«Ringrazierò sempre società e città»

Talamonti resta un cuore nerazzurro anche oggi che fa il ferramenta

Talamonti resta un cuore nerazzurro anche oggi che fa il ferramenta
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Erano altri tempi, quelli. Qui, dove oggi si parla di sfide al City, di Champions League e addirittura di sogni scudetto (forse un po' esagerati, ok...), fino a una decina di anni fa si sperava di non retrocedere e si lottava fino all'ultima giornata per restare in A. Era un'altra Atalanta, ma la passione dei tifosi certo non era inferiore. Il gioco bellissimo del Gasp non si vedeva e in campo non c'era certo la classe del Papu, di Ilicic o di Zapata, eppure ci si innamorava lo stesso di giocatori forse non sopraffini dal punto di vista tecnico, ma che ci mettevano comunque il cuore. Tra questi, il difensore argentino Leonardo Talamonti, che a Bergamo ha giocato per cinque stagioni, dal 2006 al 2011, vivendo anche l'inizio della seconda era Percassi che ci ha portati oggi a vette inimmaginabili. Prima di vestire la maglietta nerazzurra, Talamonti aveva giocato anche per una stagione per la Lazio e per questo motivo, prima del match di sabato finito poi 3-3, il giornalista Raffaele Campo del sito EuropaCalcio lo ha intervistato. Ne è uscito un racconto particolare, dove Talamonti racconta un presente per lui ben diverso dal passato sui campi da gioco, ma anche un grande affetto per la Dea, Bergamo e i tifosi. Ecco cosa ha detto.

 

 

Due anni fa ha smesso di giocare, di cosa si occupa adesso?

«Sono completamente fuori dal mondo del calcio, lavoro nel negozio di ferramenta di famiglia. Ho scelto così perché non mi piace quello che c’è attorno a questo sport, a partire dai dirigenti e dai procuratori. Senza fare di tutta l’erba un fascio, ce ne sono alcuni bravi, ma sono molto pochi. Lavoro in questo negozio e sono tranquillo e felice, mi sento ugualmente importante e protagonista».

Guarda lo stesso la Serie A?

«Certo, per il vostro campionato ho sempre la tv accesa. L’Atalanta la seguo in ogni occasione. Sono stato lì tanti anni, ma ringrazio anche la Lazio per avermi portato in Italia, ho avuto l’opportunità di farmi conoscere. Dopo l’esperienza in biancoceleste ero andato al River Plate e poi ero tornato in Italia a Bergamo. L’Atalanta mi ha dato tutto, anche quello che non mi ha dato la Lazio».

Lei ha concluso la sua esperienza a Bergamo otto anni fa. In quel periodo i nerazzurri lottavano per salvarsi, se lo sarebbe aspettato che non troppo tempo dopo sarebbero arrivati a giocare la Champions?

«Non voglio dire che me lo immaginavo, ma questa società è sempre stata seria e organizzata, è da molto che sta facendo bene».

[...]

Un suo classico gol dell’ex decise un Lazio-Atalanta del 2009, che finì 0-1. Che emozioni provò quel giorno?

«Segnai ma non esultai per rispetto di tutti i tifosi biancocelesti, ma non della dirigenza…».

Può dire il motivo?

«Mi avevano promesso un nuovo contratto. Ma tempo dopo ero passato da Lotito e lui fece finta di non conoscermi, e così andai defintivamente via. Ci ero rimasto molto male».

Per concludere, ha un messaggio da mandare ai tifosi della Lazio e dell’Atalanta?

«Nonostante quell'episodio, sono sempre rimasto affezionato ai tifosi laziali, questo ci tengo a precisarlo. E l’Atalanta è sempre nel mio cuore. Colgo l’occasione di fare tanti auguri a questo grandissimo club, che ieri ha festeggiato i suoi 112 anni. Ringrazierò per sempre di aver indossato quella maglia, e ringrazierò sempre anche tutta la città di Bergamo, che mi ha fatto sentire importante in ogni momento».

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