"Il padrone del mondo", di Robert Hugh Benson

Il libro che Papa Francesco ha raccomandato di leggere

Il libro che Papa Francesco ha raccomandato di leggere
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Chi è mai Il Padrone del Mondo? E perché piace tanto a papa Francesco, che lunedì 19 gennaio lo ha raccomandato ai giornalisti sull’aereo di ritorno dalle Filippine? Il Padrone del Mondo è innanzittuto un libro, scritto nel 1907 da Robert Hugh Benson, prete anglicano poi convertio al cattolicesimo, figlio dell'arcivescovo di Canterbury, Edward White Benson. Ma Il Padrone del Mondo è ovviamente il protagonista del romanzo, il grande omologatore che mette d’accordo tutti i poteri e gli imperi del mondo e vorrebbe che anche la Chiesa cattolica si adeguasse, diventando una sorta di grande agenzia morale, di struttura filantropica che cerca di diffondere valori condivisi da tutti gli uomini. Evidente che una visione come questa è molto simile a un totalitarismo dolce, una globalizzazione del pensiero unico.

Il papa aveva già parlato del libro di Benson in occasione di una messa mattutina a Santa Marta il 19 novembre 2013. Nella predica quella volta lo aveva descritto in questi termini: «Quasi come fosse una profezia, immagina cosa accadrà. Quest'uomo, si chiamava Benson, si convertì poi al cattolicesimo e ha fatto tanto bene. Ha visto proprio quello spirito della mondanità che ci porta all'apostasia».

Il Padrone del mondo come il celebre 1984 di Orwell è sempre stato ritenuto uno dei libri più realisticamente futuristici scritti nel 1900. Pensate che Benson immaginando il mondo del 2000, lo dota di mezzi di comunicazione globale che assomigliano in modo stupefacente a Internet: un mondo in grado di comunicare attraverso telegrafi senza fili, capaci di attraversare l'etere per trasmissioni di carattere testuale. Ma non è questo il motivo che rende interessante questo libro per Bergoglio. E non è neppure il tenore apocalittico che pervade il romanzo. Papa Francesco suggerisce la lettura del libro come antidoto al «progressismo adolescenziale», «alla globalizzazione dell’uniformità egemonica caratterizzata dal pensiero unico».

Il libro racconta di un mondo spaccato in due grandi sfere, un Occidente liberal massonico e un Oriente, in cui le religioni sono state completamente assorbite dal nuovo potere cino-nipponico. La Chiesa è circoscritta a Roma, una piccola isola sotto assedio e ridotta a livelli infinitesimali per quanto riguarda i numeri. È in questo rapporto squilibrato di forze, con i due imperi che tendono a convergere per creare un unico presidente del mondo, che si inserisce la figura inattesa del prete cattolico Percy Franklin. Quando Roma viene rasa al suolo come ripicca per una congiura di cattolici contro l’Abbazia di Londra che era stata trasformata in Tempio Massonico, Franklin viene eletto Papa con il nome di Silvestro III dai due unici cardinali sopravvissuti. Da Papa lascia Roma e torna all’origine, cioè a Nazareth per ricostruire la Chiesa, in un’atmosfera che sembra sempre più una vigilia dell’Apocalisse.

Ma il nodo vero del libro è quello che Augusto Del Noce, il più grande filosofo cattolico del 900, aveva evidenziato quando uscì, dopo tanti anni, la nuova edizione italiana da Jaca Book nel 1988. Quello che il nuovo Padrone del Mondo, presidente degli imperi unificati chiede alla Chiesa è di essere un’agenzia morale, e di riconoscere «che la sua fede e la sua speranza sono appunto un'"aggiunta”; etica e politica prescindono da ogni professione religiosa; l’essere consapevoli significa lavorare per l’unione degli uomini di buona volontà; la fede, insomma, rischia di dividere, mentre l’amore, associato a una scienza valida per tutti, unisce».

La Chiesa come strumento quindi di un “umanitarismo” globale e di una “grande fratellanza universale”. In un mondo che, visto dagli occhi del protagonista, «pareva un mondo da cui Dio stesso aveva voluto ritirarsi, dopo averlo lasciato nella più completa soddisfazione di sé, privo di fede e di speranza».

Il libro di Benson è quindi un grande libro contro l’omologazione, contro l’uniformità; un libro contro il totalitarismo delle mode e per la libertà di coscienza e di esperienza degli uomini. Pasolini lo avrebbe certamente amato.

 

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