Lettera di un padre della Val Seriana al figlio appena nato, atteso nel terrore della Covid
Manuel ha voluto condividere con noi e con voi lettori queste parole, dedicate al suo bambino. Gli racconta cosa ha vissuto insieme a sua mamma, i mesi neri del coronavirus, la malattia, la paura di fare del male a lui e alla sua mamma e la gioia di poterlo, oggi, abbracciare

Pubblichiamo di seguito la bellissima lettera che ci ha inviato un lettore, Manuel Pacchiana. Più che una lettera a tutti noi, sono parole che Manuel ha scritto a suo figlio appena nato. Parole con cui Manuel racconta come ha vissuto i nove mesi di attesa proprio da una delle zone più martoriate dal virus, la Val Seriana. Parole con cui regala a tutti un po' di speranza in un momento di tristezza e paure.
30 settembre 2020. Benvenuto, amore mio! Dopo nove mesi di attesa, finalmente sei tra le mie braccia!
Ho pensato molto a questo giorno, a come sarebbe stato, se avessi potuto essere al tuo fianco quando il mondo ti avrebbe dato il benvenuto; se avessi potuto stringere la mano della mamma in un momento così importante. Devi sapere che cose naturali come questa, in un momento così non sono scontate. Qui fuori non è andato tutto bene, o meglio non è andato come avremmo sperato… ma facciamo un passo indietro, così che tu possa capire.
Torniamo indietro di nove mesi. 24 gennaio, una mattina qualunque che sarebbe diventata la mattina più bella della mia vita perché, mentre mi preparavo per una normale giornata di lavoro, la tua mamma mi si è avvicinata con una luce nuova negli occhi, una luce che mai avevo visto prima: quella luce eri tu, perché eri già dentro di lei.
Non puoi immaginare l’esplosione di felicità e i mille pensieri che mi hanno travolto. Ho pensato al percorso compiuto fino a quel giorno, al minuzioso lavoro fatto con la mamma per mettere fondamenta solide a un matrimonio che desiderava solo di ricevere te come dono, ai sacrifici, ai sorrisi e alle lacrime. Ora è tutto vero! Si comincia questo nuovo capitolo della nostra favola chiamata vita.
Il tempo sembra correre molto velocemente, rivoluzioniamo tutto per preparaci al meglio al tuo arrivo, ma qualcosa di totalmente inaspettato mina la nostra serenità. Notizie da un Paese lontano parlano di un virus molto pericoloso che minaccia il mondo. Ma noi, amore mio, abbiamo occhi e orecchie solo per te! Ascoltiamo il tuo cuoricino e vediamo le tue prime immagini, non possiamo e non vogliamo pensare ad altro, vogliamo pensare a te ogni singolo minuto. Purtroppo, una nube nera durante il temporale: quella brutta malattia è però tra noi, è arrivata in Italia.
In pochissimo tempo entra a far parte della nostra quotidianità, ma nessuno di noi può ancora immaginare come ne avremmo fatto triste conoscenza. In quei giorni, e siamo a febbraio, continuo lavorare tranquillamente perché il mio lavoro, amore mio, è un gran bel lavoro: ogni giorno entro nelle case di riposo e negli ospedali e so che il mio operare è utile per aiutare persone in difficoltà e meno fortunate di me. E questo mi rende orgoglioso ogni mattina quando mi alzo e forse, proprio grazie alla mia professione, ho avuto l’opportunità di rendermi conto con un po’ di anticipo di quello che stava succedendo.
La mia amata Valle Seriana, la valle in cui sono nato, cresciuto e dove voglio continuare a vivere, viene travolta dal mostro. La sua violenza è tale che la nostra valle viene riconosciuta nel mondo come la zona più colpita in quel periodo sulla faccia della Terra: le persone iniziano a stare male, siamo tutti obbligati a stare chiusi in casa come in tempo di guerra, anche se non ci sono bombe e il nemico è un’infame invisibile virus.
Tante, troppe le persone amiche che purtroppo non rivedrò più! Le notizie che viaggiano per telefono o in tv e sui giornali non sono buone. Nessuno sa come curare i malati, e sono tanti, troppi! Ma dei veri e propri angeli continuano coraggiosamente a lavorare negli ospedali per tamponare la situazione, per aiutare chi soffre. Questi sono i nostri medici e infermieri. Anche io continuo a lavorare dove è utile la mia presenza. L’azienda per cui lavoro ci fornisce quelli che di lì a poco diventeranno acqua nel deserto: mascherine, guanti e gel igienizzante, le uniche armi a nostra disposizione che mi consentono di poter proteggere quanto possibile la mia famiglia, i tuoi nonni, che ora stravedono per te.
