Finalmente ci siamo: da "Cascina" a "Casa Ponchia", una grande opera di Bergamo
Inaugurato oggi (7 dicembre) l’immobile che ospiterà adulti autistici voluto dal Comune. Un caso unico in Italia, gestito da Spazio Autismo e Coop Serena
di Marta Belotti
«Qui faranno la vita che fanno tutti: si giocherà e si dormirà; si cucinerà e si mangerà; si riderà, si piangerà, si discuterà. Insomma, tutte quelle cose che si possono fare in una casa».
Così Tino Manzoni, dell’associazione Spazio Autismo, descrive la nuova vita alla quale è destinata la ex Cascina Ponchia, l’immobile al civico 8 dell’omonima via nel quartiere Monterosso, occupato dal 2013 fino al 2020 e poi sgomberato e tornato nelle mani del legittimo proprietario, ovvero il Comune di Bergamo. Ora, dopo un anno e mezzo di cantiere guidato da FerrettiCasa su incarico della Giunta per un investimento di due milioni di euro, l’immobile, ristrutturato e riqualificato, è pronto a diventare la casa di una dozzina di adulti autistici.
Nello specifico, come si legge dal sito Bergamo in chiaro, gli alloggi sono destinati a «persone di età compresa tra 25 e 45 anni, con problemi dello spettro autistico e residenti nei Comuni dell’Ambito Territoriale 1 di Bergamo». Qui vivranno un percorso di autonomia abitativa, affiancati dalla cooperativa Serena e con l’appoggio dello stesso Comune di Bergamo.
«Semplicemente una casa»
Oggi, sabato 7 dicembre, l'inaugurazione, con la presenza della sindaca Elena Carnevali, dell’assessore alle Politiche sociali, Marcella Messina, dell’assessore alla Rigenerazione urbana, Francesco Valesini, nonché dell’associazione Spazio Autismo e della cooperativa Serena, dei fratelli Ferretti e dell’architetto Leonardo Angelini. È stato presentato il nuovo spazio - di ben settecento metri quadrati complessivi - che da “Cascina Ponchia” è ora diventato “Casa Ponchia”, come tiene a sottolineare Manzoni, «perché questa sarà innanzitutto, e semplicemente, una casa per tutti».
L’organizzazione degli spazi
Al piano terra, gli spazi sono stati strutturati affinché siano un luogo di ritrovo e di connessione con i cittadini del quartiere e di Bergamo in generale. «Paradossalmente, potremmo farci anche una semplice pizzata, oppure degli incontri culturali, o tutto quello che vogliamo, purché ci sia uno scambio e una relazione con il territorio», sottolinea Manzoni.
Sarà quindi un piano in “work in progress” continuo, per tenere vive le relazioni tra chi abiterà la Casa Ponchia e le persone del quartiere (...)
Giusto così....come posso fare x aiutare come volontaria... grazie
Bella cosa .dovremmo fare per senzatetto . Prima italiani .grazie