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Fit your Time, le due bergamasche che portano la palestra in ufficio

Fit your Time, le due bergamasche che portano la palestra in ufficio
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Si chiamano Alessia Premoli, 31 anni, e Valentina Sala, 29, le menti dietro Fit your Time, l’idea che punta a portare l’attività fisica e il benessere dei dipendenti nelle aziende. E, in qualche modo, anche nella vita delle due ideatrici. Alessia, ingegnere biomedico, Valentina, architetto, hanno reinventato la loro professione e professionalità creando con inventiva e coraggio una vita nuova, sono due donne che non si sono “divise” tra lavoro e famiglia ma hanno unito le cose, a vantaggio di tutto, in particolare della loro soddisfazione. Ci hanno raccontato com’è andata.

Come nasce il nome Fit your Time?
«L’intero progetto prende vita da nostre esigenze personali, che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. Entrambe passavamo in ufficio molto tempo sedute ed entrambe abbiamo avuto problemi di postura e di schiena. Ci siamo anche rese conto che gli orari di lavoro ci rendevano difficile organizzare le nostre giornate e trovare del tempo per praticare attività fisica era un’impresa».

 

 

Insomma, con la scusa del lavoro, vi eravate impigrite.
«Sì, e un po’ insoddisfatte. Venivamo entrambe da piccole realtà, in cui il tempo del dipendente può essere praticamente monopolizzato dall’azienda e anche allontanarsi per una visita medica o uscire prima dall’ufficio per ritagliarsi del tempo in palestra può essere difficilissimo. Inoltre, avevamo l’impressione che la nostra vita professionale stesse vivendo un momento di stallo».

Così, con Fit your Time cercate di ricreare un’azienda in cui lavorare volentieri.
«Basta avere a disposizione uno spazio non utilizzato in ufficio, come spesso accade. L’azienda che vorrà usufruire del servizio potrà avere nei propri spazi un’area palestra, fisioterapisti e nutrizionisti. Per il servizio palestra abbiamo bisogno di stanze ampie, che possano ospitare agevolmente un numero di persone calcolato relativamente a quello dei dipendenti dell’azienda, mentre per il servizio fisioterapia e nutrizionista è necessario solo che la stanza sia chiusa, per garantire la privacy durante le visite».

E per i dipendenti, come funziona?
«I lavoratori possono trattenersi in questi spazi dopo il lavoro e avere a disposizione tutta l’attrezzatura, fornita da noi, senza dover fare acrobazie fra borsoni e corse in macchina. I professionisti sono selezionati da noi con l’aiuto di persone di nostra fiducia e, una volta ottenuta la nostra approvazione, il bollino qualità, individuiamo quale realtà aziendale affidare a ciascuno di loro».

 

 

Vi sta molto a cuore, quindi, la necessità di organizzare – fit, appunto – il tempo.
«Siamo entrambe mogli e mamme (Valentina è in attesa di Filippo, Alessia ha appena avuto Jarno) e organizzarsi tra lavoro e famiglia era diventato di fatto un secondo lavoro, che richiedeva un sacco di fatica e non faceva contento nessuno, noi in primis».

Per questo, la necessità di rendervi indipendenti.
«Ero a casa con mio marito una sera, dice Valentina, e, di punto in bianco gli ho detto “So cosa voglio fare della mia vita: l’imprenditrice”. Lui mi ha guardata stupito, ma poi si è fidato ciecamente e mi ha appoggiata. Ogni volta che andavamo in libreria, era lui a cercare libri sull’imprenditoria, sulle start-up. Li ho letti e con Alessia abbiamo cominciato a mettere su carta le nostre idee, partendo da un “problema irrisolto” e tentando di trovare da noi l’idea risolutiva e farla diventare il nostro progetto».

E da qui, tutto il percorso di formazione.
«Proprio grazie a queste letture abbiamo scoperto dell’esistenza di questi “incubatori”. Pagando una retta, anche abbordabile, abbiamo avuto a disposizione dalla Bergamo Sviluppo, azienda speciale della Camera di Commercio di Bergamo degli spazi da adibire a uffici all’interno del centro, nonché consulenze legali, contabili, insomma, qualsiasi cosa ci servisse. Così ora abbiamo il nostro ufficio, anche se adesso ci capita di lavorare anche di domenica».

 

 

Lavorate il weekend e amate dedicarvi alla famiglia.
«Proprio così. Mio marito, dice Valentina, è felice. Continua a ripetere “Finalmente ho una moglie!”. È cambiata la mentalità con la quale mi approccio alla vita: magari sono al computer che sbrigo pratiche per l’azienda anche di domenica. Ma sono sul divano, con mio marito e sento di lavorare per qualcosa che sia mio, quindi sono più stimolata a impegnarmi e sono più felice perché riesco a unire tutti gli aspetti della mia vita che prima erano in conflitto fra loro».

E i genitori?
«Quando abbiamo comunicato alle nostre famiglie che avremmo mollato i nostri posti di lavoro con contratti a tempo indeterminato, i nostri genitori hanno fatto quello che fanno tutti i genitori del mondo: si sono preoccupati. Il momento delle dimissioni non è stato leggero, sapevamo che dall’altra parte dell’ostacolo poteva esserci qualcosa di positivo, ma non potevamo esserne sicure. Però non ci è mai mancato l’appoggio. Ora che il sogno è diventato realtà sono felici e orgogliosi. I nostri amici, invece, ci hanno dato fin da subito una bella carica di energia».

Qualche ripensamento?
«Assolutamente no».

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