L'elogio spassionato del Papa per il circo (e pure per Fellini)
Ad un certo punto le musiche struggenti di Nino Rota, quelle della colonna sonora del film italiano che lui ama di più, La strada di Federico Fellini, hanno commosso Bergoglio. È accaduto giovedì durante l’udienza in occasione del Giubileo dello spettacolo viaggiante, come in Vaticano è stato definito il grande mondo del circo. «Quando suonavano quella bella musica della Strada - ha detto Francesco - io ho pensato a quella ragazzina che con il suo lavoro itinerante del bello è riuscita a ammorbidire il cuore duro di quell'uomo che aveva dimenticato di piangere. E lei non lo ha saputo, ma ha seminato, come fate voi. È tanto il bene che voi compite con il vostro lavoro senza saperlo. Neanche potete immaginarvelo».
È stata una festa vera, alla presenza di artisti del circo da tutto il mondo, in un’aula Nevi gremita e festosa come mai. C’erano i Black blues Brother, artisti kenyani che hanno messo su una vera scuola per artisti viaggianti nel loro Paese. C’erano i fratelli Pellegrini, star italiane famose nei tendoni di tutto il mondo. C’era il Dottor Ercolino, che fa ridere i bambini malati del Bambin Gesù. C’erano giocolieri, musicisti, burattinai. C’erano anche gli animali, come il tigrotto che veniva allattato e che il Papa ha accarezzato («Potete anche spaventare il Papa facendogli accarezzare quella tigre… Siete potenti!», ha detto spiritosamente Francesco).
Ma soprattutto quello che ha segnato la giornata è stato lo straordinario feeling che si è creato tra Francesco e il mondo del circo. Il Papa non si è certo limitato a parole di occasione, ma ha voluto fare una vera apologia artistica e umana dell’esperienza del circo. «Siete artigiani della festa, della meraviglia, del bello», ha detto. «Circensi e fieranti, giostrai, lunaparkisti e artisti di strada, madonnari e componenti di bande musicali, voi formate la grande famiglia dello spettacolo viaggiante e popolare. Voi fate grandi cose! Con queste qualità arricchite la società di tutto il mondo, anche con l’ambizione di alimentare sentimenti di speranza e di fiducia. Lo fate mediante esibizioni che hanno la capacità di elevare l’animo, di mostrare l’audacia di esercizi particolarmente impegnativi, di affascinare con la meraviglia del bello e di proporre occasioni di sano divertimento».
Per il Papa lo spettacolo viaggiante e popolare è la forma più antica di intrattenimento: è alla portata di tutti e rivolto a tutti, piccoli e grandi, in particolare alle famiglie; diffonde la cultura dell’incontro e la socialità nel divertimento. E gli spazi di lavoro dei circensi diventano spesso luoghi di aggregazione e di fraternità. «Mi congratulo con voi perché, in questo Anno Santo, avete aperto i vostri spettacoli ai più bisognosi, ai poveri e ai senza tetto, ai carcerati, ai ragazzi disagiati. Anche questa è misericordia: seminare bellezza e allegria in un mondo a volte cupo e triste. Grazie, grazie di questo».
Infine un monito alla Chiesa e alle parrocchie, perché siano attente «alle necessità vostre e di tutta la gente in mobilità. Come sapete, la Chiesa si preoccupa dei problemi che accompagnano la vostra vita itinerante, e vuole aiutarvi ad eliminare i pregiudizi che a volte vi tengono un po’ ai margini».
Alla fine è arrivato il richiamo alla Strada di Fellini, il suo film preferito. Un film che aveva confessato di amare in occasione dell’intervista concessa padre Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica. «La Strada - aveva detto - è un film che tratta del sacro, di quel bisogno primitivo e specifico all’uomo che ci spinge ad andare oltre, all’attività metafisica sia sotto forma religiosa che sotto quella artistica. Sembra che Federico Fellini sappia perfettamente che questo istinto è all’origine sia delle religioni che dell’arte».