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La curiosa storia dei mancini

La curiosa storia dei mancini
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Il 13 agosto è la Giornata mondiale dei mancini. L’iniziativa fu lanciata nel 1976 dall’associazione Lefthanders International, con l’obiettivo di ricordare le disparità di cui sono stati vittima in passato e fare in modo che vengano eliminate quelle ancora presenti. Proprio così, perché nonostante tutti i pregiudizi siano stati, col passare del tempo, abbattuti, in molte tradizioni restano strascichi di passate credenze. Nei Paesi musulmani, per esempio, è vietato lavarsi e mangiare con la mano sinistra, considerata impura e riservata solamente alla pulizia delle parti intime. L’etimologia stessa della parola “mancino” mostra come ci sia sempre stato un pregiudizio verso il mancinismo: in latino, mancus significa “mutilato”, “storpio”. Il termine “sinistro”, inoltre, è collegato nella nostra lingua a concetti non certamente positivi: sinonimo di “incidente”, ”sciagura”, è spesso usato come aggettivo per definire qualcosa come avverso, sfavorevole, minaccioso o pauroso.

Se in passato pseudo-scienziati e letterati si scervellarono nella ricerca di prove concrete dell’inferiorità mancina, oggi gli studi sono invece volti al dare una spiegazione alla superiorità artistica e inventiva. Questo perché alcune tra le più grandi personalità di successo del passato e del presente sono infatti mancini: si va da Leonardo e Michelangelo, a Maradona e Messi; da Obama e Ronald Reagan, a Fidel Castro e Valentino Rossi; da Charlie Chaplin e Lady Gaga, a Tom Cruise e Robert De Niro. Senza dimenticare Einstein, Jimi Hendrix, Napoleone, Carlo Magno, la Regina Elisabetta, Platini, McEnroe e addirittura Bart Simpson.

Dalla “mano del diavolo” all’abbattimento del pregiudizio. I mancini rappresentano il 10% della popolazione mondiale e quindi, oggi, saranno ben 700 milioni di persone a festeggiare la loro giornata. Una ricerca pubblicata nel 2004 ha dimostrato come, già nell’era preistorica, la proporzione di popolazione mancina era pari a quella odierna, ciò perché il mancinismo portava dei vantaggi, ad esempio nei combattimenti. Questa particolarità è tutt’ora evidente in diverse discipline sportive, come la scherma o il tennis, dove gli atleti mancini sono molti. La rarità del mancinismo ha però spesso portato la credenza popolare ad assoggettarlo ad una disfunzione genetica, una sorta di malattia da estirpare con la forza. La mano sinistra era considerata, nella tradizione religiosa europea, la “mano del diavolo”, quella degli invertiti, tanto da venire considerata l’appendice dell’eresia e dell’apostasia. A scuola si insegnava, con l’uso della forza, ad usare solamente la mano “giusta”, la destra, tanto che anche Ronald Reagan dovette imparare a firmare i documenti ufficiali con la destra piuttosto che con la sinistra. La scienza non fu da meno: nei primi del ‘900 vennero realizzati fantomatici studi che abbinavano il mancinismo alla demenza e alla dislessia. Solamente tra gli anni ’60 e ’70 si iniziò a considerare il mancinismo una semplice caratteristica individuale e si iniziò a contrastare il pregiudizio che fino ad allora aveva imperato nel mondo.

I mancini? Più creativi. Una volta messe da parte le credenze popolari e i pregiudizi senza alcun fondamento scientifico, la vera scienza prestò particolare attenzione al mondo mancino. La curiosità nacque dal fatto che molti personaggi famosi, del passato e del presente, erano o sono mancini. Il primo a fare dei veri e propri studi sulla materia fu il neuroscienziato americano Michael Gazzaniga. Già negli anni ’50 era noto che l’emisfero destro e quello sinistro del nostro cervello erano sede di funzioni fisiche e mentali diverse tra loro, e che i due emisferi controllavano i movimenti del lato opposto del corpo: l’emisfero sinistro controlla il lato destro del corpo, viceversa l’emisfero destro controlla il lato sinistro. Gli studi dimostrarono che l’emisfero destro è la sede delle emozioni, della percezione dello spazio, della creatività e dell’immaginazione. I mancini, dunque, sviluppando maggiormente l’uso di questo emisfero rispetto al destro, sono, geneticamente parlando, persone più creative e intuitive dei destrorsi. Sanno memorizzare meglio, sanno creare e inventare con maggior facilità e sono anche più spigliati nella socializzazione, cosa che, secondo alcune ricerche statunitensi, li renderebbe anche persone di maggior successo nelle relazioni amorose. Un bel salto in avanti dall’essere ritenuti dei dementi.

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