Gli studi scientifici

Mettersi in riga fa bene a ogni età (ecco qual è la dieta migliore)

Mettersi in riga fa bene a ogni età (ecco qual è la dieta migliore)
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Migliorarsi è sempre possibile, a qualunque età, anche in tema di salute alimentare. Diversi e ampi studi scientifici hanno infatti dimostrato che correggere le inadeguatezze dietetiche, anche in età avanzata, sapendo poi prestare fede nel tempo a nuove salutari abitudini alimentari riduce le probabilità di sviluppare alcune malattie cardiovascolari e anche l’eventualità di morte precoce. Tra i più recenti studi condotti sull’argomento spicca, per numeri e risultati, quello dell’americana Harvard School of Public Health, pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine, che incoraggia a cambiare vita, almeno alimentare.

 

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Tenacia virtuosa. La strategia di buona salute sembra essere racchiusa nella capacità di prefiggersi uno scopo alimentare sano e corretto e saperlo mantenere nel tempo. Con sensibili vantaggi soprattutto su cuore e mortalità, anche nel caso in cui il cambiamento avvenga in età senior. I dati emersi da uno studio americano, che ha monitorato per ben 10 anni le abitudini alimentari di oltre 70mila commensali, rileverebbero infatti che chi è capace di mantenere nel tempo un regime dietetico sano, concedendosi solo di quando in quando qualche strappo alla regola, guadagna anni di buona salute in più, fino a ridurre la possibilità di incorrere in malattie cardiovascolari così come il rischio di mortalità precoce, anche del 20 per cento. Vale naturalmente anche il contrario.

Viene a questo punto da chiedersi quali siano le scelte alimentari giuste, quelle che premiano in sana longevità: dimezzare, evitare o ridurre le porzioni giornaliere di carne rossa e lavorata a favore di un più ampio e attento consumo di noci o legumi, come fagioli e lenticchie, dunque di molte più fibre. Lo studio, sebbene parli in chiari termini di vantaggi sulla salute generale e sul cuore in particolare, non spende ipotesi invece sulla possibile associazione tra diete e riduzione del rischio di altre malattie importanti, come il cancro ad esempio, verso cui la questione resterebbe ancora aperta.

 

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Gli studi e i numeri. I due studi scientifici alla base di queste conclusioni sono ampi e importanti: derivano da ricerche, condotte ad Harvard in America, durate decenni che hanno coinvolto personale sanitari. Il primo è il Nurses’ Health Study, che ha monitorato la salute femminile e il secondo è l’Health Professionals Follow-Up Study, che invece ha riguardato quella maschile. Il lungo periodo di monitoraggio e la vasta campionatura ha permesso ai ricercatori americani di non perdere di vista i cambiamenti avvenuti nel tempo, grazie alla compilazione di un questionario ogni quattro anni circa la qualità, quantità dell’alimentazione e la frequenza con cui venivano consumati i cibi e, in rapporto ad essi, l’eventuale associazione con il rischio, più o meno elevato, di mortalità.

Le risposte alimentari venivano poi analizzate attraverso tre diversi sistemi di valutazione, tra cui l’Alternate Healthy Eating Index, una delle più note scale maggiormente utilizzate in America per valutare la qualità del cibo, giungendo per entrambi gli studi a conclusioni simili, anche in funzione dell’omogeneità dei partecipanti per professione e condizioni socio-economiche. Ovvero che l’alimentazione può influenzare positivamente la salute.

 

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Il meglio è la dieta mediterranea. Non solo in termini di bontà al gusto, ma anche per i sensibili vantaggi sia per la salute fisica che per quella mentale. Secondo una indagine pubblicata sulla rivista Journal of the American Geriatrics Society, condotta dalle Università americane della California di San Francisco e dell’Università del Michigan di Ann Arbor, consumare regolarmente alimenti quali frutta, verdura, cereali, legumi, frutta secca, olio d'oliva e pesce, alla base della dieta mediterranea, specie in tarda età, avvantaggerebbe le facoltà cognitive, abbassando cioè le probabilità di perdere la memoria e/o di andare incontro ad atri deficit mentali importanti.

La dieta mediterranea, in sostanza, contribuirebbe a mantenere in forma vitale anche il cervello, stando ai risultati emersi dall’analisi delle prestazioni cognitive di quasi 6mila senior, afferenti allo studio Health and retirement study, che, interrogati sulle abitudini alimentari seguite, sono poi stati testati in merito alle abilità cognitive, soprattutto in reazione alla capacità di attenzione e mnemoniche. I ‘mediterranei’, rispetto a coloro che seguivano altri regimi alimentari, avrebbero ottenuto punteggi migliori ai test cognitivi, con una probabilità inferiore, anche del 35 per cento, di non rispondere a tono agli esercizi mentali richiesti, mentre queste si abbassavano al 15 per cento per i mangiatori di diete simil-mediterranee.

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