La paura è tanta ma, quando varco la porta di casa, vedo la pancia della mamma che cresce, e non posso non essere felice. Mi sento in colpa per questo, perché la gente sta soffrendo, e tanto, ma ho bisogno di onorare questo dono con un sorriso, sento la necessità di ringraziare ogni giorno la mamma, anche se lei mi conosce, e riesce a vedere nei miei occhi quanto soffro per quel che vedo in quegli ospedali e in quelle case di riposo. Sa cosa sto rischiando, ma non mi nega mai un sorriso, non mi nega il suo appoggio. La tua mamma è forte, amore mio, la tua mamma è una grande donna.
Purtroppo, le cose non migliorano, anzi. Il mio caro zio, il mio padrino, cade sotto i colpi del mostro… Era un grande uomo, tutto d’un pezzo. Sono sicuro che sarebbe impazzito nel conoscerti. Pensa che ho avuto l’opportunità di annunciargli il tuo arrivo qualche giorno prima che partisse per il suo ultimo viaggio, su uno di quei camion militari che abbiamo purtroppo imparato a conoscere per il loro straziante carico di morte. Era felice della notizia e si è messo a piangere. Gli ho chiesto di non mollare e poi ci siamo mandati un bacio guardandoci da dietro un vetro, per evitare contagi.
La situazione ormai è fuori controllo. Nei nostri paesi ci sono solo ambulanze per le strade. E poi, una mattina di inizio marzo, l’amara scoperta: il mostro è entrato anche in casa nostra. Non mi sento molto bene e vengo sopraffatto da una paura, mai provata prima: la paura di non poterti conoscere.
Non mi vergogno di dirti che ho pregato, ho invocato la Madonna dello Zuccarello, tanto cara a tutti noi e che fin da piccoli ci hanno insegnato ad amare. È proprio quel santuario ad essere stato teatro del matrimonio con la mamma.
Ho pianto tanto, soprattutto da solo, non volevo farmi vedere debole: lei aveva bisogno di me, del mio buonumore, della mia positività. Perché tu stavi crescendo, ma io ero terrorizzato! Non abbiamo voluto dire niente alle nostre famiglie per non farle preoccupare.
Nel frattempo, le notti passavano lentamente. Io me ne stavo isolato, da solo, sul divano scongiurando di non far ammalare la mamma. Ma lei capisce sempre tutto: mai mi ha fatto mancare il suo sorriso, mai il suo grande supporto. In realtà, dietro il suo buon umore disarmante, nascondeva un terrore che solo lei sa come ha potuto gestire. Mi ha dimostrato quanto sia potente la forza dell’amore.
Il tempo passa: giorni, settimane di isolamento. E tutto d’un tratto, come è arrivato, il mostro se n’è andato. O meglio, sembra che la sua violenza si sia placata. Pian piano la situazione migliora un po’ ovunque. Arriva la primavera, il primo caldo, le prime passeggiate all’aperto con tanta paura e con una grande tristezza nel cuore, perché non siamo più come prima, non lo saremo mai più.
Tu cresci, va tutto alla perfezione. Anche dopo aver scoperto che pure la mamma ha incontrato il mostro. È inevitabile che mi senta in colpa, ma siamo felici. Ci rassicurano che tu stai benissimo. E piano piano riprendiamo in mano la nostra vita, ma non cantiamo vittoria troppo presto: in giro per il mondo la situazione è ancora spaventosa e abbiamo imparato a nostre spese che il mondo non è mai troppo grande per sentirsi protetti e al sicuro.
Sono stai nove mesi lunghi, impegnativi e ricchi di emozioni contrastanti, amore mio. Ora che ti sto stringendo tra le mie braccia, mi sento in dovere di scusarmi per questo mondo instabile che ti sto consegnando, per questa insicurezza che regna sovrana, per questa paura che non avrei mai voluto che tu conoscessi così presto.
Ti auguro solo di credere sempre alla bellezza dei tuoi sogni, perché il futuro appartiene a coloro che credono nella Bellezza. Sogna in grande, piccolo grande uomo, sogna sempre! Perché, finché sognerai, il mondo non potrà che sorriderti.
Buona vita, amore mio! E ricordati che io sarò sempre lì con te. Ma un passo indietro: per prenderti al volo in caso tu cadessi, o per darti una spinta quando la salita si farà dura.
Il tuo papà