Grazie per averci reso antipatici

Grazie, Atalanta. Per il fantastico 2019 che hai regalato a tutti noi, cuori nerazzurri; per aver portato alto, in Italia e in Europa, il nome di Bergamo e i nostri colori; per averci fatto emozionare fino alle lacrime; per la nuova Curva, un gioiello che mai avremmo pensato potessimo permetterci; per averci reso grandi, noi, tapini del calcio che conta. Ma soprattutto per averci reso antipatici.
È vero, tanti parlano bene di noi. Delle squadra, del suo gioco e di noi tifosi. Ma se avete amici interisti, milanisti o juventini, vi sarete accorti che "tanti" non è sinonimo di "tutti". Dopo la storica vittoria sullo Shakhtar, per dire, i non atalantini bergamaschi non è che hanno passato giornate felici. Per dire: San Siro, il "loro" stadio, è diventato "nostro" e soltanto grazie a noi potrà continuare a risuonare in quella meravigliosa struttura l'inno della Champions. Mentre loro lo vogliono abbattere, noi lo manteniamo in vita. Anzi, lo rendiamo casa di serate da sogno. L'invidia, si sa, è sentimento umano del resto. Tra i meneghini calcistici, poi, ci sono pure i rossoneri, a cui abbiamo cancellato ogni qualsivoglia tipo di velleità antagonistica con quella mirabolante prestazione al Gewiss Stadium: 5-0, dominio totale e arrivederci al 2020. Non possono fare altro che leccarsi le ferite e fotografarci la targa, cosa che ormai è diventata abitudine.
























E gli juventini? Be', loro restano lassù, i più forti, indubbiamente. Eppure... Con Sarri sognavano il bel gioco. Non gli bastava più vincere, volevano stravincere e pure incantare. Niente da fare: per l'incanto c'è solo la Dea. Gasperini, di stagione in stagione, sta migliorando sempre più il gioco di una macchina sportiva che pare non sapere cosa sia la perfezione, nel senso che riesce sempre a migliorarsi, a stupire una volta in più, ad alzare l'asticella. Non importa chi scenda in campo (dimenticano tanti che non vediamo Zapata, il nostro bomber, sul rettangolo verde da quasi tre mesi), il risultato - non quello sportivo, ché a Bergamo vincere mica è l'unica cosa che conta - non cambia: spettacolo, brividi, pel de poia.
Grazie Atalanta, dunque, anche per averci fatto scoprire il piacere dell'invidia sportiva altrui. Perché - è inutile negarlo - in passato tante volte, davanti alle retrocessioni e alle salvezze sudate, ci siamo dannati pensando sarebbe stato più semplice tifare una grande, mentre adesso possiamo soltanto gioire. E sognare. Perché grazie a Gasp e alla sua banda di matti e coraggiosi ragazzi, pure immaginare un trofeo in bacheca non è così folle. Il nostro pacco sotto l'albero è tutto questo. Ed è bellissimo, nella sua unicità. Grazie, quindi. E buon Natale a tutti, soprattutto a quelli a cui, oggi, stiamo un po' sulle palle, sportivamente parlando.