Transumanza

Le foto delle mille pecore che hanno "invaso" Treviglio

Vengono dalla Val Seriana e con il loro pastore si sposteranno nelle prossime ore verso est, nel Bresciano

Le foto delle mille pecore che hanno "invaso" Treviglio
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La transumanza arriva a Treviglio. Stanno pascolando da giorni nei campi della Bassa e ad ogni tappa strappano centinaia di fotografie e di selfie a grandi e piccini. Un grosso gregge di pecore, proveniente dalla Val Seriana, è arrivato nelle scorse ore a Treviglio e insieme al suo fido pastore e alla sua roulotte, si sta spostando nella zona agricola a ovest della città, tra via del Bosco e la tangenzialina di Brebemi. Ne parla PrimaTreviglio.

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I capi sono circa un migliaio, e trascorreranno l’inverno in pianura prima di ritornare – con la primavera – in valle. «Giriamo i Comuni della zona, in queste settimane – spiega il pastore  – Mentre nei prossimi giorni, piano piano, ci sposteremo da ovest a est, in direzione di Brescia».

La transumanza patrimonio dell’umanità. Tradizione antichissima della Bergamasca ma non solo, la transumanza è stata iscritta l’anno scorso dall’Unesco nell’elenco dei “beni immateriali” dell’umanità. Sono 38 razze di pecore salvaguardate e tra di esse anche la grande Bergamasca, una varietà allevata soprattutto per latte e carni. Il Comitato intergovernativo dell’Unesco riunitosi a Bogotà, in Colombia ha approvato la richiesta di tutela avanzata nel 2017, per tutelare una pratica ancora oggi diffusa in tutta Italia.

Sia nel Centro Sud Italia, dove si trovano i Regi tratturi che collegano il Lazio alla Puglia, che nell’area alpina, la tradizionale migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori ha modificato non solo la storia ma anche la geografia italiana. Ma soffre oggi di importanti problemi.

Concorrenza sleale e stipendi troppo bassi per i pastori. In Italia sopravvivono ancora 60mila allevamenti nonostante il fatto che nell’ultimo decennio il “gregge Italia” sia passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni perdendo un milione di animali. «A pesare sono i bassi prezzi pagati ai pastori, il moltiplicarsi degli attacchi degli animali selvatici, la concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per nazionali ma anche del massiccio consumo di suolo che ha ridotto drasticamente gli spazi e i tradizionali percorsi usati proprio per la transumanza delle greggi con pesanti ripercussioni sull’economia nazionale ma anche sull’assetto ambientale del territorio perché quando un allevamento chiude si perde – aveva spiegato la Coldiretti – un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni».

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