«Gimondi sarà orgoglioso di me»

«Ero davanti a tutti, stavo vincendo Purtroppo poi ho sbagliato strada»

«Ero davanti a tutti, stavo vincendo Purtroppo poi ho sbagliato strada»
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Se mi avessero detto che sarei tornato a casa dal Mondiale di ciclismo per giornalisti con la medaglia d’argento nella prova sprint a cronometro a squadre e con il decimo posto nella gara in linea, non ci avrei creduto. Avrei firmato subito. Ma adesso... Ero molto preoccupato per questo impegno, temevo fosse troppo per me. Il Belgio, le stradine strettissime, il pavé, il vento forte... Ma dove pensavo di andare? Tuttavia, a giugno avevo vinto il campionato italiano della mia categoria, al Ghisallo, e gli organizzatori mi avevano caldamente invitato a indossare la maglia azzurra... certo, siamo giornalisti, non ciclisti di professione. Però si pedala sul serio. Alcuni amici e familiari hanno insistito. E, venerdì scorso, sono andato in Belgio.

 

 

Tredici ore di auto con il mio amico Romano Capitanio, e due biciclette nel bagagliaio (la mia e la sua). Venerdì sera alle dieci eccoci nella piazza di Roeselare, non lontano da Lille. Un sacco di gente, famiglie, che sorseggiano birra ai tavolini dei dehors. Dove sono i compagni? A mangiare una pizza nel ristorante Etna. Ti pareva. Al sabato mattina vado a provare il percorso. E la paura cresce. Le stradine sono davvero strettissime, diverse curve a gomito, bordi impercorribili, ghiaia. Ma come farò a gestirmi nel gruppo, a non perdere posizioni, a stare in equilibrio? Il vento è fortissimo, quando soffia contro ti sfianca. E poi sul pavé si balla come se si fosse in una giostra. Al pomeriggio alle 18 c’è la prova cronometro sprint. Mille metri soltanto, da fare a tutta, in tre: io, Mauro Merli e Rinaldo Bernardi. Sono tutti e due ben più giovani di me, per fortuna. L’ansia è forte, il cuore rulla. Indosso per la prima volta nella mia vita la maglia azzurra.

Mi riscaldo con un giro di sedici chilometri, il percorso di domani. Poi su e giù nella stradina di accesso ai mille metri. E comincio a calmarmi. Comincio a giocare con la bicicletta. Accelero, freno improvvisamente, faccio un po’ di surplace. Mi diverto. Ma dai, mi dico, sei qui per divertimento, in fondo! E allora divertiti. La paura un po’ è svanita. Tocca a noi. Pronti via, al massimo. Al traguardo tutti ci dicono bravi, bravissimi, che magari abbiamo vinto. Non ci credo. Dopo pochi minuti il responso: secondi per 34 centesimi di secondo. Un gioco di parole. Ha vinto la squadra mista: un austriaco, un tedesco e un olandese. Ma lo stesso sono...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 8 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 6 settembre. In versione digitale, qui.

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