Il video commovente di “Hallelujah” cantata su una terrazza di via Partigiani
Chitarra e voce, un turista inglese o forse americano l’ha intonata mentre i suoi bambini giocano a pochi metri da lui
Il sentire comune può essere interpretato anche da una poesia. Una poesia in forma di canzone, meglio, perché la musica smuove gli umori anche laddove non arrivano le parole. E poche canzoni nella storia della musica hanno saputo svolgere il loro compito così egregiamente come “Hallelujah” di Leonard Cohen. Già nel 2010 si contavano circa 200 cover del brano: tra le più note quelle di Bob Dylan, John Cale e Jeff Buckley (struggente). Una canzone-preghiera, ispirata alla bellezza e all’amore, che Cohen ha cesellato per due anni, fino a farne un capolavoro di perfezione.
“Hallelujah” sul tetto. Ieri, domenica 15 marzo, Marco Saita ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video di quella canzone stupenda, interpretata egregiamente su una terrazza di via Partigiani. «Sono inglesi, forse americani, non so. Vedo i bambini da giorni giocare sul terrazzo. Erano venuti a visitare una Città stupenda, con delle Mura che nemmeno il castello della Playmobil. Sono prigionieri come noi, adesso, qui, insieme a noi». E ancora: «Non si viene a Bergamo a farmi piangere».
Canzone enigmatica. Come disse una volta all’Indipendent lo stesso Cohen, zla canzone spiega che diversi tipi di hallelujah esistono, e tutte le hallelujah perfette e infrante hanno lo stesso valore. È un desiderio di affermazione della vita, non in un qualche significato religioso formale, ma con entusiasmo, con emozione». Un inno alla vita, quindi, e alle gioie e le sofferenze che contiene.