Kuwait, padiglione tra dune e monti Risorge a Val Brembilla a fine anno
Come il fiore del deserto, la ginestra, che si piega ma non si spezza e resiste a vulcani e intemperie, il padiglione del Kuwait, che al deserto ha fatto riferimento durante Expo 2015, diventa segno della rinascita di un’area decisamente più verdeggiante, la Val Brembilla. È noto infatti che il Comune bergamasco, un anno fa, si è aggiudicato per 130mila euro, in fase di sconti-rottamazione, la splendida struttura, giudicata da 20 milioni di visitatori la più bella in assoluto dell’esposizione universale. Più bella anche del visitatissimo – ai confini dell’inaccessibile – padiglione del Giappone. Però le strutture progettate dall’architetto meneghino Italo Rota aspettano da mesi di tornare in posizione verticale. Ora, a quanto pare, c’è una tempistica precisa. E una destinazione d’uso di buon auspicio per il futuro dell’economia montana. Che non si arrende allo spopolamento.
Dai «rottami» un contenitore di sogni. Un sindaco visionario, Damiano Zambelli. Nel senso positivo del termine. Vuol dare un futuro a una terra, la Val Brembilla, operosa e satura di industrie e aziende artigiane. Passando anche da un’opera che abbia un forte richiamo simbolico. I «rottami» del padiglione sono attualmente stoccati nell’area del Comune tra i due ponti di via Donizetti e via Capodat, lungo il Brembilla. Area dove il contenitore rinascerà. A riprogettarne la sua forma e funzione il suo ideatore, l’architetto Rota, una sorta di factory che vuol supportare l’imprenditoria di domani con laboratori mirati. Il primo cittadino punta a far cominciare i lavori durante l’estate. L’inaugurazione potrebbe avvenire in autunno. La suddivisione degli spazi – scrive L’Eco di Bergamo - sarà fatto in questo modo: a piano terra si ricaverà un sala per feste, incontri, associazioni, dibattiti. All’esterno un’area attrezzata per il mercato. Al piano superiore (che in origine non c’era) i sei laboratori del progetto «Turnà ’ndomà», che vuol disegnare un futuro per un territorio che non ha problemi né di vitalità economica né di occupazione, tant’è che serve gente da fuori per coprire i posti di lavoro.
Si passa dalla Provincia. Il progetto esecutivo è già pronto: dev’essere validato dalla Coop Consulting entro il 6 marzo, come da Nuovo codice degli appalti. Poi il progetto esecuto deve essere approvato dalla Giunta comunale. Il bando per l’assegnazione dei lavori all’impresa dovrà passare dalla Centrale unica di committenza della Provincia. Per far posto alla grande scatola di vetro e acciaio - 12 metri per 15, si dovrà scavare una parte del versante montano. Sarà rifatta la massicciata di contenimento e la viabilità, di concerto. e verrà riqualificata la viabilità dell’area per migliorare l’accesso. Costo totale dell’operazione: un milione e mezzo di euro, coperti in parte con mutuo trentennale con la Cassa depositi e prestiti.
Il progetto «Turnà a ‘ndomà». C’è un gruppo pronto a partire per dar vita ai laboratori destinati al futuro sviluppo della comunità: 20 volontari, al momento, di età diverse, come diverse sono le competenze e le aree di interesse. Una delle protagoniste è Giulia Zanardi, che lavora nell’azienda di famiglia, la cartotecnica Mara, ed è presidente della Pro loco. La presentazione dei sei laboratori in cantiere è già stata fatta a novembre: TanLab, utile a stendere un regolamento condiviso nell’amministrazione del padiglione; TecnoLab, destinato alla tecnologia; 3Dschool, sorta di palestra in vista dell’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro; ErgLab, per energia e sostenibilità ambientale; AgriLab, con l’ottica di rilanciare il marketing dei prodotti locali e l’appeal turistico; FunLab, teso all’organizzazione di eventi. C’è anche una collaborazione con l’Università di Bergamo: interviste e focus group, supervisionati da Mauro Cavallone, docente di strategia di marketing, che serviranno a raccogliere indicazioni per il rilancio della valle e l’ulteriore sviluppo del padiglione. E altro ancora: il ventaglio di collaborazioni possibili è molto ampio: la Arditi spa, azienda che si occupa di componenti per l’illuminazione, ha donato a Turnà a ‘ndomà strumentazione all’avanguardia per un valore di 75 mila euro. Il TecnoLab parte con il piede giusto.