Storia e scoperte

I test dell'Humanitas Gavazzeni sui rotoli dell'esploratore Beltrami, che scoprì le fonti del Mississippi

I delicati reperti, custoditi al Museo Caffi, necessitano di analisi con strumenti particolari per poterne scoprire i segreti, rimasti celati fino a oggi

Pubblicato:
Aggiornato:

Sul “tavolo operatorio” dell’ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo due rotoli di corteccia di betulla dell’esploratore bergamasco Costantino Beltrami, che scoprì le fonti del fiume americano Mississippi: l’obiettivo è quello di analizzare l’interno dei carteggi con un endoscopio ad alta definizione, in modo non invasivo, senza dover srotolare i fragili reperti. Con questo metodo il Museo di Scienze Naturali Enrico Caffi di Bergamo desidera svelarne il mistero e, per farlo, si affida a indagini che hanno coinvolto la tecnologia medica della struttura.

Una storia lunga duecento anni

Era il 1823 quando Beltrami scoprì un luogo dove nessun pioniere era mai riuscito ad arrivare, ovvero le fonti del Mississippi, percorrendo a ritroso i quasi quattromila chilometri del fiume più lungo di tutte le Americhe. Archi e frecce, un tamburo, utensili da cucina, vestiti e addirittura uno scalpo: sono solo alcuni dei reperti che l’esploratore riportò a Filottrano - in provincia di Ancona, dove morì nel 1855 - dal suo viaggio, per testimoniare la vita e le usanze dei nativi americani e che ora sono in mostra nella sala etnografica del museo. Ma portò in Italia anche sei rotoli di corteccia di betulla essiccata di cui due, conservati a Bergamo, sono appunto al centro dell’indagine operata da Humanitas Gavazzeni.

L’indagine sui reperti

Risulta quasi impossibile srotolare i carteggi, composti da almeno tre fogli di betulla ciascuno, senza danneggiarli irrimediabilmente: così è stato necessario procedere con degli interventi non invasivi, sfruttando le fessure tra uno strato e l’altro. L’ospedale ha messo a disposizione il proprio videoendoscopio per apparato gastrointestinale, che è stato utilizzato dal dottor Nicola Gaffuri, responsabile dell’Unità di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva.

Indagine HGAV_rotoli Beltrami (1)
Foto 1 di 7
Indagine HGAV_dettaglio endoscopio_rotoli Beltrami
Foto 2 di 7
Da sinistra_Marco Valle_Nicola Gaffuri (1)
Foto 3 di 7
Indagine HGAV_rotoli Beltrami
Foto 4 di 7
Indagine HGAV_ dettaglio segno_ rotoli Beltrami
Foto 5 di 7
Indagine HGAV_endoscopio_rotoli Beltrami
Foto 6 di 7
Da sinistra_Marco Valle_Nicola Gaffuri
Foto 7 di 7

«Lo strumento ci ha permesso di controllare le piccole particolarità di un millimetro, illuminando e mostrando elementi fino ad ora rimasti nascosti in modo mini invasivo, senza intaccare il materiale», ha spiegato il medico.

Segni da decifrare

L’albero di betulla era considerato sacro per i nativi americani e la sua corteccia era largamente utilizzata dalla popolazione per le sue doti di impermeabilità allo scopo di rivestire canoe e tepee, le loro abitazioni tipiche. È anche attestato che venisse utilizzata per scrivere, simile ai fogli di papiro nell’Antico Egitto. Il Museo di Scienze Naturali Enrico Caffi di Bergamo nel 2023, in occasione delle iniziative per Bergamo-Brescia Capitale italiana della Cultura, inaugurerà una mostra dedicata a Beltrami che coinvolgerà anche la Biblioteca Angelo Mai, dove sono custoditi preziosi documenti di questo viaggio.

«Il fatto che l’unico rotolo aperto presenti chiari segni di un paesaggio, con i contorni di laghi, il tracciato dei fiumi e scritte facilmente attribuibili a Beltrami, fa ben sperare che anche nei nostri si nasconda qualche testimonianza raccolta dall’esploratore - ha affermato il direttore del museo Marco Valle -. Certo è che questo studio rappresenta un’ulteriore dimostrazione di come questi oggetti siano sempre fonte di sorpresa, specialmente i materiali etnografici: in grado di raccontarci vite, popoli e culture lontane nel tempo e nello spazio da noi».

Seguici sui nostri canali