La lettera

La disabilità, la riabilitazione a Serina e una nuova vita: «Grazie a Ingmar e Bruno Cavagna»

La giovane Erica Villa, con una malattia che impedisce l'utilizzo delle gambe, ha acquisito maggiore autonomia e fiducia in sé stessa. Ci ha scritto la sua storia

La disabilità, la riabilitazione a Serina e una nuova vita: «Grazie a Ingmar e Bruno Cavagna»
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Erica Villa con il chinesiologo Ingmar Cavagna

Ogni tanto, tra il racconto di quello che non va nella nostra quotidianità e gli scontri politici, è bello invece parlare delle storie positive. Come quella di Erica Villa, una ragazza disabile che, dopo aver intrapreso un percorso riabilitativo e aver conosciuto nuovi amici pronti a sostenerla, ha acquisito maggior sicurezza e iniziato, come dice lei stessa, una nuova vita.

L'incontro con Ingmar e Bruno Cavagna

«Sono affetta da una patologia che mi impedisce l’utilizzo degli arti inferiori e, per questo motivo, la mia vita riabilitativa ha avuto inizio quando avevo un anno - ha raccontato -. Tramite una conoscente, ho saputo di questo centro a Serina e, a maggio 2019, ho conosciuto Ingmar Cavagna, che mi ha spiegato nei minimi particolari quello che sarebbe stato il mio percorso, se avessi deciso di frequentare la sua palestra».

Dal quell'ottobre 2021, è diventata un'altra persona: Ingmar, chinesiologo osteopata, e suo papà Bruno Cavagna, medico di Serina, hanno preso a cuore la sua patologia ed hanno dato inizio alla terapia. Ha iniziato il percorso provando con training per la deambulazione e lavori di coordinazione del passo, poi una volta metabolizzati questi esercizi sono iniziati quelli più difficili: «Ingmar non mi ha mai lasciata sola: se sbagliavo, mi diceva cosa correggere, se facevo correttamente, si complimentava con me»

Il dottor Bruno Cavagna

Una nuova vita

In seguito, è arrivata la confidenza con il carrellino, nonostante facesse all'inizio un po' di fatica. Ma, grazie al modo di fare del suo terapista, è riuscita a prendere più sicurezza rispetto al suo corpo e ad affrontare la paura di non farcela. Ogni quindici giorni, veniva a trovarla Bruno, che cercava sempre di sostenerla e incoraggiarla: «Ciao roccia, come stai?».

Passati diversi mesi, i risultati sono stati notevoli per la giovane paziente, non solo dal punto di vista fisico: «Mi sono sentita più autonoma, non vedevo e non vivevo la mia disabilità e ogni volta che ho avuto la possibilità di confrontarmi con il dottor Bruno, gli confidavo questo mio pensiero. Perché è proprio vero, Ingmar, con il suo modo di fare e di essere, non mi faceva sentire la fatica durante riabilitazione. Grazie a lui, ero motivata a dare il meglio di me, perché ogni piccolo o grande sforzo lo alleggeriva con battute o scherzi, mettendomi di buon umore».

Dopo quest'esperienza, non sente più dolori come prima e riesce a stare più tempo in piedi. C'è anche l'aspetto umano, per cui è riuscita anche a stringere un legame speciale con delle altre persone: «Grazie al dottor Bruno Cavagna e a Ingmar per avermi dato l’opportunità di vivere una nuova vita».

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