Egregio min. Salvini, disobbedisco Ospiterò in casa mia un irregolare

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Egregio ministro Salvini,

Mi permetta di dirle alcune cose riguardo alla presenza degli immigrati a Bergamo. Non ne faccio una questione politica e ho rispetto per il suo ruolo istituzionale e per le sue idee. La questione che le pongo è molto semplice. Ho conosciuto alcuni dei ragazzi e degli uomini inviati dal precedente Governo nella nostra città dopo essere sbarcati a Lampedusa e negli altri porti, quando ancora i porti erano aperti. Sono stati ospitati nei centri di accoglienza della Caritas e di altre associazioni, in attesa di sapere se c’erano le condizioni per ottenere un permesso di soggiorno stabile nel nostro Paese. In queste settimane, dopo quasi tre anni, stanno arrivando i verdetti “di secondo grado” e sono quasi tutti negativi: in sostanza, molte di quelle persone non hanno più diritto di stare in Italia. Neppure quanti, nel frattempo, avevano imparato la lingua, trovato un lavoro e si stavano inserendo positivamente.

Il fatto però è che questi immigrati nella Bergamasca e in Italia ci sono e che, a quanto pare, non hanno né la possibilità né l’intenzione di tornarsene a casa loro. Lei in campagna elettorale aveva annunciato che si sarebbe proceduto ai rimpatri, ma ciò non è avvenuto e sa meglio di me che difficilmente potrà avvenire. Il risultato è che nella nostra città – come immagino in tutte le altre – si aggirano uomini e donne che per lo Stato italiano non esistono, fantasmi in carne, ossa e pelle scura. Giovani che, dopo il secondo “no”, vengono allontanati dai centri di accoglienza, non possono lavorare e sono privi di ogni diritto. Le dirò sottovoce una cosa in più, che lei tuttavia conosce. A non occuparsene non è solo “il truce” Salvini, la verità è che non li vuole nessuno. Finito il tempo della prima accoglienza, molti uomini arrivati coi barconi si trovano ad attraversare un mare ancora peggiore, quello dell’indifferenza. Tutto questo a me, francamente, sembra una follia.

E allora ho pensato a una piccola soluzione: ospiterò a casa mia uno di questi fantasmi, almeno fino a quando non gli sarà consentito di rientrare nel consesso degli uomini. La legge non me lo permette, lo so. L’avvocato mi ha detto che potrei essere denunciato per «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina», un reato che comporta guai a non finire. Ma chi se ne importa, signor ministro: ho sessantun anni e ho avuto tanto dalla vita, posso anche sopportare un po’ di fastidio pur di dare una mano a un uomo senza patria arrivato dall’Africa dopo molte traversie. Il mio è un impeto spontaneo, che viene dal cuore, forse dovuto anche a un’educazione cattolica, senza ideologie e partigianerie di contorno. Ho deciso così e mi autodenuncio fin d’ora. Andrò al mio Comune, appena fuori Bergamo, e dichiarerò che in casa mia verrà a vivere una persona che ufficialmente non esiste. La stessa cosa la dirò ai carabinieri. E siccome ogni uomo, che sia italiano o straniero, senza un lavoro - che sia anche il più umile -, appassisce, cercherò di trovargli un’occupazione “in nero”, perché non ci sono alternative. Anche se so che diversi imprenditori bergamaschi non trovano operai (fresatori, tornitori…) e alcuni di questi giovani, opportunamente formati, potrebbero costituire una risorsa. Le garantisco che qualora trovassi per lui un’occupazione, coinvolgendo qualche altro amico in questa strana avventura, sono disposto a pagare all’Inps tutte le competenze previste per chi possiede un lavoro regolare. Se non me le fanno pagare, le accantonerò.

Signor ministro, il mio e quella della mia famiglia non è un gesto di sfida nei suoi confronti. Non abbiamo nulla contro di lei, né contro la Lega. Non pretendo neppure di cambiare l’Italia o la politica dell’immigrazione. Faccio questo semplicemente perché lo ritengo giusto. Mi basterebbe - questo è l’appello che le rivolgo, fiducioso - che lei affrontasse concretamente il problema di questi uomini senza volto. Lo sappiamo tutti che è necessaria una sanatoria per i tanti “diniegati” (una parola orrenda) che vagano nel nostro Paese. Può dare fastidio ammetterlo, ma è un dato di fatto. E allora le chiedo di sorprenderci, signor ministro: porti avanti una ragionevole proposta in tal senso. D’accordo, limitiamo i flussi e controlliamo le frontiere, puniamo gli stranieri che si macchiano di reati, ma diamo una possibilità a chi ha dimostrato di volersi impegnare seriamente a lavorare e a vivere con noi: non facciamo finta che chi c’è, non esista.

Buon lavoro e grazie del suo impegno per il nostro Paese,

Cordialità.

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