Un Ted Talk importante

Tutto il potere della vulnerabilità

Tutto il potere della vulnerabilità
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Sottotitoli italiani disponibili nel video.

 

È probabile che non ve l'abbiano mai detto, che mostrare le proprie cicatrici non significa essere fragili, che il coraggio e l’audacia non sono la stessa cosa, che vulnerabilità non vuol dire debolezza. Per questo val la pena di parlare di Brené Brown e del suo Ted Talk (le conversazioni a tema famose in tutto il mondo) The power of vulnerability.

Questo discorso che la Brown, professoressa americana dell’Università di Boston, tenne a Houston nel giugno 2010 la rese famosa in tutto il mondo. Cresciuta in un ambiente dove il disordine della vita era considerato qualcosa da apprezzare, Brené era, per sua stessa ammissione, un po’ fuori posto, una che amava “ripulire e organizzare” cercando la perfezione. Una di quelle che di un colloquio col capo si ricordava solo della cosa nella quale era stata invitata a migliorare, invece che di tutti i complimenti ricevuti su altri fronti. Così crebbe in lei la voglia di studiare quella sensazione di non essere mai abbastanza che scoprì essere comune a tanti altri mai sufficientemente magri, intelligenti, ricchi e belli.

Impegnatasi in una ricerca sulle connessioni umane, la Brown fece centinaia di interviste cercando di capire come le persone entrino in relazione e quali sensazioni guidino le interazioni. Ben presto si rese conto delle mille contraddizioni che emergevano. Quando chiedeva di riflettere sul senso di appartenenza, per esempio, sentiva narrare storie di emarginazione e quando analizzava l’amore si imbatteva sempre in racconti di afflizioni. Brené si imbarcò così in una ricerca che da un anno divenne settennale e che la portò a far luce sul sentimento di vergogna. Scoprì così che la differenza tra coloro che sono in grado di sviluppare connessioni e chi invece non ne è capace sta nel senso di dignità che alcune persone hanno e che manca invece a tutti quelli che pensano di non essere abbastanza e, quindi, di non meritarsi le connessioni con gli altri.

Brené iniziò quindi a selezionare le storie dove questo senso di dignità emergeva e notò che tutti gli intervistati avevano in comune una cosa: il coraggio della vulnerabilità, la forza di raccontare la propria storia con partecipazione emotiva ed onestà. Con una consapevolezza di imperfezione personale che è premessa essenziale affinché si dimostri compassione poi anche per gli altri: non si possono creare connessioni esterne se non ci si connette prima internamente, senza vergognarsi dei propri difetti, riconoscendoli anzi come marca di autenticità.

Cosa è allora la vulnerabilità? Per Brené è quel “ti amo” detto per primi, la scelta di imbarcarsi in una relazione anche senza garanzie, la speranza nel futuro unita alla consapevolezza delle ferite che ci portiamo dentro, l’accettare la possibilità di essere rifiutati, il prendere l’iniziativa con una persona. Quel momento prima di ricevere i risultati del Pap Test.

La strada che Brené Brown ci insegna (e che ha raccontato anche in un libro intitolato I doni dell'imperfezione) è fatta di un complicato e affascinante equilibrio tra  vulnerabilità, coraggio e autenticità, dove le imperfezioni diventano modi per costruire una vita autentica. Che apre alla relazione: non scindere a tutti i costi caratteristiche buone e cattive ma lasciarsi guardare nelle proprie fragilità significa accettarle come opportunità e spazi di incontro, perdere la battaglia per la perfezione ma guadagnarci in legami veri.

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