più nelle Americhe. I giorni necessari per completarlo, nella mente del creatore, sono in media cento, ma dipende da cosa si desidera dall’esperienza. Ad alcuni piace viaggiare veloci e leggeri, coprire rapidamente il terreno e trascorrere molte ore al giorno in sella, ma per altri si tratta di immergersi in una cultura o in un paese, mangiare nei ristoranti e visitare musei.

Quest’anno l’European Divide Trail l’ha percorso anche un gioielliere bergamasco: 7.600 chilometri, di cui molti fuoristrada. Un’impresa epica in solitaria. L’obiettivo non era solo sportivo, ma profondamente umanitario: sensibilizzare e raccogliere fondi per "La nota in più", progetto legato a Spazio Autismo Bergamo, e per l’associazione Itaca, che si occupa di disagio mentale.

Attraversando otto paesi e completando 37 tappe, Cesare Curnis ha documentato ogni passo del suo viaggio sui social, utilizzando lo pseudonimo “Lo Sportivo Sedentario”. Il motivo principale? Sostenere le attività benefiche delle due associazioni attraverso la sua iniziativa “Aut Bike Adventure” (Aba).

La bici di Curnis nella Sierra Nevada, in Spagna

Sul sito in cui presenta la “sfida” scrive: «Non è solo un test fisico, ma una dimostrazione di tenacia, un messaggio al mondo che non ci sono limiti a ciò che si può ottenere con determinazione e un cuore pulsante di motivazioni profonde. La raccolta fondi avviene attraverso vari canali e iniziative, ognuna pensata per massimizzare l'impatto e coinvolgere un pubblico ampio. Gli appassionati e i sostenitori possono seguire il viaggio in tempo reale, vivendo ogni sfida e successo attraverso reportage dettagliati e filmati che catturano l'essenza pura di questa epopea. Questa narrazione multimediale serve non solo a ispirare, ma anche a invitare donazioni dirette a favore delle associazioni selezionate, permettendo a chiunque di contribuire attivamente al successo delle missioni benefiche».

La mattina del 22 agosto, Curnis ha finalmente concluso la sua avventura al faro di Capo San Vincent, diventando il primo italiano a completare questa rotta ciclistica in solitaria, in soli 41 giorni. Nonostante non sia un ciclista professionista - il suo sport preferito è sempre stata la vela - ha trovato decisamente nella bicicletta una nuova sfida personale.

Il legame di Cesare con il tema dell’autismo non è casuale: suo figlio, a cui è stata diagnosticata la sindrome di Asperger a 21 anni, durante il periodo della pandemia, ha rappresentato per lui una profonda fonte di ispirazione. «Quando ho scoperto la diagnosi, il mio mondo è cambiato», racconta Cesare. Questo evento ha acceso in lui la volontà di saperne di più sull'autismo e di fare qualcosa per sensibilizzare l’opinione pubblica. Da qui è nata l'idea di affrontare l'European Divide Trail.

Ad oggi, il viaggio di Curnis ha permesso di raccogliere già alcune migliaia di euro, grazie a donazioni spontanee di cittadini comuni. Il gioielliere prevede che presto si aggiungeranno anche donazioni più consistenti da parte di grandi donatori. Durante il percorso, ha incontrato molte persone che si sono mostrate sensibili alla sua causa e che lo hanno aiutato in vari modi. «Ho trovato tanta umanità ed empatia», dice Cesare, raccontando come abbia filmato alcune conversazioni sulla tematica dell’autismo che diventeranno parte di un docufilm.

Per Curnis questo viaggio non è stato solo una sfida fisica, ma anche un’occasione di crescita personale. Riflette infatti su come l’esperienza lo abbia cambiato profondamente: «Mi sento diverso. La società ci educa a perseguire forza e successo, ma ho imparato che ciò che conta davvero è migliorare se stessi, anche solo di poco ogni giorno».

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