«Ritrovando quei miei due anelli ho ritrovato la fiducia nelle persone»
Quando si è accorta dei due anelli che mancavano, l’ha presa lo sconforto, perché erano due anelli ai quali era legata affettivamente, perché per lei significavano qualche cosa di importante. Uno dei due le era stato regalato da un’amica che da alcuni anni non c’è più; l’altro, Guiomar Sousa se l’era fatto realizzare per ricordare un momento importante della vita. Guiomar, di Rio de Janeiro, si è accorta di aver perso gli anelli qui a Bergamo. Li ha cercati in tutti i luoghi, ha coinvolto i parenti, hanno guardato ovunque, dalle case alle automobili. Niente.
Poi, a qualcuno è venuto in mente che, prima di venire a Bergamo, Guiomar era stata a Roma, era andata allo stadio Olimpico, un mese fa, per la finale di Coppa Italia. Perché Guiomar è una grande tifosa dell’Atalanta, oltre a essere madre di Nathalia, moglie di Matteo Percassi, figlio del presidente della squadra nerazzurra. Guiomar questa volta non era tornata in Italia per fare visita, come di consueto, alla figlia e ai tre nipoti, ma proprio per partecipare alla finale di Coppa Italia. Dice Guiomar oggi, in questa bella sala riunioni degli uffici Percassi di via Paglia: «Ho seguito sempre l’Atalanta quando sono venuta in Italia, sono stata anche in trasferta a San Siro. La finale dell’Olimpico non potevo perderla. Sono arrivata da Rio de Janeiro apposta per vederla ed ero convinta che ce l’avremmo fatta, che avremmo vinto. Invece la decisione dell’arbitro al Var ci ha rubato la Coppa, perché quella famosa azione del primo tempo con fallo di mani doveva venire punita con rigore ed espulsione del giocatore!».
[La famiglia Percassi al termine di una delle partite di quest'anno
Guiomar Sousa, con occhiali e fascia bianca, è la quarta da destra]
Guiomar non ha dubbi. La delusione è stata grande, la donna ha pianto in tribuna insieme ai bambini della famiglia che si trovavano lì con lei, anche con Matteo Percassi e la moglie Nathalia. «Ho tifato, gridato tanto, ero convinta che ce l’avremmo fatta, e invece niente. I nostri ragazzi erano troppo tesi, non sono riusciti a fare il loro solito gioco. Quando mi trovo in Brasile seguo tutte le partite in televisione. I miei calciatori preferiti? Ilicic e, naturalmente, Toloi. Adesso che l’Atalanta è importante, le partite le si può vedere senza problemi. E la squadra comincia a essere conosciuta; pensi che a un’asta per aiutare una scuola abbiamo messo in palio una maglietta dell’Atalanta con le firme dei giocatori e tutti la volevano». E adesso Guiomar promette che seguirà anche le partite di Champions, sogno che stavolta si è avverato. «E - dice - per la semifinale e la finale verrò in Italia!». Magari.
Ma torniamo agli anelli. Racconta la donna: «Gli anelli non si trovavano, allora abbiamo pensato di telefonare all’albergo di Roma dove avevo dormito dopo la partita. Abbiamo chiesto se per caso avessero trovato due anelli, abbiamo dato il numero di camera, ma ormai era passato un mese e io pensavo che, in ogni caso, anche li avessi davvero dimenticati là, le probabilità di recuperarli erano a zero. E invece questi dell’albergo mi risposero che sì, che in effetti avevano trovato due anelli e che me li avrebbero restituiti volentieri. Per me è stato bellissimo, mi sono commossa, ho pensato che in Brasile non sarebbe mai successo, che gli anelli se li sarebbe intascati di certo qualcuno. Invece a Roma no». Guiomar è in partenza per il Brasile, alla fine del mese la raggiungeranno Nathalia e i tre nipoti che staranno via praticamente fino all’inizio della scuola. Guiomar parla anche del Brasile, dice che Lula ha fatto tanto e che è stato arrestato per un complotto in cui gli americani di Trump non sono estranei, dice che il nuovo presidente Jair Messies Bolsonaro è un fantoccio. E poi spiega quanto le piace Bergamo e come le gusta andare a cena alla Trattoria del Teatro. Piatto preferito: polenta taragna. Le piace Bergamo e certamente le piace anche Roma. «E sa una cosa? - dice Guiomar - l’episodio di questo albergo romano, l’onestà di quei dipendenti mi ha ridato fiducia nelle persone, ultimamente non ne avevo più tanta. È stato un gesto nobile».