L'ex difensore nerazzurro ha 33 anni

Che fine ha fatto Talamonti (con un videosaluto per i tifosi)

Che fine ha fatto Talamonti (con un videosaluto per i tifosi)
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«Che bella sorpresa, sono passati tanti anni ma sono sempre molto felice di parlare con gli amici di Bergamo. È per me motivo di grande orgoglio sapere che mi pensate». Riusciamo a parlarci dopo un paio di giorni di tentativi andati a vuoto. Tra Bergamo e Buenos Aires ci sono 11.200 km di distanza e 5 ore di fuso orario, allenamenti e impegni di campo uniti al traffico («Mamma mia, qui ogni volta che si prende l’autostrada è un bel casino», ci dice) rimandano la telefonata verso la mezzanotte italiana, ma Leonardo Talamonti, ex difensore nerazzurro, è davvero contento di raccontare che fine ha fatto.

Il centrale nativo di Alvarez, una quarantina di chilometri da Rosario di Santa Fe, nella zona nord del paese, ha vissuto per 5 stagioni all’ombra di Città Alta. Terminata l’esperienza nerazzurra, la sua avventura nel calcio è continuata in Argentina ma basta ascoltare il suo racconto per capire come la sfortuna, dal punto di vista fisico, non l’ha mai abbandonato.

 

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Da Bergamo a Rosario. «Dopo l’esperienza di Bergamo – racconta Talamonti - sono rientrato in Argentina per giocare nel Rosario Central. Purtroppo gli infortuni hanno continuato a perseguitarmi e non volevo più giocare. Finita l’avventura con il Rosario, è arrivata la chiamata del Belgrano, che è una squadra di Cordova e alla fine ho accettato di continuare nella serie B argentina. Nella partita di esordio, dopo 38 minuti, mi sono rotto la tibia. Una sfortuna pazzesca. Con la solita voglia, con la solita grinta mi sono rimesso in piedi e ho giocato 15 partite nella parte finale del campionato».

Dunque, 13 presenze in due stagioni con la maglia giallo nera del Rosario e 15 nello Sportivo Belgrano, serie B argentina. Un totale di 28 presenze in 3 anni che certamente non lo hanno soddisfatto, pensando soprattutto ai trascorsi italiani con le maglie di Lazio e Atalanta. A Bergamo Leonardo Talamonti ha giocato 85 gare segnando 1 gol (era il 26 aprile del 2009 e la Dea vinse 1-0 sul campo della Lazio). L’avventura si concluse con un po’ di amaro in bocca per tutta la piazza perché a doti molto interessanti non si è purtroppo accompagnata una tenuta fisica di altrettanto livello: un crociato rotto e una miriade di problemi muscolari lo hanno decisamente condizionato.

 

 

La Dea di oggi secondo Leo. L’ex difensore nerazzurro segue sempre le gesta di Denis e compagni e la sua risposta è convinta: l’Atalanta si salverà. «Seguo sempre l’Atalanta, assolutamente. Ho visto la partita di domenica contro la Roma e secondo me i ragazzi hanno fatto una prestazione veramente impressionante. Il punto è preziosissimo, la stagione è complicata, ma credo che nonostante le difficoltà si possa arrivare alla salvezza. Tatticamente la squadra è messa bene, i giocatori di qualità non mancano e quindi ho grandissima fiducia: l’Atalanta rimarrà in serie A».

Dall’Atalanta all’Atlanta. Nel cuore di Leonardo Talamonti, l’Atalanta ha certamente un significato particolare. E proprio il destino a voluto che, dopo l’esperienza con il Belgrano, oggi il difensore ex numero 2 atalantino giochi a Buenos Aires in una squadra dal nome molto simile a quello della Dea. «Scaduto il contratto con il Belgrano sono tornato a casa e ho ripensato di smettere. Da Buenos Aires mi ha chiamato una società che si chiama Atlanta, è una squadra grande che oggi milita in terza serie. La realtà è molto importante, mi hanno fatto sentire ancora protagonista e ho deciso di venire con la famiglia nella capitale: le mie origini sono a Rosario, circa 300 chilometri da Buenos Aires, ma a 33 anni ho voluto continuare a fare quello che mi piace di più. Siamo terzi in classifica, il campionato è lungo e siamo solo all’undicesima: l’obiettivo è arrivare alla fine delle 42 partite con la promozione. Fortunatamente sto benissimo, ho giocato 10 gare su 11 finora e quindi sono felice».

La passione per il calcio, dunque, è ancora troppo forte per pensare di appendere gli scarpini al chiodo. Soprattutto adesso che il fisico tiene. Il futuro? Chissà, Talamonti lascia aperte un paio di porte ma si dimostra ancora una volta un ragazzo concreto, umile e pienamente conscio di quello che può o non può fare. «Smettere di giocare a calcio? Non ce la faccio. Davvero. Ho 33 anni e ho avuto tanti problemi fisici però adesso mi sento a posto e se continuo così credo che ancora un paio di stagioni posso farle. Sto seguendo il corso di allenatore, lo terminerò tra un paio di mesi ma sono molto sincero: non ho il carattere per guidare una squadra di professionisti, una prima squadra. Mi piacerebbe lavorare con i ragazzi, magari a Rosario vicino a casa. Ho avuto proposte per fare il procuratore, ma non è il mio mestiere. In alternativa, potrei anche fare l’osservatore: ecco, o con i ragazzi sul campo oppure in giro a cercare talenti. Quando smetterò, mi piacerebbe fare quello».

 

https://youtu.be/Jc14qcesJZw

 

A Bergamo il prossimo giugno? L’ultima battuta Leonardo Talamonti la riserva ancora una volta a Bergamo e alla sua gente. Sentendolo parlare, si capisce subito come l’esperienza orobica gli abbia lasciato sensazioni molto belle e tanti amici. Nel prossimo giugno, l’obiettivo è quello di tornare in città per qualche giorno: i vecchi amici si rivedono sempre con grande piacere. «È un po’ di tempo – conclude il “Tala” - che non vengo in Italia, nemmeno come turista. Però a giugno abbiamo una sosta di 10 giorni e l’obiettivo è quello di fare un salto a Bergamo. Lì ho lasciato tantissimi amici, la verità è che mi mancate un sacco e nei miei obiettivi c’è di provare a tornare almeno una volta l’anno o ogni due anni per ritrovare persone con cui sono stato benissimo. La mia esperienza è stata importante, l’affetto dei tifosi l’ho sempre sentito».

 

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