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Salvato dall'ospedale di Treviglio Pacco dall'Australia per dire grazie

Salvato dall'ospedale di Treviglio  Pacco dall'Australia per dire grazie
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Un pacco dono per ringraziare coloro che lo hanno curato con tanta dedizione. Capita spesso che i pazienti di un ospedale, dopo essere rientrati a casa, mandino un presente come segno di gratitudine nei confronti del personale sanitario. Ma quando viene inviato dall’altra parte del mondo fa ancora più notizia. E’ il caso di due coniugi australiani, il 63enne Dodd Michael Howard e la moglie Sue, che nei giorni scorsi hanno spedito da Brisbane, la loro città di origine nella terra dei canguri, un pacco con tanti piccoli regalini per i medici, gli infermieri e gli ausiliari del reparto di Neurologia dell’ospedale cittadino.

 

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Tutto ha avuto inizio il 7 ottobre scorso, quando la coppia si trovava in Italia per un tour europeo. I due erano sbarcati da una nave a Venezia e stavano raggiungendo in treno Genova per una crociera. Poco prima della stazione di Treviglio, Dodd ha cominciato a sentirsi male. Non riusciva più a muoversi, era letteralmente paralizzato. Il personale di bordo ha quindi allertato il «112». Il convoglio è stato fatto fermare alla Centrale e un’ambulanza ha trasportato il 63enne all’ospedale cittadino. «Ricordo bene quel giorno - ha raccontato il caposala Ettore Rossi - Lui non riusciva a parlare, mentre lei era comprensibilmente smarrita. Del resto, non è facile trovarsi in grave difficoltà in un paese straniero di cui non si conosce la lingua».

Fortunatamente è stato trovato qualcuno che potesse comunicare con Dodd e Sue e in breve, nonostante la situazione fosse drammatica, sono stati messi a loro agio. Poi è arrivata la diagnosi da parte della dottoressa Marinella Carpo: si trattava della sindrome di Guillain-Barré, una polinevrite acuta infettiva che si manifesta con paralisi progressiva agli arti e che può anche essere letale, soprattutto se coinvolge anche i muscoli respiratori o il sistema nervoso autonomo. Fortunatamente, le cure tempestive hanno evitato il peggioramento della situazione.

«Dodd è rimasto qui fino al 31 ottobre e ci siamo tutti affezionati a lui e alla moglie  - ha proseguito Rossi -. Tanto che inizialmente Sue dormiva in hotel e si spostava in taxi, poi un nostro collega gli ha prestato l’appartamento e altri le offrivano passaggi per andare e tornare dall’ospedale. Insomma, li abbiamo fatti sentire come se fossero a casa loro».

Quando il 63enne ha cominciato ad avere i primi miglioramenti, l’ospedale di Treviglio si è messo in contatto con l’ambasciata australiana per organizzare il rientro. Dall’Oceania sono arrivati un medico e un infermiere che lo hanno monitorato durante tutto il viaggio di ritorno. Ma Dodd e Sue, nonostante oggi siano a oltre 16 mila chilometri di distanza, non si sono dimenticati dei loro nuovi amici italiani. Quasi quotidianamente inviano i video che attestano i progressi riabilitativi di Dodd. Miglioramenti possibili grazie anche e soprattutto alle cure ricevute a Treviglio. «Non posso che essere felice - ha commentato il primario di Neurologia  Bruno Ferraro - Si parla spesso di malasanità, ma questa è una testimonianza di come lavoriamo bene nel nostro reparto. Buona parte del merito va sicuramente agli infermieri e agli ausiliari». E, a quanto pare, lo sanno bene anche dall’altra parte del mondo.

 

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La coppia tornerà nel 2018. «Saremo grati per tutta la vita». «Quanto mio marito sarà completamente guarito torneremo a Treviglio per incontrare i nostri amici». Sue Howard è infinitamente grata al personale medico e infermieristico del reparto di Neurologia dell’ospedale di Treviglio, che hanno salvato la vita al marito Dodd Michael. Da noi contattata via Facebook, ha voluto nuovamente ringraziare tutti. «Non ringrazierà mai abbastanza lo staff dell’ospedale di Treviglio - ha scritto Sue - Gli infermieri mi hanno ospitato nelle loro case e mi hanno portato avanti e indietro dall’ospedale. Le cure e il trattamento ricevuti da Michael sono stati eccellenti e abbiamo fatto tante amicizie. Ora stiamo programmando un viaggio a Treviglio per il settembre del 2018 quando, speriamo, Michael sarà completamente guarito».

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