Cinquecento rospi ululoni pronti al rilascio in Valpredina e Val Taleggio
Le uova prelevate a giugno scorso dalle guardie ecologiche e portate al centro di allevamento di Cà Matta per il ripopolamento
Bella notizia per gli amanti della natura e degli animali. Oltre cinquecento girini di ululone hanno raggiunto la metamorfosi al centro di allevamento Cristina Crestani, alla Cà Matta di Ponteranica nel Parco dei Colli.
Gli esemplari adulti del piccolo rospo verranno quasi tutti reintrodotti in natura, mentre una minima parte rimarrà negli stagni della struttura per diventare esemplari da riproduzione.
Un rospo particolare
Il singolare anfibio, che può raggiungere al massimo i cinque centimetri di lunghezza e vive anche fino a vent'anni, deve il suo nome al peculiare verso che emette nella stagione degli amori, che può ripetere anche fino a quaranta volte al minuto.
La superficie bitorzoluta, tipica dell'animale, è nella parte superiore del corpo di un verde palude, mentre sotto si ha il caratteristico ventre giallo. Attenzione però a non farsi ingannare dal suo aspetto innocuo: l'ululone, infatti, se si sente minacciato è in grado di secernere una sostanza biancastra volatile, che risulta irritante per le mucose.
Il progetto di ripopolamento
Il simpatico (se lascito tranquillo) animaletto è oggetto da anni di monitoraggio e progetti di conservazione. Lo scorso giugno, da alcune pozze del Parco delle Orobie, come previsto dal piano della Regione, le guardie ecologiche della Val Seriana avevano preso delle uova e le avevano portate al centro di allevamento.
Tuttavia, già da maggio gli erpetologi incaricati avevano iniziato l'allevamento dei girini, fatti crescere in condizioni stabili e controllate, per poi essere rilasciati nelle aree dove gli esemplari iniziano a scarseggiare.
In queste settimane, sono in corso le operazioni di ricollocamento dei rospi adulti. Dove andranno a finire con esattezza? Le destinazioni quest'anno sono l'Oasi Wwf Valpredina e le pozze d'abbeveraggio degli animali presenti in Val Taleggio.
Specchi d'acqua che, negli ultimi anni, sono stati recuperati grazie ai progetti del Parco delle orobie, in collaborazione con gli allevatori di montagna.