Una ricerca sul British Medical Journal

L’idiozia è soprattutto "maschia"

L’idiozia è soprattutto "maschia"
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Nonostante la parola “idiozia” sia di genere femminile, l’idiozia reale è scientificamente maschile. L’avrebbe provato (permetteteci il dubbio del condizionale) una ricerca, pubblicata sul numero natalizio del British Medical Journal e realizzata dallo studente Ben Alexander Daniel Lendrem sotto la supervisione di John Isaacs, direttore dell’Istituto di medicina cellulare dell’Università di Newcastle. Secondo questo studio, il genere maschile non solo è più propenso a tenere atteggiamenti rischiosi rispetto al gentil sesso, ma sarebbe anche portato a compiere atti universalmente riconosciuti come stupidi, o, per l’appunto, idioti. Non a caso il titolo altisonante della ricerca è “Teoria dell’idiozia maschile”.

 

idiozia

 

Tutto merito (o colpa) dei Darwin Awards. Ma come ha fatto Lendrem a completare una ricerca di questo tipo? Come lui stesso riferisce, il campione base è stato preso tra i partecipanti ai Darwin Awards, un riconoscimento attribuito a chi, morendo o sterilizzandosi attraverso azioni di abnorme stupidità, ha contribuito a migliorare l’evoluzione della razza umana, togliendosi (di fatto) di mezzo. Un premio che ondeggia tra l’ilarità e il macabro, ma dall’indiscusso successo. Fatto sta che Lendrem ha preso in considerazione tutti i premiati dal 1995 a oggi, dividendoli poi per sesso. Tra i 318 casi presi in analisi (sono stati eliminati quelli dove non c’erano conferme che fossero realmente avvenuti), ben 282 erano opera di uomini, mentre solamente i restanti 36 erano attribuibili a donne. Una media dell’88% che non lascia scampo ai maschietti, statistiche alla mano: «Questi risultati aderiscono perfettamente alla teoria dell’idiozia maschile e confermano la tesi che gli uomini sono idioti e commettono sciocchezze», afferma Lendrem (che è uomo, ma in questo caso pare non contare). La ricerca, però, non offre risposte alla domanda forse più interessante, ovvero il motivo di questa predisposizione maschile all’idiozia. Una delle ipotesi avanzata dal ricercatore è che il “sesso forte” è un consumatore di alcol maggiore rispetto al sesso femminile, cosa che di certo non aiuta a evitare atti idioti.

Cosa sono i Darwin Awards? A questo punto meritano un piccolo approfondimento i Darwin Awards. Ideatrice del premio è Wendy Northcutt (guarda caso una signorina). Nel 1993, un po’ per divertimento, un po’ per studio, mentre frequentava la Stanford University iniziò a raccogliere una serie di storie sulle morti più idiote possibili immaginabili. Per divertirsi in compagnia, ogni volta che ne trovava una la condivideva con un gruppo ristretto di amici, i quali spesso le inoltravano ad altri loro amici. Fu così che la Northcutt iniziò a ricevere email di persone che le suggerivano storie e casi da tutto il mondo. Queste mail aumentarono talmente che un bel giorno il sistema dell’università andò in sovraccarico e la Northcutt decise di aprire un sito, darwinawards.com, aperto ancora oggi e dove si possono trovare raccolte tutte queste storie.

Soprattutto, gli utenti hanno la possibilità non solo di proporre dei casi, ma di votare quelli che ritengono più idioti. I requisiti perché una storia possa candidarsi al premio sono cinque: l’impossibilità di riprodursi (il protagonista del caso deve essere morto o sterile); eccellenza (l'idiozia del candidato deve essere unica e sensazionale); auto-selezione (il protagonista della storia deve essere la causa stessa della propria dipartita o della propria sterilità); maturità (i candidati devono avere più di 16 anni e non affetti da handicap mentali); veridicità (le storie devono essere sostenute da articoli, servizi o testimonianze credibili. Se una storia si rivela falsa viene estromessa dal gioco e inserita nella sezione “Leggende urbane”). Il successo dell’iniziativa, a distanza di 21 anni dalla sua nascita, è indiscussa, tanto che, nel 2006, il premio ha anche ispirato un film, intitolato The Darwin Awards, con tanto di attori di un certo calibro come Winona Ryder e Joseph Fiennes.

 

 

Alcuni esempi. Per capire al meglio il funzionamento di questo premio, la cosa migliore da fare è andare a vedere alcuni vincitori degli anni passati. Degno di nota, ad esempio, fu l’uomo che, per dimostrare ad un amico di essere realmente in possesso di una pistola da agente segreto camuffata da penna, si sparò alla testa. Tragica anche la storia del terrorista “fallito”, che aveva spedito un pacco bomba privo però della necessaria affrancatura. Le poste, così, gli rispedirono il pacco e il protagonista della storia, non capendo che pacco fosse, lo aprì, saltando per aria. Meritevoli di menzione anche il giocoliere di bombe a mano morto nel 2001, in Croazia, durante un suo numero; il documentarista che nel 2007 decise di saltare su di un’ala di un aereo, privo di paracadute, per riprendere dei paracadutisti; o, ancora, l’uomo che nel 2002, in Brasile, volle accertarsi del fatto che un serbatoio di un’auto non contenesse materia infiammabile illuminandolo con un accendino, con l’estrema conseguenza che tutti possiamo immaginare.

Per l’edizione del 2014 (ancora in corso, potete votare QUI), attualmente sta sbaragliando la concorrenza la storia dell’uomo che nel maggio di questo anno, in Inghilterra, s’è auto-castrato facendosi andare in cancrena il proprio organo sessuale che aveva infilato in un anello di titanio. Per la vergogna si presentò ai soccorsi solamente tre giorni dopo, quando oramai non c’era più nulla da fare. A stretto giro di boa, in seconda posizione, troviamo la storia di due olandesi che, a marzo, decisamente brilli, decisero di sfidare un treno sdraiandosi in mezzo ai binari. La sfida era che il mezzo sarebbe passato sopra di loro senza toccarli. A quanto pare le cose andarono diversamente visto che i due sono morti. Al sesto posto c’è però, forse, la storia più “alla moda”, ovvero quella di due uomini che, in Kenya, hanno avuto la brillante idea di farsi un selfie con un elefante selvatico, che nell’attesa dello scatto fotografico ha letteralmente calpestato i due fotografi.

Sarà un caso, ma tutte le storie che vi abbiamo raccontato hanno come protagonisti degli uomini. Che la scienza abbia ragione?

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