Cannavacciuolo, attore e signore

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Gennaro Cannavacciuolo non è soltanto un bravo attore, è per usare un termine di enorme valore proprio perché in qualche misura desueto un vero signore. Una signorlità che si esprime nel gesto, nella mimica del volto, nel gusto che sa infondere alle sue battute e ad una presenza scenica che ne fa avvertire "l'unghia del leone" incisa in ogni tavola del palcoscenico.

 

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L'arte di Cannavacciuolo appartiene a una formazione solida come una roccia e che ha per maestri giganti del teatro come Eduardo De Filippo e Pupella Maggio. Una lezione che è stata sufficiente a imprimere tutta la forza necessaria alla sua carriera che ha spaziato in tutti i possibili ambiti dello spettacolo. Assolutamente irripetibili le sue intepretazioni di Negus nell'operetta La Vedova Allegra o di Carlo in Concha Bonita, con musiche di Nicola Piovani, per non parlare dell'ineguagliato maestro di cerimonie in Cabaret, in cui si fondono tutte le doti espressive dell'attore partenopeo giocate su ironia, ambiguità e mobile scaltrezza.

In attesa del debutto di uno show su Yves Montand, Gennaro Cannavacciuolo è in tournée assieme a Edy Angelillo per riproporre lo spettacolo che aveva furoreggiato per tutti gli anni '90 con gli stessi interpreti Carmela e Paolino, varietà sopraffino.

Gennaro, se dovessi fare un autoritratto di te stesso come ti dipingeresti?

«Spigoloso ed esigente. Essere pignolo e selettivo è stato un vero e proprio dramma per me. In ogni caso mi penso a colori: tinte solari, morbide piene di luce e speranza».

A quale dei tuoi tanti ruoli sei affezionato?

«Ho cercato di fare scelte ponderate e in genere ho accettato parti che ho amato molto. Domenico Modugno o Yves Montand appartengono a queste scelte».

Ci sono parti che non avresti mai voluto fare?

«Direi il Turco in Italia, Uno spettacolo piuttosto  brutto e da dimenticare. Un piccolo errore».

Ti senti più maestro di cerimonie o chansonnier?

«Mi sento uno chansonnier che interpreta il maestro di cerimonie».

Citando Aznavour, ti reputi un istrione?

«Affatto. Mi reputo un artigiano del mio lavoro».

La tua formazione è legata al teatro di De Filippo. Ma la tua carriera è trasversale...

«Devo dire grazie a Pupella e Eduardo, miei genitori adottivi che con la loro scuola mi hanno permesso di fare tanto altro sperimentando vari registri. Comunque proprio in quei primi quattro anni di insegnamento ho appreso le basi di questo mestiere».

Preferisci i ruoli da "avanspettacolo" o quelli impegnati come Domenico Modugno o Yves Montand?

«Ho scelto ultimamente di fare il teatro canzone, quindi posso concludere di nutrire lo stesso grado di amore per entrambi».

Cinema, teatro e televisione. Quale dei tre mezzi espressivi ritieni più adatti alle tue corde?

«Il teatro di sicuro. Il cinema mi diverte e mi piace, mentre la televisione mi terrorizza perché hai a che fare con la diretta che non perdona. La lucetta rossa della telecamera è ansiogena!...».

Cosa bolle in pentola dopo Carmela e Paolino?

«L'anno prossimo tocca a Yves Montand iniziando da Roma nel mese di marzo. Un progetto che avevo nel cassetto da molto tempo e che è stato a lungo rimandato. Adesso è arrivato il momento».

Chi è Gennaro Cannavacciuolo nel privato?

«Un impiegato postale... uno che ama stare in casa: mi dedico alla cucina, a mia moglie e mio figlio».

E nei momenti liberi a cosa ti dedichi?

«Mi studio qualche testo, ascolto una canzone, leggo...».

Sbirciamo dal buco della serratura: il tuo più grande amore...

«Il mio bambino e Cristina che me lo ha dato».

Se potessi dedicare il tuo prossimo spettacolo, a chi ti piacerebbe farlo?

«Alle persone a me più care: a mia madre, a mio papà che non c'è più e a mio figlio che porta il suo stesso nome».

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