Tutto iniziò con una mostra su Baschenis

Nella bottega della liutaia Silvia che a Gorle crea chitarre uniche

Nella bottega della liutaia Silvia che a Gorle crea chitarre uniche
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Silvia Zanchi, 37 anni, professione liutaia. Ci apre le porte del suo laboratorio di via Martinella a Gorle e subito ci ritroviamo davanti alle forme che servono a dar vita agli strumenti musicali, immersi tra gli aromi delle innumerevoli tavole di abete, cedro e palissandro che arredano l’ambiente, oltre che di vernici e colle. «Realizzo principalmente chitarre classiche ma creo e restauro anche liuti, chitarre barocche o dell’Ottocento – spiega Silvia – e, in generale, strumenti a pizzico per musica antica». Grande passione per un mestiere artigianale affascinante che affonda le radici nella storia e tuttavia è conosciuto nel profondo «soltanto dagli addetti ai lavori e dai musicisti; un lavoro che contempla aspetti di cui io stessa, prima di iniziare questa avventura, non ero a conoscenza – prosegue l’artista artigiana –. È un mestiere avvolto da un alone romantico ma, come dico sempre anche ai ragazzi a cui insegno, al di là dell’aspetto evocativo, sono fondamentali la pazienza, lo studio e un grande impegno; per raggiungere risultati bisogna metterci tanto “olio di gomito”. Il miglior biglietto da visita da mostrare ai clienti è quello di portare a termine onestamente un lavoro fatto a regola d’arte».

 

 

Silvia Zanchi, dopo aver completato gli studi in conservazione e catalogazione dei beni culturali al liceo Artistico di Bergamo, si è diplomata nel 2004 alla Civica Scuola di Liuteria del Comune di Milano, in particolare nella costruzione di strumenti a pizzico, specializzandosi successivamente anche nel loro restauro. «Non smetto mai di sperimentare – racconta Silvia –, ogni creazione deve sempre avere qualcosa di mio, una mia firma. Realizzo tutti gli strumenti con materiali naturali, colle comprese. Le tavole armoniche sono realizzate in abete della Val di Fiemme, cedro, palissandro brasiliano o indiano, cocobolo e altri alberi da frutto; le vernici, invece, sono ricavate dalla gomma lacca, una resina (prodotta da un insetto) che sciolgo in alcool e tampono poi su ciò che creo. Per quanto riguarda invece gli strumenti antichi, mi occupo della ricostruzione filologica degli originali, oppure, in alcuni casi, ne costruisco di nuovi ispirandomi a modelli originali».

«Mi ritengo fortunata perché ho potuto scegliere un mestiere che mi rende felice senza che nessuno me lo abbia imposto, l’ho scoperto per caso. Ho sempre pensato di fare l’archeologa o la restauratrice, erano materie di studio che mi appassionavano e ho sempre avuto una certa predisposizione ai lavori manuali – prosegue nel racconto la liutaia –. Il caso ha voluto che nel 1997 visitassi una mostra organizzata a Bergamo su Evaristo Baschenis, con dipinti raffiguranti nature morte, liuti e chitarre barocche, dove erano allestite alcune teche con riproduzioni reali di questi strumenti. È stato un colpo di fulmine: ho realizzato che esistevano produzioni, non soltanto industriali ma anche artigianali, di strumenti musicali. Così ho capito che sarebbe stato possibile plasmare qualcosa che avesse anche una parte di me impressa al suo interno, partendo da materie prime, grezze e vive. Informandomi, ho scoperto che esisteva una scuola di liuteria a Cremona, ma soltanto per la realizzazione di strumenti ad arco, così, nel 1999, mi sono iscritta alla scuola di Milano che nel primo biennio aveva due sezioni, una per strumenti ad arco e una per strumenti a pizzico, e nel secondo biennio la sezione di restauro. Per mantenermi, durante la frequenza scolastica, ho fatto i lavori più diversi, dal volantinaggio, alla cameriera, alle pulizie in casa di una signora e con i soldi guadagnati ho comprato legni, libri per lo studio delle tecniche e attrezzi che ancora oggi uso nella mia bottega. Di tutto ciò vado orgogliosa. Durante gli studi ho anche costruito da sola un “piega fasce”, una fusione in alluminio con due resistenze, che uso nella costruzione degli strumenti musicali».

 

 

Grazie alla passione e all’impegno Silvia ha iniziato a insegnare alla Civica Scuola di Liuteria di Milano prima in costruzione di chitarre classiche e rinascimentali poi verniciatura e costruzione del liuto rinascimentale nella sezione di strumenti a pizzico (materia che insegna tuttora) e nel 2011 ha aperto il suo laboratorio in via Martinella. Tuttavia, come lei stessa sottolinea «non è stato facile, ma non ho mai mollato anche perché sono pignola e meticolosa anche verso me stessa. Ho aperto in un momento di difficoltà e, per diversi anni, sono stata l’unica “chitarraia” donna. Uscita dalla scuola, pur con il sostegno dei docenti, ti ritrovi sola e, pur possedendo i rudimenti del lavoro, devi ancora costruirti e ritagliarti il tuo spazio sul mercato. Ho studiato tanto e, dopo il diploma, ho avuto la fortuna di imparare ancora collaborando con il liutaio Lorenzo Frignani, uno dei migliori professionisti in Italia nella sua bottega di Modena, un’esperienza per me fondamentale. I primi anni ho eseguito principalmente riparazioni per studenti del conservatorio, mentre frequentavo mostre, concerti e fiere per proporre le mie creazioni. Ora ho clienti che vengono dall’estero, tra questi un commerciante cinese e concertisti di fama internazionale. In questi giorni, ad esempio, sto restaurando una chitarra del 1817 per un musicista svizzero. Con l’esperienza sono maturata professionalmente, ho scoperto tecniche nuove e messo in pratica, secondo modalità diverse, conoscenze già acquisite; in questo modo, anche i miei strumenti sono evoluti insieme a me. Ogni strumento realizzato è una creazione unica e originale, è questo il bello del mio mestiere».

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