Dal panico alla gioia

«Papà, volevo dirti che sono positiva... Al test di gravidanza»

«Papà, volevo dirti che sono positiva... Al test di gravidanza»
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16 ottobre. È il pomeriggio del venerdì di una settimana intensa, la riunione di lavoro è al culmine e non sono concesse distrazioni. Quando avverto la notifica della telefonata in arrivo la ignoro, la guarderò più tardi.

Alla prima pausa butto un occhio allo schermo e vedo che mi ha chiamato mia figlia Chiara. Mi riprometto di sentirla fra un po’, ma nel frattempo mi arriva un messaggio su Whatsapp. Leggo la parola “positiva” e mi si gela il sangue, ma poi le altre due “test” e “gravidanza” mi spostano su un altro pianeta, quello della gioia, anche se è un po’ presto.

Penso al rapidissimo mutamento del significato di un termine, allo spettro di emozioni che cambiano nel tempo di un respiro. Una nuova vita in arrivo, incurante della tempesta. So che il momento è difficile, conosco i problemi che verranno, ma so che töcc i s-cetì i pórta dré ü fagutì, portano con sé una dote di speranza, di forza e di fiducia che rende il futuro meno nebuloso. So che ci sarà bisogno di tutto quello che una volta chiamavano laùr de fómne, e cioè sostegno, aiuto, consiglio, affetto ed esempio. Noi, ruvidi uomini dalla scorza dura, ci limitiamo a fare meno danni possibili, cambiando se necessario i pannolini, o alzandoci nel pieno della notte per sedare una crisi di pianto.

Rivivo nella mente la corsa in auto per tornare a casa e vedere nascere la mia piccola, i suoi primi passi, il carattere che mostrava già da allora, il prete che dichiarò, dopo averne appreso il nome, «È già benedetta». E mi sorprendo a immaginare il giorno in cui racconterò alla creatura che verrà questo giorno.

Perché le dirò anche che il 17 ottobre, molti anni fa, il nonno e la nonna si sono scambiati il primo bacio.

(Un nonno in attesa)

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